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La Messa di Pasqua a San Pietro presieduta da Papa Francesco

Con trentamila pellegrini, raddoppiati per l'Urbi et Orbi, da ogni parte del mondo, la celebrazione dell'annuncio della Resurrezione sul sagrato della basilica vaticana addobbato con gli splendidi fiori dall'Olanda. Lungo giro in papamobile al termine della Messa per la benedizione ai fedeli


Il vento di una primavera che rianima la terra e l'Alleluia ripetuto incessantemente dalla Schola cantorum mentre i diaconi aprono gli sportelli dell'icona del Santissimo Salvatore, con l’immagine di Cristo Pantocratore re, sacerdote e profeta, seduto sul trono. Papa Francesco presiede, con oltre 350 concelebranti (34 cardinali, 18 vescovi e 300 sacerdoti), la Messa di Pasqua sul sagrato della basilica vaticana decorato da migliaia di fiori multicolore, frutto del generoso contributo dei fioristi olandesi con la collaborazione delle maestranze del Servizio Giardini e Ambiente. Alla liturgia, iniziata con il rito del Resurrexit, oltre trentamila fedeli - e via via sempre di più fino a raggiungere circa 60mila poco prima dell'Urbi et Orbi - romani e pellegrini provenienti da ogni parte del mondo che fin dalle prime ore del mattino hanno riempito la piazza.

Rinascere nella luce della vita
"Rinascere nella luce della vita, rinnovati dal tuo Spirito": è la preghiera del Papa in latino dopo il canto del Gloria. Risuonano ancora le parole dell'omelia alla celebrazione della Messa nella Notte, rilanciate poi anche con un post su X dall'account @pontifex: "Alziamo lo sguardo a Gesù". "Se ci lasciamo prendere per mano da Gesù, nessuna esperienza di fallimento e di dolore, per quanto ci ferisca, può avere l'ultima parola sul senso e sul destino della nostra vita". La liturgia della Parola riporta all'esperienza raccontata negli Atti degli Apostoli al cap 10 (Noi abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la risurrezione dai morti); irrompe con l'acclamazione del Salmo 117 (Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo); e ancora esorta, attraverso l'invito di san Paolo ai Colossesi, a cercare "le cose di lassù, dove è Cristo". Il Vangelo di Giovanni, proclamato prima in latino e poi in greco, è quel meraviglioso racconto di Maria di Magdala che si reca al sepolcro da cui era stata tolta la pietra, di quella corsa degli apostoli e di quel sudario "avvolto in un luogo a parte".

Le invocazioni per la pace
L'assemblea, che occupa l'intera piazza san Pietro e viale della Conciliazione con in fondo i cantieri per il Giubileo, si raccoglie, come da tradizione, in silenzio per la riflessione personale che sostituisce l'omelia. In prima fila, come d'abitudine, fedeli in carrozzina affiancati da religiose. E ancora in latino la preghiera del Credo e poi le voci della Preghiera universale in arabo, spagnolo, tamil, portoghese, cinese. Le intenzioni sono per i neobattezzati (crescano nell'ascolto della Parola, nella preghiera assidua e nella carità operosa); per il dono della pace (regni la concordia e l'armonia e nel mondo cessi ogni conflitto e ingiustizia); per i cristiani perseguitati (siano fortificati nella fede e nella perseveranza, e illuminati nel cercare vie di dialogo e di riconciliazione); per tutte le famiglie (luce per i genitori dell'educazione alla fede e docilità per i piccoli affinché respirino il buon profumo di Cristo).


Celebriamo la festa, alleluia
Il respiro del mondo è ben visibile nella processione offertoriale, a cui partecipano anche alcuni bambini. Prima della Liturgia eucaristica, il Pontefice si rivolge al Padre che ha "tolto il lievito vecchio per diventare pasta nuova". È il cardinale Giovanni Battista Re, procedendo sempre in latino, a celebrare all'altare per la consacrazione. "Cristo è nostra Pasqua, agnello immolato: celebriamo dunque la festa, alleluia, alleluia": è l'antifona alla comunione che viene distribuita per i fedeli assiepati in ogni angolo. Si conclude così il Triduo pasquale nella consapevolezza che la morte non ha l'ultima parola. Ed è come se questa piazza diventasse davvero tabernacolo vivente, ricettacolo delle lacrime del mondo deposte ai piedi di Gesù risorto. È come se qui si raccogliessero oggi le lacrime di commozione di quelle dodici donne nel carcere romano di Rebibbia a cui Francesco ha lavato, baciato ed asciugato i piedi nel giovedì santo; è come se arrivassero quelle lacrime di chi in mondovisione ha seguito la Via crucis al Colosseo con le meditazioni del Papa a ricentrarci su cosa è la preghiera con il Dio cristiano. Il Papa si concede al termine un ampio giro in papamobile tra i vari settori della piazza e anche lungo viale della Conciliazione per salutare e benedire i pellegrini e i turisti festanti. Sì, oggi è Pasqua di Resurrezione in cui si riafferma la gioia della vita, non dimenticando le ferite e gli oltraggi che subisce.

Antonella Palermo - Città del Vaticano 

FONTE: VATICAN NEWS

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