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Il Papa: la salute è migliorata, non penso a dimettermi e vorrei andare in Belgio

Francesco a colloquio con la giornalista Valentina Alazraki per l’emittente messicana N+ nel giorno in cui il Messico celebra la Madonna di Guadalupe. Il Pontefice rivela di voler essere sepolto a Santa Maria Maggiore: «Il luogo è pronto, la mia devozione è grande». E ricorda il suo «stretto» legame con Benedetto XVI: «Era una persona umile, un grande. Lo ammiro»




Più che una decisione o una rivoluzione, è una promessa che lui stesso ha fatto alla Vergine: «Voglio essere sepolto a Santa Maria Maggiore. Il luogo è già pronto». Papa Francesco, 87 anni il prossimo 17 dicembre, rivela alla emittente messicana N+ la sua intenzione, spiegando anche di star lavorando per semplificare il rito dei funerali dei Pontefici e lasciando chiaramente capire che, seppur sia presente il pensiero sulla morte dovuto anche alla vecchiaia che «arriva così com’è», non è per nulla nei programmi l’idea di dimettersi. Anzi, Jorge Mario Bergoglio rivela la volontà di viaggiare nel 2024 in Belgio, oltre ai viaggi «pendenti» in Polinesia e nella sua Argentina.

Santa Maria Maggiore, luogo della futura sepoltura
Il colloquio è condotto dalla nota corrispondente Valentina Alazraki, veterana di tutti i vaticanisti, nel giorno in cui il Messico celebra la propria “mamma”, la Madonna di Guadalupe. La «Morenita» è presente infatti in tutta l’intervista, durante la quale il Papa ribadisce la «grande devozione» alla Madonna. Da qui, la scelta di Santa Maria Maggiore come luogo della futura sepoltura che, da una parte, segna una novità storica rispetto ai Pontefici del passato, tutti inumati nelle Grotte vaticane (l’ultimo Benedetto XVI, scomparso il 31 dicembre 2022); dall’altra, rinsalda il legame con la Basilica liberiana, visitata ben 115 volte dal giorno successivo alla elezione, il 14 marzo 2013, prima e dopo ogni viaggio internazionale, fino allo scorso 8 dicembre, quando si è recato a omaggiare con una “Rosa d’oro” la Salus Populi Romani, l’icona mariana che la tradizione vuole dipinta da San Luca e che veglia sugli abitanti dell’Urbe. «È la mia grande devozione. La mia grande devozione. E prima, quando venivo, andavo sempre lì la domenica mattina che ero a Roma, ci stavo un po’ lì. C’è un legame molto grande», dice Papa Francesco.

Il rapporto con Benedetto XVI
Spiega poi che «con il cerimoniere» ha preparato il rito dei funerali del Papa: «Li abbiamo semplificati parecchio». Le ultime esequie sono state quelle di Benedetto XVI, il 5 gennaio scorso, in Piazza San Pietro. Proprio del rapporto con il predecessore, per dieci anni Papa emerito, parla Francesco nella intervista, a pochi giorni dal primo anniversario della scomparsa. «La mia relazione con Papa Benedetto era molto stretta. A volte andavo a consultarlo. E lui, con una grande saggezza, mi dava il suo parere, ma mi diceva “vedi tu”, lo lasciava nelle mie mani. Mi ha sempre aiutato. Molto generoso in questo». Francesco descrive come una «grazia» aver potuto «congedare» il predecessore, appena saputo da un infermiere che stava male e chiedendo per lui preghiere durante l’ultima udienza generale del 2022. «Sono andato a trovarlo – racconta -. Era lucido, ma non poteva più parlare e mi teneva la mano, così. È stato bello quel congedo. È stato bello. E dopo tre giorni è morto. Un grande, Benedetto era un grande, un uomo umile, semplice e che quando si è reso conto dei suoi limiti ha avuto il coraggio di dire basta. Io ammiro questo uomo».

Il Papa dice di non essersi «accorto» del fatto che Benedetto non ci sia più, nel senso che anche la sua dipartita è stata un po’ come gli ultimi anni di vita nel Mater Ecclesiae: discreta, silenziosa, naturale. «Non me ne sono accorto. A volte vado a pregare sulla tomba dei Papi e passo dalla sua. Ma non me ne sono accorto come le volte che mi consigliava, non mi sono accorto che c'era un altro che mi stava consigliando. Aveva quella saggezza di fare le cose dando libertà. Ma uguale a prima. Prima lo avevo vicino e ora lo ho lontano, ma con una naturalezza molto grande».

Nessuna rinuncia
Come già in altre occasioni, il Papa non esclude l’ipotesi un giorno di seguire le orme di Benedetto ma non è questo il momento. Un anno fa, in un’altra intervista alla ABC, Francesco aveva rivelato di aver consegnato a inizio pontificato – come è prassi - una lettera di rinuncia in caso di impedimento medico all’allora cardinale Segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Quella lettera rimane lì dov’è: «Non ci ho pensato e ho visto il coraggio di Benedetto quando si è accorto che non poteva, ha preferito dire basta, e questo mi fa bene come esempio e chiedo al Signore di dire basta, ad un certo punto, ma quando Lui vuole».

La vecchiaia e la salute
Alla domanda se è vero, come affermato da alcuni critici, che dopo la scomparsa del predecessore, sia «diventato più duro» e al contempo i detrattori «più virulenti, più feroci», Papa Francesco risponde con una battuta: «No, a qualcuno bisogna darle un po’...». Fa il paragone con i papà nel rapporto coi loro figli: «A volte serve una ramanzina, ma la gente è molto buona qui dentro. Io sono complicato e a volte un po’ impaziente e mi sopportano... La gente della Curia è molto buona». «Ma ora è meno severo con loro», osserva Alazraki. «È che anche i nonni diventano più buoni, fa parte dell’invecchiamento della vita».

A proposito di «vecchiaia», il Papa - colpito di recente dalla bronchite, operato due volte in due anni al Gemelli – ammette la fragilità della propria salute, ma rassicura sulle sue condizioni. «Mi sento bene, mi sento migliorato» dice, tuttavia «ho bisogno che preghiate per la mia salute», perché «la vecchiaia non arriva da sola», «non si trucca, si presenta com’è». D’altra parte, «bisogna saper accettare i doni della vecchiaia» e «che si può fare molto bene anche da un’altra prospettiva». «A volte – rivela ancora il Papa - mi dicono che sono un incosciente perché ho voglia di fare le cose e muovermi». È il segno che «sto abbastanza bene»

Prossimi viaggi
La bronchite ha costretto ad annullare il viaggio di inizio dicembre a Dubai per la Cop28. «È vero – ammette Papa Francesco - che tutti i viaggi sono ora ripensati. Quelli più lontani sono ripensati. Sono limiti, vero? Il limite che ti fa capire che tutto qui finisce e inizia qualcos’altro. La vecchiaia ti fa maturare molto, è bello».

I viaggi sono ripensati ma rimane il desiderio di compierne tre nel prossimo anno: Belgio, Polinesia, Argentina. Il primo in Belgio è «sicuro», afferma Francesco, invitato dal re Philippe e dalla regina Mathilde nell’udienza del 14 settembre. Gli altri due sono «pendenti»: «Vedremo come andranno le cose». La Polinesia è la prima volta che il Papa ne parla pubblicamente, mentre dell’idea di far ritorno nella sua terra natale ne aveva fatto cenno in quasi tutte le interviste rilasciate nell’ultimo anno. Anche il neo presidente Javier Milei lo ha invitato nel colloquio telefonico dopo la vittoria alle elezioni. Rispondendo ad una domanda sulle espressioni sul Papa usate dallo stesso presidente in passato, Francesco dice: «In campagna elettorale le cose si dicono per scherzo, dico tra virgolette: si dicono sul serio, ma sono cose provvisorie, cose che servono per creare un po’ di attenzione, ma che poi svaniscono da sole. Bisogna distinguere molto tra quello che dice un politico in campagna elettorale e quello che farà veramente dopo, perché poi arriva il momento della concretezza, delle decisioni».

Salvatore Cernuzio - Città del Vaticano

FONTE: VATICAN NEWS

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