Le parole di Papa Francesco nella visita a Verona e all’evento “Arena di pace”.
È iniziata questa mattina con l’incontro con sacerdoti, consacrati e consacrate la visita di Papa Francesco a Verona. Nel suo discorso nella basilica di San Zeno, il pontefice si è soffermato su due aspetti riguardanti preti e religiosi. Innanzitutto, la chiamata ricevuta è sempre da accogliere: «Se smarriamo questa coscienza e questa memoria, rischiamo di mettere al centro noi stessi invece che il Signore […]. Se ricordiamo questo, che Lui mi ha scelto, anche quando avvertiamo il peso della stanchezza e di qualche delusione, rimaniamo sereni e fiduciosi, certi che Lui non ci lascerà a mani vuote». Il secondo aspetto è la missione, da compiere con audacia: «Nei momenti della delusione, non fermarci, resistere. Resistere. Tante volte dimentichiamo questo: a nessuno di noi, quando abbiamo incominciato questa strada, il Signore ha detto che tutto sarebbe stato bello, confortante. No. La vita è di momenti di gioia, ma anche di momenti bui. Resistere. La capacità, il coraggio di andare avanti e il coraggio di resistere».
Nella piazza davanti alla basilica, il Papa ha poi incontrato i bambini e i ragazzi, coi quali ha intrattenuto un dialogo su come sentire la chiamata di Gesù, che i discepoli hanno ricevuto anche se non erano perfetti; su come i bambini possano essere segno di pace nel mondo, visto che Cristo chiede ai suoi discepoli di andare ovunque; su come mantenere la fede nei momenti di difficoltà e non avere paura di fare scelte controcorrente.
Successivamente, Francesco si è recato all’Arena di Verona, gremita di dodicimilacinquecento persone, per presiedere l’incontro “Giustizia e pace si baceranno” all’evento “Arena di pace”. Qui ha risposto a una serie di domande rivoltegli dai partecipanti all’iniziativa, suddivisi in tavoli di lavoro su migrazioni, ecologia integrale e stili di vita, lavoro ed economia, diritti e democrazia, disarmo. Il pontefice ha detto che per la pace servono leader che non siano marcati dall’individualismo e chiamati a decidere e agire per conto degli altri, ma espressione di una comunità, perché «L’autorità è essenzialmente collaborativa».
Per questo, e per porre fine a ogni forma di guerra e di violenza, bisogna stare al fianco dei piccoli, dei deboli, dei dimenticati, rispettando la loro dignità. «La pace va curata», ha continuato il Papa, facendo rallentare il mondo che oggi si affanna in una corsa che non permette di fare spazio dentro di noi all’azione di Dio, dei fratelli e della società alla ricerca del bene comune. Occorre essere artigiani di pace, riconoscendo che tensioni e conflitti fanno parte della nostra vita e risolvendoli in modo sano nella ricerca dell’armonia. In conclusione, esorta il pontefice, «le nostre civiltà in questo momento stanno seminando distruzione, paura. Seminiamo, fratelli e sorelle, speranza!».
FONTE: RETESICOMORO
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