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Iran-Usa, Francesco: “La guerra porta morte e distruzione, mantenere l’autocontrollo”

Appello del Papa durante l’Angelus della prima domenica del 2020: «Tenere accesa la fiamma del dialogo e scongiurare l’ombra dell’inimicizia»


In tante parti del mondo si sente la terribile aria di tensione. La guerra porta solo morte e distruzione. Chiamo tutte le parti a mantenere accesa la fiamma del dialogo e dell'autocontrollo e di scongiurare l’ombra dell’inimicizia». È forte, seppur pronunciato con un filo di voce, l’appello di Papa Francesco durante l’Angelus di questa prima domenica del 2020 per allontanare lo spettro di un nuovo confitto globale che aleggia sul mondo con la crisi tra Iran e Usa.
Dopo la morte del potente generale Qassem Soleimani e del comandante iracheno Abu Mahdi al-Muhandis, rimasti uccisi in un raid ordinato dal presidente statunitense Donald Trump a Baghdad, i rapporti sono ai ferri corti. «Vendetta» e «morte all’America» sono le urla che si sentono dalle strade di Baghdad, divenuta terreno di scontro tra i due Paesi; lì manifestanti hanno lanciato ieri sassi contro l’ambasciata americana e colpi di mortaio hanno colpito la base di Balad. E mentre Trump minaccia un attacco diretto all’Iran, il mondo resta col fiato sospeso nel terrore dello scoppio di una guerra totale. 


Il Papa interviene allora per calmare gli animi, richiamando le parti non solo a seguire la via del dialogo ma soprattutto - e qui usa una espressione mirata - a mantenere «l’autocontrollo». Dalla finestra del Palazzo apostolico, Francesco invita inoltre tutti i credenti alla preghiera universale in questi istanti di tensione: «Preghiamo in silenzio perché il Signore ci dia questa grazia», dice, rimanendo per alcuni secondi con il capo chino e gli occhi chiusi. I pellegrini in piazza San Pietro fanno lo stesso. 
Il Pontefice poi rinnova a tutti «gli auguri di serenità e di pace nel Signore»: «Nei momenti lieti e in quelli difficili, affidiamoci a Lui, che è nostra speranza!» esorta, «ricordo anche l’impegno che ci siamo presi a Capodanno, Giornata della Pace: “La pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica”. Con la grazia di Dio, potremo metterlo in pratica».

Nella sua catechesi prima dell’Angelus, Papa Bergoglio si è soffermato invece ancora sul significato del Natale, per avere «piena consapevolezza» della nascita di Gesù. «Egli non è una creatura, ma una Persona divina», ha detto. «Non solo è venuto ad abitare tra il popolo, ma si è fatto uno del popolo. Dopo questo avvenimento, per orientare la nostra vita non abbiamo più soltanto una legge, una istituzione, ma una Persona divina che ha assunto la nostra stessa natura ed è in tutto simile a noi, eccetto che per il peccato». 
«Il Signore continua a venire in mezzo a noi», ha assicurato Francesco, perché ciascuno possa rispondere alla chiamata di «diventare santi nell’amore». «La santità è appartenenza a Dio, è comunione con Lui, trasparenza della sua bontà infinita. La santità è custodire il dono che Dio ci ha dato. Soltanto questo: custodire la gratuità. Questo è essere santo. Perciò - ha aggiunto a braccio -, chi accoglie in sé la santità come dono di grazia, non può non tradurla in azione concreta nel quotidiano. Questo dono, questa grazia che Dio mi ha dato, io lo traduco in azioni concrete nel quotidiano, nell’incontro con gli altri».

La «carità», la «misericordia verso il prossimo», inoltre, ha concluso il Pontefice, «purifica il nostro cuore e ci dispone al perdono, rendendoci giorno dopo giorno “immacolati”», che non significa «che io tolgo una macchia», ma «immacolati nel senso che Dio entra in noi, il dono, la gratuità di Dio entra in noi e noi la custodiamo e la diamo agli altri».

SALVATORE CERNUZIO



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