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Il ricordo di una giovane donna della “generazione Wojtyla”

Nella settimana dell’anniversario della nascita in cielo di Karol Woytila, una donna, seguace del papa polacco, racconta cosa le è rimasto nel cuore di quest’uomo che ha cambiato la storia. In lei riecheggiano ancora le sue ardenti parole: “Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!”


Una donna ricorda l’addio a Giovanni Paolo II: “Sono passati ben 19 anni da quello storico e nostalgico 2 Aprile 2005, da quella memorabile sera nella quale giunse la Pasqua di Giovanni Paolo II, il suo passaggio da questa vita all’eternità. Ricordo il lacerante ed ardente dolore procurato ed inflitto da una perdita così immensa ed incolmabile, avevo 25 anni e solo nel silenzio trovai le parole per esprimerlo”.

Giovanni Paolo II, dice ancora, “fu una paterna, tenera e salda guida per tutti, credenti o meno”, perché era tra i pochi, in quegli anni, a infondere indefessamente “intrepido coraggio e pacata serenità”.

“Le sue erano parole traboccanti di verità, la Verità di Cristo; parole d’amore, l’Amore di Cristo; parole di vita, la Vita di Cristo”.

Entrò nella storia “discretamente, in punta di piedi”, come soleva agire e con il suo brillante e rassicurante sguardo cristallino, profondo proprio come quei meravigliosi ed indimenticabili laghi polacchi.

Cambiò repentinamente ed irrevocabilmente l’avvenire ed il destino. “In quel lontano 16 ottobre 1978 – spiega la donna – il neoeletto Papa comunicava al mondo il suo amore e la fiducia totale e totalizzante che egli nutriva da sempre per la «Madonna Santissima», dedicandole ed affidandole fiduciosamente ed integralmente la sua missione petrina e con la frase «Se mi sbaglio mi corigerete» si conquistò immediatamente la simpatia dei fedeli”.

Il suo è stato il terzo pontificato più esteso nella storia della Chiesa, quasi 27 anni, durante i quali Karol Wojtyla fu fedele ed instancabile “parroco di un’intera umanità”.

Conosciamo bene “il suo ferreo e decisivo impatto sugli avvenimenti storici, il suo strenuo e considerevole battersi per la pace nel mondo ed il suo inesauribile ed innovativo dialogo interreligioso”.

Inoltre, “domandò sinceramente perdono per gli errori commessi nel passato dai cattolici e, a nome di questi ultimi, assicurò il suo conciliante perdono per le persecuzioni subite nella storia”.

Sono molte le imprese che riuscirono allo stimato ed intramontabile Pontefice polacco, ma “noi giovani, senza dubbio, continuiamo a ricordarlo come un papà, un vero padre con il quale avere un dialogo sincero, al quale poter affidare e confidare tutto senza alcuna reticenza, vergogna o imbarazzo”.

Ha incarnato e presentato Cristo “con amabile amore e granitica fiducia, esortandoci a porre Lui al centro della nostra vita ed esistenza”. E “dinnanzi al nostro bruciante desiderio di felicità ed alla nostra disperata sete di verità e pace, la risposta del Santo Padre è sempre stata solo una: Gesù”. per questa donna, non ci sono dubbi: “Lo abbiamo amato, Karol Wojtyla, non perché ci proponesse ed indicasse itinerari semplici da percorrere e portoni spalancati dai quali entrare, ma al contrario proprio perché, andando inarrestabile contro la l fatiscente logica del mondo, ci invitò eroicamente ad abbracciare, accogliere ed amare la croce, unica via che conduce a Cristo”.

È proprio un’emblematica croce di legno che il Papa regalò ai giovani nel 1984, quando stabilì che la Domenica delle Palme fosse dedicata alla gioventù. Quella croce, che da allora viaggia per il mondo, divenne istantaneamente il simbolo più eloquente delle Giornate Mondiale della Gioventù (GMG). Nacque la geniale e rivoluzionaria idea degli incontri mondiali, ogni due o tre anni, in varie città: Buenos Aires (1987), Santiago de Compostela (1989), Czestochowa (1991), Denver (1993), Manila (1995), Parigi (1997), Roma (2000), Toronto (2002).

Eventi straordinari in cui “i giovani si riunivano fraternamente assieme per pregare Dio, guidati da quel giovane anziano vestito di bianco che per primo, così tanto e così fermamente aveva creduto in loro, come solo lui era capace di fare”.

Sua è la frase: “Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!” (Giovanni Paolo II, XV GMG).Conclude così, questa devota seguace del papa polacco: “Sono trascorsi molti anni da allora, ma quelle parole risuonano intimamente nel cuore e, come un eterno ed inesausto faro, continuano ad indicare perennemente la via”.

Cristiana MALLOCCI 

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