Lettera di Giovanni RICCI alla nostra Associazione in occasione della commemorazione della Strage di Via FANI
Giovanni Ricci, è il figlio di Domenico , appuntato dei
Carabinieri, che la mattina del 16marzo 1978 era alla guida dell’auto in cui
viaggiava Aldo Moro di cui era fedelissimo uomo-ombra da molti anni, assieme al
caposcorta, il maresciallo Oreste Leonardi, seduto e perito accanto a lui in
via Fani.
Gentili Autorità
civili, religiose e militari; intervenuti tutti… Porgo in particolare i miei
saluti ai ragazzi delle scuole ed al Comune che sono intervenuti qui a voler
ricordare la figura di Domenico Ricci: un uomo, un carabiniere ed insieme a lui
il maresciallo dei Carabinieri Oreste Leonardi, il Vice brigadiere della PS
Francesco Zizzi e le guardie di PS Raffaele Iozzino e Giulio Rivera.
Oggi celebriamo
il 40° anniversario della morte di mio padre e dei suoi compagni di viaggio
uccisi dalle Brigate Rosse in via Fani il 16 marzo 1978.
Momento
importante di riflessione e memoria. Memoria condivisa.
Il significato
più alto, come ogni anno di questa ricorrenza, vuole essere quello di
comunicare a tutti noi qui presenti il sacrificio di mio padre e di coloro che
caddero unitamente a lui quel 16 marzo.
Un sacrificio,
come tanti di quegli anni cosiddetti “di piombo”, ma sacrifici che hanno
permesso al nostro Paese di rispondere unito con un “No” al dilagare in Italia
di forme di pseudo-terrorismo.
I terroristi
volevano portare avanti la loro guerra, la loro rivoluzione.
Ma non c’è stata
nessuna guerra o rivoluzione. Solo azioni violente da parte di seguaci di una
particolare e personale rilettura del pensiero rivoluzionario.
Azioni che hanno
visto persone cercare una soluzione violenta in quelle che loro definivano la
scelta necessaria. Ottenendo solo una delle forme più atroci di irrazionalismo
politico che ha caratterizzato quell’epoca.
Ecco perché
ritengo sia giusto e doveroso riunirsi in occasioni come queste al fine di fare
memoria.
Ma chi era
Domenico Ricci ed i suoi colleghi Uomini nati in terre di campagna e che per
sfuggire alla miseria degli anni del dopoguerra si erano arruolati nell’Arma
dei Carabinieri e nella Pubblica Sicurezza.
Avevano dentro
la visione di voler ottenere qualcosa in più dalla propria vita come molti di
voi qui presenti oggi. Erano arrivati ad essere la Scorta di Aldo Moro, uno dei
più importanti uomini della Democrazia Cristiana del dopoguerra, anzi
sicuramente il più importante.
Domenico Ricci,
Oreste Leonardi, Francesco Zizzi, Raffaele Iozzino e Giulio Rivera non si
consideravano solo una scorta armata; erano convinti di dare il proprio
contributo al servizio dello Stato sorvegliando sulla sicurezza di uno dei suoi
più autorevoli rappresentanti.
Così come non si
sono mai scordati delle loro origini e per questo ogni volta ritornavano al
loro paese ed i loro occhi si illuminavano di una gioia immensa.
Credevano nel
loro lavoro.
Un lavoro che li prendevano totalmente dopo la
famiglia e che rappresentava il loro bene supremo.
Un lavoro purtroppo
che lo avrebbero condotti alla morte, ma con la consapevolezza che anche quella
loro piccola parte potesse essere un tassello seppur minuscolo di quel grande
mosaico che è la Democrazia.
Loro ci hanno
insegnato che nessuno è importante, ma tutti siamo necessari.
Dobbiamo
ricordare la nostra Costituzione, il nostro inno ed il nostro tricolore per cui
si sono sacrificati.
Ecco, oggi siamo
qui a rivolgere un commosso pensiero a loro al loro sacrificio al loro essere
padri di famiglia, fidanzati e ragazzi.
Un momento
intenso di pensiero dedicato a delle persone che, come tante altre, hanno
donato la loro vita in nome dei più alti ideali di questo grande Paese che è l’Italia:
ideali come l’Unità, la Costituzione, la Bandiera. Siamo qui a ricordare in
particolare cinque uomini comuni, cinque tra carabinieri e poliziotti trucidati
in servizio, cinque tra padri di famiglia e ragazzi ventenni, cinque persone
uccise in nome della Democrazia… Cinque “eroi del quotidiano…!”
I loro nomi sono
e voglio scandirli ad alta voce:
Domenico Ricci
Oreste Leonardi
Francesco Zizzi
Giulio Rivera
Raffaele Iozzino
L’Italia e gli
italiani devono anche a loro qualcosa: “Onore e Memoria
ai nostri caduti!!!”.
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