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Quel sogno fatto da Don Bosco quando aveva solo nove anni…

Quando aveva nove anni, don Bosco fece un sogno: mentre dei ragazzini intorno a lui bestemmiavano, si sentì preso in causa, si tuffò in mezzo al loro e per cercare di calmarli. Gli fu detto che a suo tempo avrebbe compreso cosa volesse dire…


A quale santo affidare il nostro ruolo educativo? A chi rivolgerci, quando i ragazzi ci sembrano così difficili da gestire? Don Giovanni Bosco, fondatore dei salesiani, nasce il 16 agosto 1815 a Castel Novo e morirà il 31 gennaio 1888 a Torino. Il 25 ottobre 1835 entra in seminario e diventerà sacerdote nel 1841. Poco dopo istituirà il primo seminario. Si trova ora tumolato nella basilica Santa Maria ausiliatrice in quel di Torino.

C’è un aneddoto che vogliamo raccontare di questo santo così importante per l’ambito dell’educazione: un sogno, fatto a soli nove anni, che rimase impresso nella sua mente e che ispirò il suo operato.

Mentre dei ragazzini intorno a lui bestemmiavano, si sentì preso in causa, si tuffo in mezzo al loro e per cercare di calmarli. In quel momento, arrivò un uomo, in età adulta, che raccomandò lui di usare la calma per portarli verso la virtù.

Don Bosco chiese come poter fare e vide in quello stesso momento una signora distinta. Ecco che non c’erano più bambini, ma mansueti agnelli intorno a quest’ uomo. Don Bosco chiese allora spiegazioni e gli fu detto che a suo tempo avrebbe compreso.

Don Bosco dedicherà la sua vita ai bambini e ai ragazzi, creando diversi metodi basati su ragione, religione e amorevolezza.

Famoso è il suo “metodo preventivo”, dove al ragazzo viene offerto un ambiente nel quale è incoraggiato a dare il meglio di sé nel valorizzare i propri talenti e dei propri limiti nel rispetto degli altri e scoprendo la propria vocazione.

Oggi vengono utilizzate alcune tecniche come: cooperative learning, cooperazione tra adulti e ragazzi e la concretezza del processo volta ad apprendere meglio i concetti.

A lui si deve il cosiddetto “circle time”, che prevede delle sedie in cerchio con educatori e alunni che si trovano insieme per cercare spunti di riflessione.

Di sua intuizione è anche la “Peer education”: educazione tra pari, che prevede lo scambio diretto tra ragazzi dove si studiano insieme le materie e ci si aiuta in modo tale che nessuno rimanga indietro.

E poi anche la didattica laboratoriale: laboratori dove si lavora concretamente con le mani.

L’educazione è un’arte: certamente ci sono persone più sensibili e più portate in questo campo, ma tutti possono migliorare, imparando come rapportarsi con chi è in formazione. Il primo passo, don Bosco ce lo insegna, è riconoscere in ogni piccolo uomo e in ogni piccola donna un capolavoro di Dio da far sbocciare!

GIUSY ANIBALDI

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