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La religione nella società attuale (appunti da conversazione)

Se in tutti i libri vive l’esperienza dell’autore, in questo La religione nella società attuale emerge fin dalle prime pagine la preoccupazione del suo, Francesco Mininni: indicare nella religione ciò che può consentire di superare le tante problematicità delle vicende umane.



Quello di cui scrive Mininni non è sentimento astratto o di mero affidamento, ma pienamente calato nelle tante realtà della nostra vita, che si svolge in uno stato di confusione perché abbiamo allontanato la fede. Questa la tesi sostenuta nel testo che attribuisce lo stato confusionale delle varie istituzioni, Stato, scuola, famiglia, associazioni, parrocchie, non escludendo i più ampi luoghi della politica e del mondo del lavoro, al loro “…aver perso la bussola…” perché – precisa l’Autore – “… in realtà hanno smarrito la morale…”. Non ha dubbi, Mininni, nell’individuare in quelle derivanti dalla fede religiosa le regole in grado di ristabilire l’ordine perduto.

Al fondo, la appassionata convinzione dell’Autore, medico, profondamente credente, che riconosce alla religione – anzi, alle religioni, in pieno riconoscimento della libertà di culto – la capacità di risolvere conflitti facendosi strumento di pace. Certo, presentare questa tesi proprio in questi giorni può apparire particolarmente strano e contraddittorio, interessati come siamo, in vari contesti geopolitici nel mondo, da guerre spesso originate da integralismi e fondamentalismi religiosi, tesi a far prevalere finanche la propria tradizione fideistica rispetto alle altre ed addirittura, qui, in Italia, alle porte di casa, da episodi di satanismo palesemente dettati e condizionati da una sorprendente ignoranza anche tra i più giovani.

Eppure, la soluzione c’è, individuata nella lungimiranza di quegli operatori che sanno far prevalere lo strumento del dialogo, in modo che la religione si presenti non già come mera occasione di “credenze” ma “azione operosa” che guardi all’unico grande obiettivo da perseguire: la pace, sopra ogni cosa. “Non importa se musulmano, cattolico o induista, basta che si sia l’unione sotto un unico grande segno, la pace. Non ci potrà mai essere pace senza l’amore per il prossimo…”, regola primaria di vita fatta propria da tantissime persone, uomini e donne, più o meno note, che l’Autore cita nel testo.

Parlare di persone significa parlare soprattutto di “laici”, di ognuno di noi, cui l’Autore affida il compito di vivere e testimoniare la cristianità come una esperienza meravigliosa da espandere nel mondo.

Nel testo trova spazio un’ampia trattazione sul rapporto classico, di origini antiche e sempre attuale, tra fede e scienza, fede e ragione, trascendenza ed immanenza, con l’invito a saper cercare Dio in ogni ambito e contesto di vita. Insomma, ciò che Mininni raccomanda è di provare a riscoprire la profonda valenza pedagogica sia della Chiesa sia di tutte le istituzioni religiose nel mondo, perché – scrive – “…qualunque religione si professi, non si può prescindere dallo spirito e dall’atteggiamento di fede che porta ad elevarsi e a compiere il bene, a produrre ed espandere positività…l’intenzione rimane sempre quella di affidarsi nella mani di un Ente Superiore che possa proteggerci, salvarci, esaudire i nostri desideri, consci della nostra fragilità e della nostra indiscutibile finitezza. Per questo credere è importante nella formazione di un uomo, altrimenti destinato alla solitudine, al vuoto interiore, all’abbandono che in questa società liquida diventa la regola…”.

A me, cui è stato chiesto di presentare questo Le religione nella società attuale, pur tra qualche dubbio e perplessità contenutistica – non lo nascondo, consapevole che anche questo rappresenti un elemento di crescita nell’esperienza – colpisce la piacevolissima sorpresa di aver ritrovato, nella molteplicità di argomenti contenutistici, il suggerimento dell’Autore di provare a vivere scoprendo la bellezza, la bellezza del mondo e che “salverà il mondo”, con la trascrizione del testo della canzone Meraviglioso di Domenico Modugno, un testo che, scritto dal “laico” Riccardo Pazzaglia, mi pare possa assurgere ad inno alla vita: “…Meraviglioso. Ma come non ti accorgi di quanto il mondo sia meraviglioso. Perfino il tuo dolore potrà apparire poi meraviglioso. Ma guarda intorno a te, che doni ti hanno fatto. Ti hanno inventato il mare! Tu dici ‘non ho niente’, ti sembra niente il sole, la vita, l’amore…la luce di un mattino, l’abbraccio di un amico, il viso di un bambino…Meraviglioso…La notte era finita e ti sentivo ancora, sapore della vita…”.

È stata una piacevole sorpresa per chi, come me, ancora ragazzo, ha conosciuto questo testo come spiegazione semplice di una cosa che, invece, spesso ci spaventa: pregare. In fondo, credenti o non, saper guardare la bellezza di ciò che ci circonda può essere una preghiera, spontanea e mai banale.

Eugenio SCAGLIUSI

FONTE: EUGENIO SCAGLIUSI   



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