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Uno sguardo carico di fede e di speranza al funerale di Giulia

Finalmente Giulia Cecchettin, uccisa dall’ex fidanzato a pochi giorni dalla laurea, ha potuto ricevere una celebrazione esequiale e una degna sepoltura. Martedì 5 dicembre nel Duomo di Padova migliaia di persone si sono radunate per celebrare la speranza nel Dio della Vita. Una Messa per un defunto non è solo una semplice benedizione e non è nemmeno una manifestazione politica o celebrativa della persona, è molto di più. Significa celebrare la Vita nell’ora della morte. Nel dolore e nel lutto la Chiesa osa annunciare la vita eterna, donata dal Signore Gesù. È un tempo pasquale.


Abbiamo il dovere di ricordarci vicendevolmente questa verità altrimenti rischiamo di leggere la vita solo dal basso, delle analisi sociologiche, di giustizia o di rivendicazione. Giustamente i media hanno riportato le belle parole di Gino, il papà di Giulia. Il suo cuore è abitato da una sofferenza immane, prima la moglie e dopo un anno quella figlia rubata così violentemente alla vita. Sullo sfondo vi invito però anche a rileggere le parole di Mons. Claudio Cipolla che ha presieduto la Messa. Sono un appello carico di fede e di speranza.

“Dal tronco ferito e spezzato della nostra umanità spunti un germoglio, come evoca il profeta nella prima lettura”: ha detto il vescovo di Padova. “Questa storia lascia in noi amarezza, tristezza, a tratti anche rabbia, ma quanto abbiamo vissuto ha reso evidente anche il desiderio di trasformare il dolore in impegno per l’edificazione di una società e un mondo migliori, che abbiano al centro il rispetto della persona (donna o uomo che sia) e la salvaguardia dei diritti fondamentali di ciascuno, specie quello alla libera e responsabile definizione del proprio progetto di vita”.Parlando di Giulia, ha detto: “Il sorriso di Giulia mancherà al papà Gino, alla sorella Elena e al fratello Davide e a tutta la sua famiglia; mancherà agli amici ma anche a tutti noi perché il suo viso ci è divenuto caro”. E ha aggiunto: “Custodiamo però la sua voglia di vivere, le sue progettualità, le sue passioni. Le accogliamo in noi come quel germoglio di cui parla il profeta. Perché desideriamo insieme attendere la fioritura del mondo nel quale finalmente anche i nostri occhi saranno beati”.

Il vescovo ha colto inoltre l’occasione di fare un invito importante ai ragazzi: “Forse voi giovani potete osare di più rispetto al passato: avete a disposizione le università e gli studi, avete possibilità di incontri e confronti a livello internazionale, avete più opportunità e benessere rispetto a 50 anni fa. Nella libertà potete amare meglio e di più: questa è la vostra vocazione e questa può e deve diventare la vostra felicità”. Amare di più. In questi giorni parlando di femminicidio tutto è solo concentrato su come difendersi. Ed è giusto ci mancherebbe. Ma non basta. Il male non va solo arginato, va contrastato con il bene. Solo l’amore è in grado di distruggerlo, solo un’educazione al vero amore, solo amando quelli più fragili, intercettando le debolezze affettive, solo riconoscendo il male mascherato da bene possiamo tentare di porre un rimedio utile.

Infine, il presule, coraggiosamente e cristianamente aggiungo io, ha avuto un pensiero anche per colui che ha tolto la vita a Giulia: “Chiediamo la pace del cuore anche per Filippo e la sua famiglia. Il nostro cuore cerca tenerezza, comprensione, affetto, amore. La pace del cuore è pace con sé stessi, con il proprio corpo, con la propria psiche, con i propri sentimenti soprattutto quelli che riguardano il senso delle azioni che compiamo e il senso della vita. Il nostro cuore è il luogo dove il Vangelo e la Pasqua di Gesù di Nazareth bussano con delicatezza pronti a dispiegare la loro forza umanizzante”. Queste parole pronunciate con calma, con la coscienza del loro peso sono risuonate nel Duomo con forza. Forse per tanti sono rimbalzate come un muro di gomma, ad altri hanno dato fastidio, molti si sono turati gli orecchi. Come si può parlare di tenerezza e comprensione di fronte a tanta crudeltà? Eppure la fede ci invita a capovolgere la mentalità di questo mondo. E a spalancare il cuore al perdono. Solo il perdono vince il male, sempre.

GIOVANNA ABBAGNARA


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