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"Ecco come ci siamo accorti di avere un figlio santo"

Parla la mamma di Carlo Acutis, giovane venerabile che domani sarà seppellito nel santuario della Spogliazione di Assisi.


Quando si parla di santi, solitamente la mente corre verso celebri figure vissute in epoche distanti dalla nostra. Ma la santità non è un concetto statico, ancorato a determinate fasi della storia umana. Esistono santi che oggi possiamo veder riprodotti solo sui santini o sui quadri nelle chiese. E poi ci sono santi vissuti fino a pochi anni fa, di cui possiamo ammirare le foto e i video. Carlo Acutis è uno di loro. Morto a soli 15 anni, nel 2006, per una leucemia fulminante, era una ragazzo come tanti altri, che amava divertirsi e stare in compagnia. Ma era anche un ragazzo speciale, che aveva una devozione rara verso Gesù e la Madonna. Appena ricoverato disse ai genitori di "offrire le sofferenze al Signore per il Papa e la Chiesa". Carlo seppe farsi apostolo attraverso quella che era la sua passione, l’informatica. Nell’esortazione post-sinodale ai giovani Christus Vivit, Papa Francesco lo indica come modello nell’uso degli strumenti digitali. Riconosciuto venerabile nel luglio scorso, domani il suo corpo verrà traslato dal cimitero di Assisi al santuario della Spogliazione. Alla vigilia dell’evento, In Terris ne ha parlato con Antonia Salzano, mamma di Carlo.


Che emozione rappresenta la sepoltura nel santuario della Spogliazione?
“È un onore. Carlo verrà portato nel Santuario che il Papa ha voluto dedicare ai giovani, perché è il luogo in cui San Francesco si spogliò lasciando il mondo per abbracciare Gesù Cristo. Il vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino, ama accostarli: ovviamente San Francesco è un gigante, per molti aspetti molto diverso da Carlo, però sono entrambi giovani e, nelle loro specificità e nelle loro diverse epoche, offrono un messaggio di speranza, ovvero che la santità è alla portata di tutti. Ad Assisi ogni anno vengono migliaia di giovani, sarà importante che da sabato potranno andare a trovare una figura a loro vicina”.

Vi ha sorpresi apprendere che Papa Francesco abbia citato Carlo nell’esortazione post-sinodale?
“È stata una grande sorpresa, che ci ha riempito di gioia. In quattro capitoli - che non è poco - il Papa ha voluto sottolineare la fama di Carlo di aver utilizzato internet a fin di bene, al fine di portare il Vangelo: mi preme ricordare la mostra sui Miracoli eucaristici, da lui fortemente voluta e accessibile in rete. Credo che sia importante sottolineare questo aspetto, in quanto oggi i giovani con le nuove tecnologie corrono due grossi rischi: l’alienazione e le dipendenze, come la pornografia e la droga. Carlo rappresenta un modello alternativo, ha saputo dominare le tecnologie per diffondere il grande amore che aveva per l’Eucarestia”.

Ha citato la mostra sui Miracoli eucaristici. Un giovane della sua età come viveva la devozione all’Eucarestia?
“Le cito un fatto eloquente: lui desiderava tantissimo fare presto la Prima comunione. E riuscì a farsi ammettere a sette anni. Da allora non mancò mai l’appuntamento con la Santa Messa quotidiana e con l’adorazione eucaristica. Aveva una vita molto impegnata - di figlio, di studente, di amico, di praticante di sport (gli piacevano il calcio e il tennis) - ma ciò non gli impediva di incentrare le sue giornate su Gesù eucarestia con la partecipazione alla Santa Messa. Quando facevamo dei viaggi all’estero, la sua prima preoccupazione era di sapere dove fosse una chiesa per non saltare l’appuntamento quotidiano con l’Eucarestia”.

Voi genitori quando vi siete accorti di avere un bambino speciale in casa?
“Già all’età di quattro anni aveva maturato una grande pietà: chiedeva di visitare le chiese, facevamo passeggiate per raccogliere fiorellini da portare a Gesù e alla Madonna, aveva una predisposizione per la lettura della vita dei santi, gli piaceva leggere la Bibbia. E poi, anche chiedendo a dei sacerdoti, avevamo intuito che potesse avere una vocazione sacerdotale, perché già da piccolo giocava a celebrare la Messa. Ma non solo, era un giovane davvero speciale: mai un lamento, un capriccio, una parola negativa nei confronti degli altri. Aiutava i domestici in casa, in particolare ricordo che aiutava una donna di servizio a stirare per permetterle di tornare presto da sua figlia piccola”.

Da quando è diventato venerabile è aumentata la sua fama?
“Ogni anno la fama di Carlo aumenta. Ma era già molto conosciuto prima di diventare venerabile, ricevevamo numerose e-mail da tutti e cinque i continenti di persone a lui devote. Inoltre, ha contribuito a renderlo celebre la mostra sui Miracoli eucaristici, che gira in tutto il mondo da anni. La precedente postulatrice della causa di beatificazione di Carlo mi diceva tempo fa che nemmeno un canonizzato, di solito, ha la sua stessa fama”.

Quale messaggio lancia Carlo al mondo di oggi, ai giovani ma non solo?
“C’è una sua frase che dice ‘tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie’. Viviamo in una società che propone modelli omologanti, che fanno perdere ad ognuno la propria individualità. Dio, al contrario, ci chiama alla santità per quello che siamo come persone. Mi capita spesso di incontrare giovani e chiedere loro: ‘Ma voi volete diventare santi?’. Ebbene, molti mi rispondono di no. È importante anzitutto suscitare in loro il desiderio di santità. L’augurio è che Carlo possa rappresentare uno strumento per avvicinarli a Gesù, aiutandoli a non scindere la fede dal vissuto, piuttosto a coniugare i due aspetti, proprio come faceva lui”.

FEDERICO CENCI

Fonte: In Terris

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