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Restando uniti a Cristo potremo portare i frutti del Vangelo dentro la realtà che abitiamo

Le parole di Papa Francesco all’incontro coi giovani e alla messa nella visita a Venezia.



Nel corso della visita a Venezia di ieri mattina, dopo gli incontri con le detenute e gli artisti sull’Isola della Giudecca (clicca qui per saperne di più), Francesco ha raggiunto il piazzale antistante la basilica di Santa Maria della Salute, dove è stato accolto dai giovani del Veneto. Per accogliere e alimentare la bellezza di questa città, ha suggerito due verbi pratici perché materni, in quanto animavano il giovane cuore di Maria che «si alzò e andò» (Lc 1,39). Alzarsi significa stare in piedi di fronte alla vita contro le negatività, dire “eccomi!” al Signore che crede sempre in noi, accogliere il dono che siamo. Una volta alzati, si deve restare in piedi ed è meglio farlo insieme. Poi bisogna andare avanti, rendendosi dono agli altri e con la capacità di innamorarsi. Quindi il pontefice ha esortato:

«Viviamo immersi in prodotti fatti dall’uomo, che ci fanno perdere lo stupore per la bellezza che ci circonda, eppure il creato ci invita a essere a nostra volta creatori di bellezza. Per favore, non dimenticate questo: essere creatori di bellezza, e fare qualcosa che prima non c’era. […] Una preghiera fatta col cuore, una pagina che scrivi, un sogno che realizzi, un gesto d’amore per qualcuno che non può ricambiare: questo è creare, imitare lo stile di Dio che crea. È lo stile della gratuità, che fa uscire dalla logica nichilista del “faccio per avere” e “lavoro per guadagnare”. Questo si deve fare – faccio per avere e lavoro per guadagnare –, ma non dev’essere il centro della tua vita. Il centro è la gratuità: date vita a una sinfonia di gratuità in un mondo che cerca l’utile! Allora sarete rivoluzionari».


Infine, il Papa ha celebrato la messa in una gremita piazza San Marco e nell’omelia si è soffermato sulle parole di Gesù «Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto» (Gv 15,4), pronunciate durante l’esposizione agli apostoli della celebre metafora in cui dice che Lui è la vite e noi siamo i tralci. Esse sono un monito, perché se spezziamo il legame con il Signore non possiamo generare frutti di vita buona e rischiamo di diventare rami secchi. «La fede in Gesù, il legame con Lui non imprigiona la nostra libertà ma, al contrario, ci apre ad accogliere la linfa dell’amore di Dio, il quale moltiplica la nostra gioia, si prende cura di noi con la premura di un bravo vignaiolo e fa nascere germogli anche quando il terreno della nostra vita diventa arido».

Come Venezia, tutt’una con le acque su cui sorge e bisognosa di salvaguardia, anche la nostra vita, immersa nelle sorgenti di Dio e rigenerata nel Battesimo, necessita di amore per essere inserita in Cristo come un tralcio nella vite. I frutti da portare dentro la realtà che ognuno abita sono quelli del Vangelo: giustizia, pace, solidarietà, cura. Come Venezia, da sempre splendido luogo di incontro e di scambio culturale, le comunità cristiane devono dunque essere ospitali, accoglienti, inclusive, segno di fraternità e di bellezza accessibile a tutti, a partire dagli ultimi.


FONTE: RETESICOMORO

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