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Il Papa: Jean Vanier ha aiutato gli scartati, anche bambini in grembo

All’udienza generale Francesco racconta il suo viaggio in Bulgaria e Macedonia del Nord. Senza tenerezza la carità è come se avesse un bicchiere di aceto. Accogliere i migranti con amore risolve i problemi
Papa Francesco ha ricordato Jean Vanier, il fondatore della comunità francese per disabili “L’Arche” scomparso ieri all’età di novanta anni, all’udienza generale in piazza San Pietro, sottolineando che «ha lavorato per i più poveri, per i più scartati, anche per coloro che nel grembo della mamma erano condannati a morte».

«Vorrei fare un pensiero a un grande uomo di Chiesa che si è spento ieri Jean Vanier», ha detto Jorge Mario Bergoglio salutando i fedeli di lingua francese presenti a piazza San Pietro, «lui ha lavorato per i più poveri, per i più scartati, anche per coloro che nel grembo della mamma erano condannati a morte (da persone che cercavano di) convincere i genitori di mandarli via e non farli nascere, e lui li ha ricevuti, ha dato la vita: che Jean Vanier rimanga un esempio per tutti noi e ci aiuti dal cielo».

Il Papa, come di consueto di rientro da un viaggio all’estero, ha dedicato l’udienza alle diverse tappe della sua visita in Bulgaria e in Macedonia del Nord da domenica a ieri. In Bulgaria, dove è stato domenica e lunedì, guidato dalla memoria di Giovanni XXIII che in quel Paese fu delegato apostolico per dieci anni, «ho avuto la gioia di compiere un passo avanti nell’incontro con il patriarca della Chiesa Ortodossa Bulgara Neofit e i membri del Santo Sinodo», ha detto il Papa, sottolineando che «come cristiani, la nostra vocazione e missione è essere segno e strumento di unità, e possiamo esserlo, con l’aiuto dello Spirito Santo, anteponendo ciò che ci unisce a ciò che ci ha diviso o ancora ci divide».

Ricordando poi la figura dei santi Cirillo e Metodio, che «seppero usare con creatività la loro cultura per trasmettere il messaggio cristiano ai popoli slavi», Francesco ha rimarcato che «anche oggi c’è bisogno di evangelizzatori appassionati e creativi, perché il Vangelo raggiunga quanti ancora non lo conoscono e possa irrigare di nuovo le terre dove le antiche radici cristiane si sono inaridite». L’ultimo atto del viaggio in Bulgaria «è stato compiuto insieme con i rappresentanti delle diverse religioni: abbiamo invocato da Dio il dono della pace, mentre un gruppo di bambini portava le fiaccole accese, simbolo di fede e di speranza», ha detto il Papa.

In Macedonia del Nord «mi ha accompagnato la forte presenza spirituale di Santa Madre Teresa di Calcutta, la quale nacque a Skopje nel 1910», ha detto il Papa, che si è in particolare soffermato sull’incontro con i poveri assistiti dalle sue consorelle: «Sono rimasto colpito – ha detto – della tenerezza evangelica di queste donne. Questa tenerezza nasce dalla preghiera dall'adorazione, loro accolgono tutti, si sentono sorelle e madri di tutti, ma lo fanno con tenerezza. Tante volte noi perdiamo questa dimensione della tenerezza e quando non c’è tenerezza diventiamo troppo seri, acidi. Queste suore sono dolci e fanno la carità, la carità come è, senza travestirla, invece quando si fa la carità senza tenerezza e senza amore è come se all’opera di carità noi gli buttiamo un bicchiere di aceto: no, la carità è gioiosa non è acida, queste suore sono un bell’esempio, che Dio le benedica tutte loro».

Più in generale, con la visita in Macedonia del Nord «ho voluto incoraggiare soprattutto la sua tradizionale capacità di ospitare diverse appartenenze etniche e religiose, come pure il suo impegno nell’accogliere e soccorrere un gran numero di migranti e profughi durante il periodo critico del 2015 e 2016», ha sottolineato Jorge Mario Bergoglio: «C’è una grande accoglienza, hanno un grande cuore i migranti creano dei problemi per loro ma li accolgono e li amano e i problemi li risolvono, questa – ha affermato il Papa suscitando l’applauso dei fedeli – è una cosa grande di questo popolo, un applauso a questo popolo».

A conclusione dell’udienza, il Papa ha ricordato, tra l’altro, che oggi ricorre la Supplica alla Madonna di Pompei: «Siamo in spirituale unione con quanti in quel Santuario Mariano – ha detto – come altrove, si ritroveranno a mezzogiorno a recitare con fede la Supplica alla Madonna, affinché Ella volga il suo sguardo sul mondo e interceda per la Chiesa intera e per quanti soffrono nel corpo e nello spirito. E anche oggi – ha aggiunto – nella mia patria si celebra la solennità di nostra Signora di Lujan, preghiamo tutti insieme per l’Argentina».

IACOPO SCARAMUZZI  - CITTÀ DEL VATICANO



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