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“Mio figlio, oggi, è più vivo di prima”: così la mamma del beato Carlo Acutis

Siamo entrati nella Settimana Santa, momento prezioso per riflettere sul mistero della morte e sulla gioia della Risurrezione. Per vedere Gesù risorto, oggi, abbiamo bisogno di testimoni credibili. La mamma del beato Carlo Acutis, ad esempio, afferma di vedere suo figlio “più vivo ora” di quando stava fisicamente sulla terra, per tutto il bene che sta facendo dal Cielo.


Uno dei tabù più grandi che abbiamo nella nostra società, segnata dal progresso scientifico, è la morte. Essa è vista come fallimento della tecnica, sconfitta della medicina, in sostanza come affronto all’intelligenza umana.

Per quanto possiamo evolvere, di fatto, la morte segnerà sempre il nostro limite di creature e, più che mai oggi, l’uomo fatica ad accettarlo.

La morte è vista come un controsenso, però, anche per un altro motivo: nel nostro intimo avvertiamo di essere stati creati per la Vita Eterna. Ci sentiamo imprigionati dal potere della morte quando, in realtà, sentiamo di essere chiamati ad un’esistenza senza fine.

Non è solo l’idea della nostra morte, però, a farci paura e a gettarci nello sconforto. Ci genera sofferenza anche la morte di una persona cara. Se l’amavamo profondamente, la sua lontananza può farci sprofondare nel buio.

La mancanza dell’altro può diventare vuoto incolmabile, aridità di cuore, strazio dell’anima.

Si avvicina la Pasqua e la Settimana Santa è un tempo propizio per riflettere sul dono inestimabile che Cristo ci ha fatto: riaprire per noi le porte del Paradiso, chiuse a causa del peccato. Possiamo dire che la morte non esiste più, non come prima: con Gesù è diventata passaggio, cammino verso la Luce vera.

Possiamo dirlo a voce alta, anzi dobbiamo gridarlo dai tetti: la vita non finisce, Cristo è risorto. Quindi, io risorgo, la persona che amo risorge.

Non è automatico, però, pur credendo a queste parole, “sentirle dentro”. Non è scontato, pur nutrendo fiducia verso Gesù, percepire sulla nostra pelle che la vita continua; oltre le guerre, le malattie, oltre la distruzione del corpo.

Dove troverà la voglia di vivere una mamma che ha perso – ingiustamente! – il suo bambino?

Dove trarrà la forza un orfano, che aveva il diritto di crescere con il papà e la mamma?

Ed una giovane donna, che ha promesso al suo sposo di essere carne della sua carne per sempre, come supererà il vuoto della vedovanza?

Vorrei proporvi un libro che ho scritto pensando, nel mio piccolo, di poter aiutare coloro che si trovano nel dolore di una grave perdita: “Vivere il lutto insieme a Dio per ritrovare la pace. Dieci storie vere” (Mimep Docete).

Perché un testo simile? Perché sono sempre più convinta che abbiamo bisogno di storie luminose per farci coraggio nel nostro cammino.

Ho conosciuto tante persone che hanno toccato con mano la Risurrezione. Sì, anche oggi. Dopo duemila anni dalla Risurrezione di Cristo.

Una tra queste è la mamma del beato Carlo Acutis, Antonia Salzano, che afferma di vedere suo figlio ‘più vivo ora’ di quando stava fisicamente sulla terra, per tutto il bene che egli sta facendo con la sua storia e la sua intercessione. E non è l’unica ad aver fatto una simile esperienza.

Il libro, proponendo solo storie di Resurrezione, vuol essere un ausilio per prepararci a vivere bene la Pasqua, ovvero come il passaggio dalla morte alla vita.

Cecila GALATOLO

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