La pace costruita attraverso lo strumento del dialogo è il grande progetto politico, vera sfida quotidiana cui aspirare.
Con un messaggio dell’8 dicembre 1967, Papa Paolo VI istituì laGiornata mondiale della pace, affinché nel giorno di Capodanno, “…inizio del calendario che misura e descrive il cammino della vita umana nel tempo...” si potesse riflettere ed auspicare “…che sia la pace con il suo giusto e benefico equilibrio a dominare lo svolgimento della storia avvenire.” Da allora, ogni anno il Pontefice diffonde il proprio messaggio, inviato anche ai capi di tutte le nazioni.
Con un messaggio dell’8 dicembre 1967, Papa Paolo VI istituì laGiornata mondiale della pace, affinché nel giorno di Capodanno, “…inizio del calendario che misura e descrive il cammino della vita umana nel tempo...” si potesse riflettere ed auspicare “…che sia la pace con il suo giusto e benefico equilibrio a dominare lo svolgimento della storia avvenire.” Da allora, ogni anno il Pontefice diffonde il proprio messaggio, inviato anche ai capi di tutte le nazioni.
“La buona politica è al servizio della pace” è il tema del messaggio che Papa Francesco ha scelto per la 52a Giornata Mondiale della Pace del 1° Gennaio 2019. Nel primo commento pubblicato a cura della Sala Stampa della Santa Sede si premette come la responsabilità politica appartenga ad ogni cittadino; in particolare a chi ha ricevuto il mandato di proteggere e governare. Si tratta – precisa la nota – di una missione consistente nel salvaguardare il diritto e nell’incoraggiare il dialogo tra gli attori della società, tra le generazioni e tra le culture attraverso lo strumento della fiducia reciproca, fondamento per la costruzione della pace. Riconoscersi fiducia è possibile attraverso il rispetto della parola data.
Fiducia e rispetto reciproco costituiscono elementi strutturali per l’incontro paritetico con l’altro, costruttori del dialogo, a sua volta strumento per elevare la politica tra le forme più preziose della carità; perché la politica cerca il bene comune, come lo stesso papa Francesco ha precisato nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, da vivere come servizio alla collettività umana in quanto veicolo fondamentale – precisa Francesco nel proprio messaggio – per costruire la cittadinanza e le opere dell’uomo.
Se attuata nel rispetto fondamentale della vita, della libertà e della dignità delle persone, la politica può diventare veramente una forma eminente di carità cui ogni fedele laico è chiamato, ognuno secondo le sue possibilità, così animando e perfezionando l’ordine delle varie realtà temporali, secondo la peculiare vocazione già propria dell’Apostolicam auctuositatem.
La buona politica è quella che, in prospettiva della pace, anima ogni tappa della vita pubblica rispettando e promuovendo i diritti umani fondamentali, che al tempo stesso costituiscono doveri reciproci, così da creare un legame duraturo di fiducia e riconoscenza.
Occorre contrastare i vizi della politica, che indeboliscono l’ideale autentica democrazia e minano la pace sociale: corruzione, negazione di diritti, il non rispetto delle regole comunitarie, arricchimento illegale, la giustificazione del potere mediante la forza o col pretesto arbitrario della “ragion di Stato”, la tendenza a perpetuarsi nel potere, la xenofobia e il razzismo, il rifiuto di prendersi cura della Terra, lo sfruttamento illimitato delle risorse naturali in ragione del profitto immediato, il disprezzo di coloro che sono stati costretti all’esilio. Sono questi i vizi che papa Francesco vede più presenti nel mondo contemporaneo.
Il rimedio a questi vizi si trova nel riconoscimento e nella valorizzazione dei carismi e delle capacità di ogni persona. “Cosa c’è di più bello di una mano tesa? Essa è stata voluta da Dio per donare e ricevere. Dio non ha voluto che essa uccida (cfr. Gen. 4, 1 ss.) o che faccia soffrire, ma che curi e aiuti a vivere. Accanto al cuore e all’intelligenza, la mano può diventare, anch’essa, uno strumento di dialogo”.
Lo strumento del dialogo è il grimaldello, il passe-partout universale per la costruzioni della pòlis, la casa comune oggi estesa a tutto il mondo globale. Perché, nonostante la complessità e difficoltà, ogni persona è portatrice di energie relazionati, intellettuali, culturali e spirituali. Tutti siamo chiamati ad essere “artigiani della pace”, tutti “…messaggeri e testimoni autentici di Dio Padre che vuole il bene e la felicità della famiglia umana.” Tutti, dunque, chiamati ad operare per la costruzione di questa nuova grande famiglia globale.
Solo il costruire la vita lasciandosi guidare dal dialogo, dal lògos, può condurre ad una civiltà pluralistica, aperta, critica; ad una nuova civitastra soggetti diversi, ognuno qualificato dalla sua individualità, nella quale si realizza la crescita di tutti. Solo il lògos può ricondurre la vita di ognuno, le frammentate e bisognose vite individuali, all’unità della comunione e della convivenza universale. Senza unità, la vita, le vite di ognuno, servono a ben poco.
La costruzione di una civiltà ispirata dal lògos costituisce esigenza primaria, unica soluzione idonea a superare ogni sterile egoistica divisione in prospettiva della più ampia condivisione, condizione genetica di pace vera.
La pace costruita attraverso lo strumento del dialogo è il grande progetto politico, vera sfida quotidiana, fondato sulla responsabilità reciproca e sull’interdipendenza degli esseri umani, cui aspirare. Nel messaggio di papa Francesco non manca la raccomandazione finale. Perché possa realizzarsi la pace comunitaria, con l’altro, familiare, amico, straniero, povero, sofferente, bisogna realizzare sia la pace interiore, con sé stessi, la vera conversione del cuore e dell’anima, rifiutando l’intransigenza, la collera e l’impazienza; sia la pace con il creato, riscoprendo la grandezza del dono di Dio e la parte di responsabilità che spetta a ciascuno di noi, come abitante del mondo, cittadino e attore dell’avvenire.
(articolo pubblicato sul periodico bimestrale VIVERE IN, n. 6/2018)
Eugenio SCAGLIUSI
Fonte: Eugenio SCAGLIUSI
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