Discorso di Papa Francesco alla quarta edizione degli Stati generali della natalità.
«Ogni dono di un figlio […] ci ricorda che Dio ha fiducia nell’umanità […]. Il nostro esserci non è frutto del caso: Dio ci ha voluti, ha un progetto grande e unico su ciascuno di noi, nessuno escluso. In questa prospettiva, è importante incontrarsi, lavorare insieme per promuovere la natalità con realismo, lungimiranza e coraggio». Queste ultime tre parole di Papa Francesco sono state al centro del suo discorso ai partecipanti alla quarta edizione degli Stati generali della natalità, che si sono tenuti ieri.
Realismo è pensare che «il problema non è in quanti siamo al mondo, ma che mondo stiamo costruendo». Infatti, «alla base dell’inquinamento e della fame nel mondo non ci sono i bambini che nascono, ma le scelte di chi pensa solo a sé stesso, il delirio di un materialismo sfrenato, cieco e dilagante, di un consumismo che, come un virus malefico, intacca alla radice l’esistenza delle persone e della società». Per il pontefice è triste che le case si riempiano di oggetti, cani e gatti mentre si svuotano di figli, perché «senza bambini e giovani, un Paese perde il suo desiderio di futuro».
Per affrontare una questione così complessa serve dunque lungimiranza. Da una parte, c’è bisogno di scelte serie, concrete e di lungo termine a livello politico e istituzionale «per seminare oggi affinché i figli possano raccogliere domani». Ad esempio, continua il Papa, non si può porre una madre nella condizione di dover scegliere tra lavoro e cura della prole o tenere una giovane coppia nella precarietà occupazionale e abitativa. Dall’altra, è importante promuovere a livello sociale una cultura della generosità e della solidarietà intergenerazionale, «rinunciando a ciò che è superfluo allo scopo di dare ai più giovani una speranza per il domani».
Infine, occorre coraggio. A questo punto Francesco si rivolge particolarmente ai giovani: «So che per molti di voi il futuro può apparire inquietante, e che tra denatalità, guerre, pandemie e mutamenti climatici non è facile mantenere viva la speranza. Ma non arrendetevi, abbiate fiducia, perché il domani non è qualcosa di ineluttabile: lo costruiamo insieme, e in questo “insieme” prima di tutto troviamo il Signore». Non bisogna rassegnarsi a un copione già scritto da altri, si può andare controcorrente. Ma occorre ricordarsi che il futuro non si costruisce solo facendo figli: anche i nonni sono importanti, perché per la memoria aiuta a creare un avvenire migliore.
FONTE: RETESICOMORO
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