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Tutti in ginocchio contro il razzismo. Chi si inginocchia per i bambini mai nati?

Si parla tanto di razzismo negli ultimi tempi. Manifestazioni, spesso anche violente, impazzano nella lontana America, ma c’è da domandarsi: il bambino abortito non è forse il primo tra i discriminati? Chi manifesta per i suoi diritti?

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In un piccolo e lontano territorio d’Europa si cerca di difendere la vita nel grembo materno. Ora è una zona della Brexit ma sulla cartina geografica fa parte dell’Europa perché è l’Irlanda del Nord. Il vento dell’aborto aveva soffiato travolgente in Irlanda (non del Nord) il 25 maggio 2018 con il 66,4 % a favore. Il riccone magnate Soros aveva finanziato Amnesty International Irlanda con oltre 235.000 dollari per far vincere il “Sì all’aborto”, e così è stato. Ora però il ricostituito parlamento di Stormont (Irlanda del Nord) ha approvato una mozione per rigettare la neo legislazione abortista che comprende anche tutte le “disabilità non fatali”. Si sono fatti sentire anche i vescovi.

La mozione nordirlandese non annulla le norme abortiste ma è un chiaro segnale a Westminster (Londra) che aveva approfittato del vuoto normativo nell’Irlanda del Nord per imporvi l’aborto (e, naturalmente, le nozze gay). Nonostante l’imposizione di Londra, il cui iter è stato avviato nel luglio 2019, la maggioranza del popolo nordirlandese è sempre stata a favore della vita e contraria ad ogni forma di aborto. A fine dicembre scorso solo il 15% del personale medico nordirlandese aveva accettato di partecipare ai servizi pubblici abortivi. Negli ultimi mesi il Dup (Partito democratico unionista) ha chiesto a Londra di poter respingere la legislazione. Michelle O’Neill, vice primo ministro dell’Irlanda del Nord ed esponente del Sinn Féin, ha dichiarato che si sarebbe opposta all’aborto solo nei casi di “disabilità non fatali” del concepito. Invece il Dup, partito di maggioranza relativa e di ispirazione evangelica, ha confermato la sua linea politica tradizionale contro l’aborto in qualunque circostanza e sempre a favore della vita del concepito. E così il 2 giugno il coraggioso parlamento nordirlandese ha discusso e votato a favore (46 contro 40) di una mozione promossa dal Dup nella quale si rifiuta la legislazione abortista di Westminster e si rigettano le sue estensioni favorevoli all’aborto per “tutte le disabilità non fatali, inclusa la sindrome di Down”.

La leader del Dup e attuale primo ministro Arlene Foster ha lanciato un chiaro “messaggio” al governo di Londra: l’Irlanda del Nord non vuole l’aborto e pretende di essere ascoltata sulla tutela della vita del nascituro. La mozione approvata non “annulla” di per sé la legislazione votata nelle sue linee generali lo scorso anno ed entrata in vigore, dopo un complesso iter, il 31 marzo 2020. Dal 22 maggio si contano 129 bambini uccisi con l’aborto legale in Irlanda del Nord in poco più di 50 giorni. 

Ora si parla di razzismo ed antirazzismo per le note vicende di Minneapolis e del povero George Floyd, ma con onestà chiediamoci: “Fra i discriminati chi è il più escluso e scartato?”. È il feto-bambino che si vuole abortire, malato o sano che sia, con l’aborto di Stato. Cioè legalizzato, reso lecito nella Costituzione e pagato da tutti. Gli antirazzisti per essere coerenti ed ascoltati dovrebbero prenderne atto ed “inginocchiarsi” anche per lui, che invece è soppresso nell’indifferenza e a volte in un astio inspiegabile.

Gabriele Soliani

FONTE: PUNTO FAMIGLIA


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