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I governi ascoltino la voce dei cittadini ma le proteste siano pacifiche

All’Angelus l’appello di Francesco dopo le manifestazioni popolari delle ultime settimane in diverse parti del mondo. 
Il Papa esprime solidarietà ai profughi di Lesbo e invita i fedeli alla generosità per la Terra Santa.




Preoccupato dalle «numerose manifestazioni popolari di protesta», che in queste settimane in tutto il mondo «esprimono il crescente disagio della società civile di fronte a situazioni politiche e sociali di particolare criticità», al termine dell’Angelus del 13 settembre Papa Francesco ha lanciato un duplice appello a dimostranti e governanti: ai primi ha chiesto di «far presenti le loro istanze in forma pacifica, senza cedere alla tentazione dell’aggressività e della violenza»; mentre per quanti «hanno responsabilità pubbliche» ha auspicato che ascoltino «la voce dei loro concittadini» e vadano «incontro alle loro giuste aspirazioni, assicurando il pieno rispetto dei diritti umani e delle libertà civili». Infine il Pontefice ha individuato un terzo interlocutore, ovvero le «comunità ecclesiali che vivono in tali contesti», invitandole «ad adoperarsi in favore del dialogo e della riconciliazione». Del resto, il tema «del perdono, della riconciliazione» aveva scandito anche la riflessione del vescovo di Roma prima della preghiera mariana dalla finestra dello studio privato del Palazzo apostolico vaticano. Commentando per i fedeli presenti in piazza San Pietro il Vangelo della XXIV domenica del tempo ordinario, il Papa si era infatti soffermato sulla parabola del re misericordioso (Matteo 18, 21-35).

Infine salutando i vari gruppi intervenuti, Francesco è “tornato” con il pensiero in due luoghi che gli sono particolarmente cari. Il primo è il campo profughi di Moria, nell’isola greca di Lesbo, devastato da una serie di incendi che hanno lasciato «migliaia di persone senza un rifugio, seppure precario». E proprio ricordando la sua visita del 16 aprile 2016, ha espresso «solidarietà e vicinanza a tutte le vittime». Il secondo è la Terra Santa, perché «a causa della situazione di pandemia, quest’anno la tradizionale Colletta» ad essa dedicata «è stata trasferita dal Venerdì Santo a oggi». Essa «è ancora di più un segno di speranza e di solidale vicinanza ai cristiani» di Terra Santa, ha spiegato il Pontefice, esortando a compiere «un pellegrinaggio spirituale a Gerusalemme» e a fare «un gesto di generosità per quelle comunità».



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