Per il primato del “noi” sugli aggettivi.

In occasione del V anniversario dell’enciclica Laudato si’sulla cura della casa comune, lo scorso 25 maggio papa Francesco ha ufficialmente indetto l’Anno Laudato si’, un anno intero dedicato alla preghiera, alla riflessione, all’agire concreto affinché il messaggio profetico dell’enciclica - che ha affascinato e attratto tanti credenti e non - possa ri-plasmare sempre di più la nostra visione e il nostro stile di vita. L’Anno Laudato si’, infatti, vuole superare un po’ la tensione che spesso viviamo (in maniera anche frustrante purtroppo) tra la teoria e la pratica, tra le belle idee e una concretezza troppo astratta, elaborata a tavolino, che è più un giogo che un’esperienza liberante e di crescita. E superare questa tensione è possibile attraverso una riflessione condivisa - da declinare in vari eventi via web o in presenza se possibile (leggi qui il programma) - che vuole suscitare una visione della vita, una mentalità e uno stile che porti con sé delle riforme strutturali del modo in cui è organizzata la vita. Questo approccio è davvero interessante, perché culturalmente cominciamo a vedere che il modello dell’uomo e della donna che ha accompagnato gli ultimi due decenni sta cambiando: sempre giovane, sempre forte, sempre di successo. E i modelli culturali - mi sembra - stanno progressivamente cambiando e probabilmente la pandemia sta accelerando il processo: un segnale sono le serie TV, in cui i protagonisti (le figure che appunto vengono presentate come modelli) cominciano a essere sempre più delle persone “normali”, non degli eroi, e neanche delle persone eccezionali (che vengono lasciate sempre più al genere fantasy: Star wars, X-men, ecc.). Culturalmente veniamo da un contesto in cui eravamo convinti di poter dominare il mondo e di camminare verso una vita sempre migliore, sempre più efficace, senza grande sforzo e impegno, sulla base della forza di trasformazione della tecnologia, diceva papa Francesco, «pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato» (Cfr. Meditazione per il Momento straordinario di preghiera, 27 marzo 2020).
Questo cambiamento culturale è una realtà che forse come credenti, con creatività, possiamo cavalcare per alimentare tra noi e nella nostra azione di evangelizzazione (qualunque essa sia), per creare e sostenere una narrazione e un’immaginazione collettiva in cui al centro sono le relazioni, il valore essenziale di esse, perché in fondo Laudato si’ è tutta qui: il primato del sostantivo sull’aggettivo. È più importante cioè la persona, i legami che ci uniscono che le qualità che abbiamo. È più bello e importante dire: io, tu, noi, che focalizzarci se siamo forti, belli, ecc. Certamente dal punto di vista sociale andremo incontro a un periodo turbolento, di violenze frequenti, causate anche dal numero di poveri che la pandemia ha creato improvvisamente e che richiederà - per un vero recupero - un cammino comune, di tutti, che sarà efficace solo se sarà alimentato non tanto da un richiamo morale (si deve, ahimè), ma da una nuova mentalità - tutta ancora da alimentare e custodire - in cui è bene e desiderabile non tanto ciò che conviene a me (e ai miei), ma ciò che custodisce e alimenta la vita di tutti, in particolare di chi è ai margini. Se sarà un tempo fecondo di riavvicinamento dei credenti e della Chiesa alla vita delle persone, allora, lo sarà certamente attraverso la bellezza, la creatività e la solidarietà. Ma torniamo ora nello specifico all’Anno Laudato si’. Esso si rivolge a tutti, vuole essere cioè un’iniziativa dal basso, perché una delle caratteristiche del nostro tempo è oramai la forza dei movimenti dal basso, che trasformano la società. Pensiamo semplicemente ai Fridays for future (gli scioperi ecologici dei giovani) o al Me-too (il movimento contro la violenza sulle donne nel mondo del lavoro, in particolare nell’industria dello spettacolo, dello sport, ecc.) ed è proprio di questi giorni il movimento black lives matter (la vita dei neri conta) contro il razzismo, in seguito all’uccisione per soffocamento di George Floyd. È certamente una caratteristica, un “segno dei tempi”, dunque, il fatto che l’opinione pubblica sia in grado di far sentire la sua voce (e di influenzare il sentire comune, le scelte del costume, dell’economia e della politica) in maniera non rivoluzionaria ma non per questo meno significativa. Ebbene l’Anno Laudato si’, prendendo atto di questa realtà, sogna un progressivo coinvolgimento di persone, gruppi, società, che esponenzialmente possa espandersi fino a essere significativo su scala planetaria. A questo scopo è stato creato il Piano pluriennale Laudato si’ che - se nel linguaggio può forse rievocare un tutt’altro tipo di approccio all’organizzazione della vita umana - di fatto vuole proporre un itinerario organizzato (e dunque più significativo) al coinvolgimento libero delle persone e dei gruppi per la cura della casa comune, che non è semplicemente la natura e l’ambiente: la casa comune siamo tutti noi nel nostro ambiente, le nostre relazioni tra noi tutti all’interno dello spazio e del tempo che è il mondo.
Il progetto intende coinvolgere sempre secondo uno stile che è propositivo (che si basa cioè sulla forza dell’adesione personale e non su quella dell’obbligo morale o giuridico che sia) varie realtà e gruppi. Si parla infatti di sostenere realtà che «si impegneranno pubblicamente a iniziare un percorso di 7 anni verso la totale sostenibilità̀, nello spirito della Laudato si’», dove “7 anni” è simbolo biblico verso la giustizia planetaria e sociale. Questo itinerario pluriennale, attraverso iniziative innovative e creative, vedrà il coinvolgimento di: 1. famiglie; 2. diocesi; 3. scuole; 4. università; 5. ospedali /centri di assistenza sanitaria; 6. imprese/fattorie agricole, ecc.; non da ultimi anche 7. ordini religiosi. Infatti, come ci ricorda spesso proprio la Laudato si’, “tutto è connesso”. Si tratta di una connessione orizzontale tra gli abitanti del pianeta a ogni latitudine (il coronavirus ci ha mostrato che è proprio così, al di là di qualunque altra teoria o opinione); verticale nel rapporto con Dio per i credenti ma comunque nella dimensione spirituale/trascendente dell’esistenza (quella che riguarda la famosa domanda, spesso nascosta sotto le preoccupazioni di ogni giorno: ma perché vivo, perché viviamo, perché fare questa cosa piuttosto che un’altra…?), riguardante ogni ambito della vita personale e planetaria (basta ricordare il famoso detto sull’effetto farfalla per cui il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo); storica in quanto le scelte del passato hanno le loro ripercussioni nell’oggi e nel futuro, così come le scelte di oggi condizionano il futuro; planetaria perché lo stile di vita, il comportamento e le scelte dell’umanità riguardano tutto il pianeta, tutte le specie viventi e non solo: pensiamo ai cambiamenti climatici e ai fenomeni meteorologici estremi o alla riduzione della biodiversità, come anche alla “rinascita” della natura in occidente durante la primavera scorsa, in seguito al prolungato lockdown per la pandemia. L’Anno Laudato si’ si presenta davvero come un’occasione di cavalcare in maniera sapiente ed evangelica il soffio dello Spirito che - anche attraverso le vicende dolorose della storia del mondo, come la pandemia di coronavirus - ci risveglia a nuove possibilità di vita e di cultura in cui al centro non c’è l’io ma il noi.
Giulio Cesareo
*OFMConv, docente di Teologia morale e Responsabile editoriale della Libreria Editrice Vaticana
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