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Papa Francesco: lo Spirito rende “dinamite” la parola umana

All’udienza generale nuovo ciclo di catechesi sugli Atti degli apostoli: accende i cuori e fa saltare schemi, resistenze e muri di divisione, aprendo vie nuove e dilatando i confini del popolo di Dio.


Papa Francesco ha iniziato un nuovo ciclo di catechesi dedicato agli Atti degli apostoli, all’udienza generale del mercoledì, spigando che «quando lo Spirito visita la parola umana, essa diventa dinamica, come “dinamite”, capace cioè di accendere i cuori e di far saltare schemi, resistenze e muri di divisione, aprendo vie nuove e dilatando i confini del popolo di Dio».

«Questo libro biblico, scritto da San Luca evangelista, ci parla del viaggio del Vangelo nel mondo e ci mostra il meraviglioso connubio tra la Parola di Dio e lo Spirito Santo che inaugura il tempo dell’evangelizzazione», ha detto il Papa, che mercoledì scorso ha concluso un ciclo sul Padre Nostro. Il prossimo 9 giugno, domenica di Pentecoste, la ricorrenza che celebra l’effusione dello Spirito Santo sui discepoli di Gesù, Francesco celebrerà la messa in piazza San Pietro.

La Parola di Dio, ha detto Papa Francesco nella sua catechesi, «corre, è dinamica, irriga ogni terreno su cui cade. E qual è la sua forza? San Luca ci dice che la parola umana diventa efficace non grazie alla retorica, che è l’arte del bel parlare, ma grazie allo Spirito Santo, che è la “dýnamis” di Dio, la dinamica di Dio, la sua forza, che ha il potere di purificare la parola, di renderla apportatrice di vita. Per esempio, nella Bibbia ci sono storie umane, ma qual è la differenza tra la Bibbia e un libro di storia? Che le parole della Bibbia sono prese dallo Spirito Santo, che dà una forza diversa, e in quella parola c’è seme di santità e di vita».

«Quando lo Spirito visita la parola umana – ha sottolineato il Pontefice – essa diventa dinamica, come “dinamite”, capace cioè di accendere i cuori e di far saltare schemi, resistenze e muri di divisione, aprendo vie nuove e dilatando i confini del popolo di Dio. Colui che dà sonorità vibrante e incisività alla nostra parola umana così fragile, capace persino di mentire e di sottrarsi alle proprie responsabilità, è solo lo Spirito Santo, per mezzo del quale il Figlio di Dio è stato generato; lo Spirito che lo ha unto e sostenuto nella missione; lo Spirito grazie al quale ha scelto i suoi apostoli e che ha garantito al loro annuncio la perseveranza e la fecondità, come le garantisce oggi anche al nostro».

Gesù risorto, ha proseguito il Papa, «compie gesti umanissimi, come il condividere il pasto con i suoi, e li invita a vivere fiduciosi l’attesa del compimento della promessa del Padre: “sarete battezzati in Spirito Santo”», un battesimo che dà «la dote della parresia, il coraggio, la capacità di pronunciare una parola “da figli di Dio”, non solo da uomini: una parola limpida, libera, efficace, piena d’amore per Cristo e per i fratelli. Non c’è dunque da lottare per guadagnarsi o meritare il dono di Dio. Tutto è dato gratuitamente e a suo tempo. La salvezza – ha detto Jorge Mario Beroglio – non si compra, non si paga, è un dono gratuito. Dinanzi all’ansia di conoscere anticipatamente il tempo in cui accadranno gli eventi da lui annunciati», ancora, Gesù «invita i suoi a non vivere con ansia il presente, ma a fare alleanza con il tempo, a saper attendere il dipanarsi di una storia sacra che non si è interrotta ma che avanza, a saper attendere i “passi” di Dio, che è Signore del tempo e dello spazio. Il Risorto invita i suoi a non “fabbricare” da sé la missione, ma ad attendere che sia il Padre a dinamizzare i loro cuori con il suo Spirito».

Una attesa che gli apostoli vivono «pregando con perseveranza, come se non fossero in tanti ma uno solo. Pregando in unità e con perseveranza. E’ con la preghiera, infatti, che si vince la solitudine, la tentazione, il sospetto e si apre il cuore alla comunione. La presenza delle donne e di Maria, la madre di Gesù, intensifica questa esperienza: esse hanno imparato per prime dal Maestro a testimoniare la fedeltà dell’amore e la forza della comunione che vince ogni timore».

«Chiediamo anche noi al Signore – ha concluso il Papa – la pazienza di attendere i suoi passi, di non voler “fabbricare” noi la sua opera e di rimanere docili pregando, invocando lo Spirito e coltivando l’arte della comunione ecclesiale».

IACOPO SCARAMUZZI - CITTÀ DEL VATICANO



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