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Don Ernest Simoni Testimone di Misericordia nel nostro Tempo

Un esempio vivo di misericordia e di santità attraverso l’amore di Gesù. Questa è la straordinaria testimonianza di Don Ernest Simoni raccontata da Mimmo Muolo. La forza e il coraggio che gli sono venuti solo da Gesù, come ha ripetuto più volte il sacerdote “considerato scomodo”, Don Ernest, albanese, sopravvissuto alla persecuzione del regime comunista, torturato per ventotto anni a partire dal suo rapimento nella notte di Natale del 1963, e che ha incontrato e commosso di recente Papa Francesco a Tirana. La storia di un uomo che parla con la consapevolezza di avere avuto un dono da Dio, semplicemente il suo amore, e che ha perdonato i suoi aguzzini senza mai stancarsi di fare il sacerdote e di darsi agli altri. Una vicenda incredibile che le suore Paoline ci hanno tenuto particolarmente che si conoscesse di più coinvolgendo Mimmo Muolo, che è stato poi trascinato in questo caso dalla notizia. “Si tratta infatti – ha detto Mimmo Muolo – di una notizia che cerca e che ti trova quella di una vita trascorsa tra supplizi e che nonostante tutto si è rigenerata con l’amore”. Una storia che ci fa comprendere come tutto sia possibile tra tutti i mali di oggi e come si possa rifiorire continuando ad andare sempre avanti.



























L’autore ha raccontato, l’incredibile e drammatica vicenda di un prete sopravvissuto alla persecuzione del regime comunista albanese: una testimonianza di coraggio, riconciliazione, perdono, misericordia. A Tirana, infatti, il 21 settembre 2014 don Ernest Simoni, sacerdote albanese sopravvissuto alla persecuzione del regime comunista, incontra papa Francesco. La sua storia, drammatica e tuttavia attraversata da instancabile zelo apostolico, commuove il Pontefice.
Per undicimila giorni, quasi 28 anni della sua vita, don Ernest è stato sottoposto a torture, carcere, lavori forzati. La persecuzione inizia nella notte di Natale del 1963, quando, per il semplice fatto di essere prete, viene arrestato e messo in cella di isolamento. Sottoposto a torture e condannato a morte, si vede commutare la condanna capitale in 25 anni di lavori forzati, poi ridotti a 18, di cui 12 trascorsi in miniera. Durante il periodo della prigionia don Ernest continua a celebrare la messa a memoria, in latino, e a distribuire la comunione di nascosto. Uscito dal campo di lavoro forzato, viene nuovamente condannato: questa volta è assegnato alla manutenzione delle fogne della città di Scutari. Sotto un regime di cui ancora poco si conoscono i tragici e brutali contorni, ma che aveva sottoposto un intero Paese ad un clima da Grande Fratello orwelliano, don Ernest riesce comunque a sopravvivere e a non piegarsi. Finalmente, nel 1990 arriva la libertà. Tanta la violenza subita che, quanto il 5 settembre 1990, un funzionario di polizia gli dice che è libero, che può tornare a fare il sacerdote, lui crede che si tratti dell’ennesimo inganno. Con il crollo del regime e la ritrovata libertà di culto, don Ernest inizia un’intensa attività pastorale, volta soprattutto alla riconciliazione. Lo fa in prima persona, perdonando i suoi aguzzini, per i quali invoca costantemente la misericordia del Padre. A divulgare questa storia è Mimmo Muolo, vaticanista e vicecapo della redazione romana di Avvenire, che proposto al pubblico un ritratto di questo grande testimone della Misericordia. 
Mimmo MUOLO ha anche potuto intervistare personalmente don Ernest, le cui parole, spesso citate testualmente, consentono di ricostruire un quadro completo delle vicissitudini che hanno coinvolto lui e la sua famiglia, disegnando, sullo sfondo, il clima degli anni bui della dittatura, ma anche le speranze legate alla rinascita.














per l'album completo delle foto della serata clicca qui.


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