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All’Angelus il grido del Papa contro la tratta: “Basta schiavitù”

Il Pontefice: "Tutti possiamo e dobbiamo collaborare denunciando i casi di sfruttamento e schiavitù di uomini, donne e bambini".

Una preghiera contro la tratta di essere umani e un appello ai governi “perché siano affrontate con decisione le cause di tale piaga e siano protette le vittime”.
A due giorni dalla memoria liturgica di Santa Giuseppina Bakhita, all’Angelus, Papa Francesco ricorda la quinta “Giornata mondiale contro la tratta di persone”. Il motto di quest’anno è “Insieme contro la tratta”.
“Invita ad unire le forze per vincere questa sfida“, spiega il Pontefice, che ringrazia poi “tutti coloro che combattono su questo fronte, in particolare tante religiose”.
E dopo l’appello ai governi, un appello a fedeli: “Tutti possiamo e dobbiamo collaborare denunciando i casi di sfruttamento e schiavitù di uomini, donne e bambini. La preghiera è la forza che sostiene il nostro impegno comune”.
Poi, tutta piazza San Pietro, gremita da migliaia di persone, eleva al cielo la preghiera a Santa Giuseppina Bakhita, distribuita ai presenti poco prima dell’affaccio del Santo Padre.

Fidarsi di Dio…
Durante la sua riflessione, il Papa commenta la chiamata di San Pietro narrata nel Vangelo di Luca (cfr Lc 5,1-11). Cristo “lo trova affaticato e deluso, perché quella notte non avevano pescato nulla. E Gesù lo sorprende con un gesto imprevisto: sale sulla sua barca e gli chiede di allontanarsi un po’ da terra perché vuole parlare alla gente da lì”.
Le sue parole “riaprono alla fiducia anche il cuore di Simone. Allora Gesù,con un’altra ‘mossa’ sorprendente, gli dice: ‘Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca’“. Simone è contrariato, tanto da obiettare: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla…”. Ma “ispirato dalla presenza di Gesù e illuminato dalla sua Parola, dice: ‘…sulla tua parola getterò le reti’“.

È la risposta della fede, che anche noi siamo chiamati a dare; è l’atteggiamento di disponibilità che il Signore chiede a tutti i suoi discepoli, soprattutto a quanti hanno compiti di responsabilità nella Chiesa. E l’obbedienza fiduciosa di Pietro genera un risultato prodigioso: “Fecero così e presero una quantità enorme di pesci”.

“Si tratta di una pesca miracolosa – spiega il Papa -, segno della potenza della parola di Gesù: quando ci mettiamo con generosità al suo servizio, Egli compie in noi cose grandi“.
E così agisce “con ciascuno di noi: ci chiede di accoglierlo sulla barca della nostra vita, per ripartire con Lui e solcare un nuovo mare, che si rivela carico di sorprese”.

Il suo invito a uscire nel mare aperto dell’umanità del nostro tempo, per essere testimoni di bontà e di misericordia, dà senso nuovo alla nostra esistenza, che rischia spesso di appiattirsi su sé stessa.

…per ritrovare la luce
Può capitare, prosegue il Pontefice, di “rimanere sorpresi e titubanti di fronte alla chiamata che ci rivolge Dio, e siamo tentati di rifiutarla a motivo della nostra inadeguatezza”.
Anche Pietro, aggiunge, “dopo quella pesca incredibile, disse a Gesù: ‘Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore’“. “E’ bella questa umile preghiera”, sottolinea il Santo Padre.
Una preghiera che Pietro dice in ginocchio perché riconosce Gesù come Signore. E la risposta di Cristo lo incoraggia: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”. “Perché Dio – fa notare il Papa -, se ci fidiamo di Lui, ci libera dal nostro peccato e ci apre davanti un orizzonte nuovo: collaborare alla sua missione“.
In altre parole, “il miracolo più grande compiuto da Gesù per Simone e gli altri pescatori delusi e stanchi, non è tanto la rete piena di pesci, quanto l’averli aiutati a non cadere vittime della delusione e dello scoraggiamento di fronte alle sconfitte“.

Li ha aperti a diventare annunciatori e testimoni della sua parola e del regno di Dio. E la risposta dei discepoli è stata pronta e totale: “Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono”.

Infine, una supplica alla Vergine Maria, “modello di pronta adesione alla volontà di Dio”, affinché “ci aiuti a sentire il fascino della chiamata del Signore, e ci renda disponibili a collaborare con Lui per diffondere dappertutto la sua parola di salvezza“.
Poi, l’immancabile e tradizionale saluto: “A tutti auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci“.

Fabio BERETTA

Fonte: Il Faro Online 



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