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Don Gaetano Luca: Lettera alla Comunità del 31 ottobre 2013

Parrocchia Santa Maria Assunta Polignano a Mare




“Dolcetto o scherzetto?”

E siamo giunti così al nostro sesto anno insieme !Abbiamo camminato tanto. Vissuto momenti belli e faticosi insieme. Una cosa ècerta: questo si configura come un anno di cambiamenti per la nostra comunità.Abbiamo salutato il nostro carissimo Don Giancarlo, ringraziando il Signore pertutto il bene, l’amore, i sorrisi che ha saputo regalarci in questi annimeravigliosi. Non lo dimenticheremo mai ! Abbiamo accolto con grande gioia DonVanni, un dono grande della divina Provvidenza per noi! In questi primi giorniabbiamo già sperimentato la sua presenza in mezzo a noi, la sua estremadisponibilità, la sua grande simpatia e di questo non possiamo che ringraziareil Signore. Con lui iniziamo questo nuovo anno pastorale.

1. L’antefatto.
Ricordo come fosse ieri quel 31 ottobre 2008. Laprocessione della Messa di inizio del mandato partiva dalla Chiesa delPurgatorio per attraversare Piazza V. Emanuele ed entrare in Matrice . Il queltratto di strada verso la Parrocchia, mentre nella mente percorrevo i momentisalienti della mia vita e nel mio cuore provavo la grande emozione di un nuovoincontro con una nuova comunità, fui distratto dalla voce squillante  di due ragazzini che senza mezzi termini mifacevano una proposta: “DOLCETTO O SCHERZETTO?”. Dentro di me pensai: “Ma comesi fa? Noi stiamo per celebrare la Messa di tutti i Santi e questi girano perla piazza come se niente fosse!”. La cosa mi dispiacque tanto ,  ma non cipensai più.
Sta di fatto che ogni anno, ogni volta che celebroquesta Messa, mi ricordo di questo episodio ,  tanto che quest’anno ho deciso di riflettereinsieme a voi proprio sul senso della nostra vita cristiana. È dolcetto oscherzetto?

2. Lapremessa.
Viviamo spesso la nostra vita di fede come unasemplice manifestazione esteriore o meglio una formale appartenenza ad ungruppo identificato come la Chiesa. Di fatti, diciamo “Devo andare in Chiesa”oppure “Io sono un uomo di Chiesa”. Partecipiamo alla Messa la Domenica, magaripreghiamo anche tanto a casa. Ma questo basta per definirci realmentecristiani? Fare tante cose sante ci rende santi? Andiamo a Messa perchésentiamo il desiderio irrefrenabile di incontrare Gesù oppure per sentirci aposto con la nostra coscienza o per  vidimare le credenziali settimanali dellanostra vita di fede?
No. Non basta sentirsi a posto, non basta nemmenooccupare un posto nella chiesa. C’è bisogno di una vita spirituale che ci rendaconsapevoli di quello che facciamo. Siamo cristiani senza sapere chi siamo;tentiamo di vivere il cristianesimo senza sapere esattamente cosa comportiquesta scelta. Siamo cristiani disincantati che ignorano quanto il Maestro ciha insegnato e cioè che la scelta di seguirlo porta decisamente alla morte! Nonci pensiamo, ma Gesù ce lo ha detto chiaramente! Se quando usciamo dalla Chiesadiciamo semplicemente: “Che bella Messa ho ascoltato!”, “Che bei canti!”, “Chebella l’omelia di oggi”, forse abbiamo tralasciato qualcosina.
Ci siamo dimenticati che abbiamo partecipato aldramma della crocifissione, della morte della sepoltura di Gesù, del suofallimento, della sua angoscia! E di come tutto questo sangue versato si siatrasformato per noi in fonte di vita e di resurrezione! Forse perché proprionel momento apice della celebrazione, la consacrazione, siamo sempre piùdistratti: quando va bene ci organizziamo la vita, pensiamo a cosa dobbiamofare dopo la Messa, a che punto starà la cottura del pranzo; quando va maleparliamo con disinvoltura con il vicino! Dovremmo essere tutti in ginocchio(almeno per chi se lo può permettere) per adorare un Dio che per noi staversando sangue e ci chiede di fare la stessa cosa con i nostri fratelli esorelle.
Altro che bella Messa! La Messa dovrebbe toglierciil fiato, dovrebbe interrogarci cosi tanto da metterci in crisi ogni giorno;dovrebbe farci pensare a quanta poca strada abbiamo fatto con il Signore, aquante volte lo abbiamo tradito!
Apro una parentesi. Il Comandante Giovanni Masi,  ogni volta che atterriamo dopo un volo insieme,  mi fa sempre questa domanda: “Come tisenti?” E io gli rispondo “Bene, è stato davvero un bel volo!”. Lui a questarisposta si spazientisce: “Alla fine di ogni volo ti devi sentire male! Deviscendere dall’aeroplano stanco, sudato come una spugna e col mal di testa.Questo significa che sei stato attento e non ti sei mai distratto. Altrimentiti sei solo fatto una passeggiata pericolosa!”.
Questo vale anche per noi. Dobbiamo uscire dalportone della Chiesa sudati, contraddetti, lavorati dallo Spirito, interrogatidalla sua parola, ma sempre pronti a riprendere il volo, a riprendere ilcammino della fede.
Non ci può bastare essere cristiani : dobbiamocapire che cosa Cristo ci chiede ogni giorno nella sua volontà, fino ad esserepronti a dare la nostra stessa vita per Lui.

3. La fedenon è uno scherzo.
Il cristianesimo non è un dolcetto che edulcora lenostre giornate, nè tanto meno uno scherzetto che confonde le idee deisemplici. La fede è una relazione vera e profonda con il Signore risorto che cichiede di fidarci solo di Lui e di abbandonarci al suo amore. Molti vivono lafede come uno “scherzetto”. Dicono di credere, ma non hanno fiducia che Dio puòcambiare la loro storia e non si fidano della sua parola. Sono i cristiani del“Dio esiste, ma la vita è mia e me la gestisco io!”. I cristiani della domenica,non della resurrezione! Quei cristiani che limitano l’esperienza di fede altempo determinato di una preghiera per assolvere ad una pratica religiosa.Seguire Gesù non è uno scherzo! Significa fidarsi solo di Lui, della suapotenza, della sua forza, dell’energia che solo Lui può dare. Significarinunciare a tutto ciò che nella nostra vita rappresenta un’immaginealternativa di Dio, che mi regala il “dolcetto” delle certezze che mi aiutano avivere meglio.
“Nessunservitore può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppuresi affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e laricchezza” (Lc 16,13)
Nessuno di noi potrà mai dirsi veramente cristianose vive con due piedi in una scarpa.
Io dico spesso che siamo cristiani double-face, comequei vestiti che si possono indossare in un verso o nell’altro a seconda dicome ci piace.
Così adoriamo Dio in chiesa come nostro unicoSignore e Salvatore e fuori recitiamo le beatitudini del mondo:
“Beato me che ho un po’ di soldi in banca!
Beato me che posso arrivare a fine mese!
Beato me che ho una buona salute!
Beato me che sto bene!”
Le beatitudini del mondo danno al danaro, allaricchezza, al benessere fisico o materiale il volto di un dio che ci fa starebene , perché ci fornisce le nostre sicurezze quotidiane.
Sì , l’uomo di oggi, come quello di ieri, vive infunzione delle sue sicurezze. Senza certezze si sente vuoto e riempie questamancanza con tutto ciò che gli dà sostegno e garanzie affettive: alcol, droga,sesso, gioco. Quante famiglie ho visto sgretolarsi davanti ai miei occhi ,perché il papà voleva regalare sicurezza ai suoi cari giocando ogni giorno acarte, al lotto, alle macchinette, acquistando freneticamente “Gratta e vinci”.Il gioco, come tutte le dipendenze, ci rende schiavi, ci logora, ci spogliadella nostra dignità, ci rovina! Quello che ci sembra una buona strada per lasperanza di un futuro migliore, in realtà diventa una chimera che ci imbrigliae ci soffoca perché ci chiede sempre di più, stritolandoci in un vortice letale.MAI GIOCARE PER SOLDI!!! MAI PENSARE CHE LA SICUREZZA DERIVI DALLA FORTUNA! Lavita non è un gioco!!! Mettiamocelo bene in mente!!!

4. Gliidoli nella Sacra Scrittura
 Le immaginialternative di Dio, quelle che ci danno pseudo-sicurezze, nella Bibbia vengonochiamate “idoli”. Questo termine deriva dal greco eidolon , a sua volta derivato dal verbo idein che significa “vedere”. L’idolo sarebbe, quindi, una realtàmateriale che concretizza una certezza: “Dio esiste perché lo posso vedere”.Nella traduzione greca dell’Antico Testamento (LXX) tantissimi termini ebraicivengono tradotti con questa parola.
Alcuni sono termini denigratori come abominio,vergogna, infamia, escrementi! Altri sono termini che designano l’inconsistenzae l’inefficacia degli idoli: soffio, vapore, nullità, falsità inganno, vanità,menzogna, “nondio” . Oppure termini che identificano le divinità con le loroimmagini, qualificandole come materia morta: immagine intagliata, immagine dimetallo fuso, demoni, spiriti con sembianze di capre.
L’analisi di questo vocabolario ci dice chiaramente comel’idolatria sia una forma di affidamento ad un dio immanente, terreno,realizzato da mani d’uomo, ma che in realtà è materia morta utile soltanto adiniettare flebili sensazioni di sicurezza. Qui c’è più del dubbio di Tommaso“se non tocco non credo”, ma “Dio esiste solo se lo tocco!”
Anche noi, nella cappella del presepe della nostraChiesa, possediamo l’ultimo resto del tempio pagano dedicato alla musaPolimnia, costruito da Caio Mario nel 104 a.C., sui cui resti venne fondata lacattedrale. E’ una pietra di forma rettangolare che gli architetti decisero dimettere come soglia di ingresso della prima chiesa, cosicché chiunque vientrasse avrebbe dovuto calpestarla. Di fatti su di essa c’è l’ iscrizione: “Idolo fui, or son porta, ma ‘l dico il verosono pietra morta”. La nostra stessa storia ci insegna che per entrare nelmistero di Dio bisogna prima calpestare gli idoli che ci fabbrichiamo con lenostre mani.
Luciano Manicardi scrive che “l’idolatria è ilcontrappunto problematico e oscuro della rivelazione luminosa del Dio uno”.
Non dimentichiamo una realtà fondamentale: in Genesista scritto che "Dio formò l’uomo a SUA immagine…" (1,27). Diconseguenza non siamo autorizzati a farci un dio a NOSTRA immagine, némateriale, né mentale, ma ci è richiesto di ascoltare la sua Parola, per saperecosa Dio ci dice e vuole da noi.
Ma allora possiamo farci delle immagini, dellestatue che ci “aiutino” a pensare a Lui?
Gli Atti degli apostoli riportano che "…non dobbiamo credere che la divinitàsia simile ad oro, argento o a pietra scolpita dall’arte o dall’immaginazioneumana” (Atti 17,29)
E il libro di Isaia, che si scaglia ferocementecontro gli idoli, ci pone la domanda cruciale:
"A chi vorreste assomigliare Dio? E con qualeimmagine lo rappresentereste? Un artista fonde l’idolo, l’orafo lo ricopred’oro e vi salda delle catenelle d’argento… A chi dunque mi vorresteassomigliare, perché io gli sia pari?"(Isaia 40,18-26 Cfr. 41,4-7 e 24; 44,6-20).
Dio non vuole essere rappresentato, datal’impossibilità di immaginarlo o paragonarlo a qualcosa e VIETA, in manieracategorica, che vengano fatte immagini di altre cose per farne oggetto diculto.
Il Signore è un Dio “geloso”: la nostra adorazionedeve essere rivolta solo a Lui.
"Non ti fare scultura alcuna, né immaginealcuna delle cose che sono lassù nei cieli e nelle acque sotto la terra; non tiprostrare dinanzi a tali cose e non servire loro, perché io, l’Eterno, il Diotuo, sono un Dio geloso." (Esodo 20,2-5; Deuteronomio 4,15-19)
Anzi il Deuteronomio aggiunge che sono proprio gliidoli che muovono a gelosia il cuore di Sposo di Dio nei confronti della suopopolo-sposa, perché lei lo tradisce con ciò che non è Lui, un “nondio”
"Essi mi hanno mosso a gelosia con ciò che nonè Dio, mi hanno irritato coi loro idoli vani" (Deuteronomio 32,21 cfr.Geremia 7,18).
E il libro del Levitico continua:
"Non vi farete idoli, non vi eleverete immaginiscolpite, nè statue e non collocherete nel vostro paese alcuna pietra ornata difigure, per prostrarvi davanti ad essa, poiché io sono il Signore, il Diovostro." (Levitico 26,1)

Anche il 2° comandamento proibisce l’uso diimmagini:
"Non ti fare scultura alcuna, né immaginealcuna delle cose che sono lassù nei cieli o quaggiù sulla terra o nelle acquesotto la terra; non ti prostrare dinanzi a tali cose, non servire loro, perchéio il Signore, il Dio tuo, sono un Dio geloso"
(Esodo 20,4)
Il famoso Salmo 115, poi, condanna gli idoli,tacciandoli di essere sculture inanimate, che hanno bocca ma non parlano, cioènon comunicano nulla all’uomo : sono solo pezzi di materiale morto.
"I loro idoli sono argento e oro, opera di manod’uomo. Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchie enon odono, hanno naso e non odorano, hanno mani e non toccano, hanno piedi enon camminano , la loro gola non rende alcun suono." (Salmo 115,4-9;135,15)
E ancora possiamo leggere cosa dice a proposito ilprofeta Geremia:
"I costumi dei popoli sono vanità……. si tagliaun albero della foresta e le mani dell’operaio lo lavorano con l’ascia, lo siadorna d’argento e d’oro, lo si fissa con chiodi e martelli perché non simuova. Codesti dei sono come pali in un orto di cocomeri, e non parlano;bisogna portarli perché non possono camminare. Non li temete! Perché nonpossono fare alcun male, e non è in loro potere di fare del bene" (Geremia10,2-11).

Per l’antico Israele la proibizione era totale,severa, incontestabile. L’appartenenza al popolo di Dio lo doveva differenziaredagli altri popoli e dai loro usi.
Facciamo dunque nostra l’esortazione di Paolo:
"Perciò cari miei, fuggite l’idolatria!"(I Corinti 10,14)
e quella dell’apostolo Giovanni:
"Figlioletti, guardatevi dagli idoli." (IGiovanni 5,21)

5. Quindinoi sbagliamo a venerare le nostre statue? Le nostre Reliquie?
Un po’ distoria.
Nell’anno 730, l’imperatore d’OrienteLeone III Isaurico proibisce il culto delle immagini  cioè l’utilizzo delle famose Icone, che eraallora diffuso in tutto il mondo cristiano. Questa proibizione imperiale,emanata dall’autorità politica, scatena una terribile devastazione, che portaalla distruzione di preziosissime icone, di magnifiche opere d’arte, che furonoinsensatamente distrutte, con un odio particolarmente feroce. L’autoritàreligiosa, il Patriarca di Costantinopoli, Germano, si oppone a questa misuraimperiale, ma viene destituito e i difensori delle immagini sacre vengonoduramente perseguitati. La persecuzione dura anche sotto gli imperatori chesuccedettero a Leone III. Finalmente nell’anno 787 viene convocato a Niceaun Concilio ecumenico che sanciscel’assoluta liceità di rappresentare per immagini la figura di Gesù, di MariaSua Madre, degli Angeli e dei santi. Il secondo Concilio di Nicea spiegavache, attraverso le immagini, chi le contempla viene invitato ad imitare ipersonaggi rappresentati: Gesù, Maria, gli Angeli e i Santi.
Quindi, le immagini sacre sono uno strumento chedeve aiutare il cristiano ad imitare coloro che vi sono rappresentati. E nonsolo: le immagini sacre servono anche per decorare i luoghi dove si celebra ilculto e servono –questo accadeva soprattutto in epoche passate – a migliorarela conoscenza di episodi biblici, tanto nell’Antico quanto nel Nuovo Testamento(le famose catechesi visive).
Seleggiamo bene tutti i passi della Sacra Scrittura che proibiscono lacostruzione di statue e di immagini, ci accorgeremo che la Bibbia condannasolo e sempre la raffigurazione e l’adorazione delle immagini e delle divinitàpagane, ossia degli idoli, in contrasto con l’adorazione dell’unico vero Dio.
Proprio laBibbia insegna che Dio non proibisce, sempre, per qualunque ragione, dicostruire immagini. Anzi, nella Bibbia si legge che Dio ha addirittura ordinatodi costruire immagini e statue. Restiamo nel libro dell’Esodo.Leggiamo, al capitolo 37, cheMosé, convocò “tutti gli uomini di ingegno” – e la Bibbia ci dice che questiuomini di ingegno, questi artisti “il Signore [li] aveva dotati di saggezza edi intelligenza, perché fossero in grado di eseguire i lavori della costruzionedel santuario, fecero ogni cosa secondo ciò che il Signore aveva ordinato”(36,1). Bene: che cosa aveva ordinato il Signore?
Aveva ordinato diadornare con statue e immagini l’Arca dell’Alleanza. Il libro dell’Esodo cisvela un preciso, chiarissimo comando del Signore. È Jahvè che parla eordina: “Farai due cherubini d’oro: li farai lavorati a martello sulledue estremità del coperchio. Fa’ un cherubino ad una estremità e un cherubinoall’altra estremità. Farete i cherubini tutti di un pezzo con il coperchio allesue due estremità. I cherubini avranno le due ali stese di sopra, proteggendocon le ali il coperchio; saranno rivolti l’uno verso l’altro e le facce deicherubini saranno rivolte verso il coperchio” (Es. 25,18-21) Ma allora,come si può vedere molto bene da questo brano, il Signore ordina di scolpire efare statue di cherubini, cioè di angeli, per adornare i luoghi di culto. Vedetebene che quando non c’è il pericolo di idolatria, costruire statue per il cultocorrisponde alla volontà di Dio.

Lo stesso discorsovale per la venerazione delle Reliquie dei Santi , che tanto clamore spessosuscita nella mente di tanti dissidenti.
Non mancano idocumenti : il primo che la storia ci ha tramandato ricorda il “giorno delmartirio” di San Policarpo, che fu martirizzato il 23 febbraio dell’anno155 a Smirne, nell’odierna Turchia. Questo documento è stato scrittoprobabilmente nell’anno 177 dalla Comunità di Smirne e si intitola "Martiriodi San Policarpo". E’ un documento che chiarisce bene la distinzionetra la adorazione da tributare aCristo, perché è Dio, e la venerazioneda tributare ai martiri, perché sono stati discepoli e imitatori di Cristo.
Leggiamo: “Noiadoriamo lui [il Cristo] perché è Figlio di Dio, i martiri invece li amiamocome discepoli e imitatori del Signore (...). Pertanto il centurione, vistol’accanimento dei Giudei nella contesa, fece portare in mezzo il corpo e lofece bruciare secondo costume pagano. Così non solo più tardi potemmoraccogliere le sue ossa, più preziose delle gemme più insigni e più stimabilidell’oro, e le collocammo in luogo conveniente. Quivi per quanto ci saràpossibile, ci raduneremo con gioia e allegrezza, per celebrare, con l’aiuto delSignore, il giorno natalizio del suo martirio, per rievocare la memoria dicoloro che hanno combattuto prima di noi, e per tenere esercitati e prontiquelli che dovranno affrontare la lotta” (Dal martirio di San Policarpo,cc. 17 e 18). Da questo prezioso e antichissimo documento appare chiaramenteche nei primissimi tempi - siamo poco dopo la metà del secondo secolo – icristiani veneravano i martiri e i santi, raccoglievano e custodivano le lororeliquie. Proprio come facciamo oggi noi cattolici. I cristiani dei primitempi raccoglievano, con religiosa pietà, quando era possibile, le sacrespoglie dei martiri per seppellirle onoratamente, e poi celebravano il dìesnatalis, cioè il giorno del martirio, con la Messa.
Quindi possiamo edobbiamo venerare le Reliquie e le statue dei Santi , purché per noi non sianoun fine, ma un mezzo, un metodo per arrivare a Dio; purché non ci fermiamo allamera materia o addirittura al cadavere, ma entriamo in contatto con Colui peril quale essi stessi hanno dato la vita.
Mi fanno pensarespesso quelle mamme che hanno i figli lontani e che ogni giorno annusano i loroindumenti per sentirne il profumo… Non si tratta di atti di feticismo, ma di unaffetto così forte che si nutre anche di profumi in grado di  accorciare le distanze e impregnare la vitadi presenze!

7. I nostri idoli.

7.1 Amuleti e talismani
Sembra innocuo,oggigiorno, indossare un portafortuna: corni, cornetti, forbici, coccinelle, ferridi cavallo o altro… Ma assolutamente non lo è! Perché la domanda di fondo èsempre quella: TU DI CHI TI FIDI?
Se ti fidi di Dio,solo Dio basta! Tutti gli amuleti allontanano la benedizione di Dio , perchéaltro non sono che idoli in cui confidiamo per ricevere sicurezze! O credi inDio o credi negli amuleti! Quanti vengono in chiesa con un corno appeso alcollo! Questo è puro sincretismo religioso : non si può servire Dio e gli idoliche non sono Dio! La vita di fede comporta una scelta esclusiva per Dio.Toglili, buttali, bruciali, liberatene anche se sono regali cari dei tuoigenitori! La salvezza non ha prezzo!

7.2 La superstizione
E’ un altro grandeidolo della nostra società. Non ci sono oggetti o cose che portano bene, perchésolo Dio è il Bene.
Come si fa a venire inchiesa per segnare la data di un matrimonio con la pretesa di escluderetassativamente il martedì e il venerdì perché portano sfortuna ? Per nonparlare del mese di novembre, che porta male perché è il mese dei morti!Assurdo… tu vuoi celebrare un matrimonio sacramento e credi nella sfortuna! Quandomai un morto ha portato sfortuna! Anzi al massimo porta bene , visto che nellesale sposarsi a novembre costa la metà!
È INAUDITO che ilgiorno prima del matrimonio il vestito della sposa debba essere conservato inun’altra casa per scaramanzia! È inammissibile questa delirante commistione difede, religiosità popolare e scaramanzia ! O CREDI IN DIO O CREDI CHE LA VICINADI CASA TI POSSA SALVARE IL MATRIMONIO!!!
Apriamo gli occhi :sposarsi in Chiesa significa accogliere Dio ed escludere ogni altra forma didivinità!
La fortuna non esiste!Esiste la Provvidenza che è il costante pensiero di Dio che ha lo sguardosempre rivolto a noi! SEMPRE! NON OGNI TANTO!

7.3 Gli oroscopi
Ci sono persone chenon mettono il naso fuori di casa se non ascoltano l’oroscopo , che è in gradodi determinare  umori e stati d’animodella giornata! Il cristiano RIFIUTA OGNI FORMA DI PREVISIONE DEL FUTURO ,PERCHE’ IL FUTURO APPARTIENE SOLO A DIO!!! Il nostro vero oroscopo è ilVangelo: lì è scritto tutto, anche l’aldilà. Non abbiamo bisogno di falsiprofeti che rigurgitano sentenze sotto forma di anestetici della vitaquotidiana!
Io , quando sento checomincia l’oroscopo , cambio canale della radio o la  spengo o giro la pagina del giornale.L’oroscopo non lo si legge nemmeno per scherzo!
Per non parlare deimaghi e delle stregonerie di ogni genere , che altro non fanno che legare lavita dell’uomo al potere del male. MAI RIVOLGERSI AD UN MAGO, MAI!!!
Il cristiano credeSOLO in Dio ed è tranquillo perché sa che i suoi giorni sono nelle sue mani!

7.4 Halloween

È una festa che sicelebra la sera/notte del 31 ottobre e si ricollega a tradizioni della culturaceltica e anglosassone. Il termine Halloween deriva da “All-Hallows’ Eve” chesignifica “Vigilia di Tutti i Santi”. Oggi, tuttavia, chi la celebra, anzichépredisporre il proprio cuore a festeggiare i santi, eroi reali della storia,preferisce far festa ad un immaginario Jack o’ Lantern ,  rappresentato da una zucca vuota illuminataal suo interno, a fantasiosi fantasmi o folletti, a immaginari mostri, streghe, vampiri, all’occulto, al male. Halloween E’ UNA FESTA IMPORTATANTE PER ISATANISTI e corrisponde alla vigilia dell’anno nuovo secondo il “calendariodelle streghe”.
Secondo una leggendainglese questo Jack aveva stipulato un patto col diavolo: in cambio di unfavore, il diavolo non l’avrebbe portato all’inferno. Quando morì, il patto fumantenuto. Ma Jack, non accettato in paradiso a causa dei suoi peccati, vagòper il mondo senza pace, rischiarandosi la strada con un tizzone ardentedell’inferno in una zucca. Di fatto è bene sapere  che LA ZUCCA VUOTA E’ SIMBOLO DI UN’ANIMAVAGANTE, CHE NON HA PACE! Non è un semplice complemento d’arredo! Attenzione!Negli USA la festa si chiama “notte del diavolo” e spesso questi festeggiamentidegenerano in atti di vandalismo (anche nella nostra Città).
Halloween è unaCELEBRAZIONE, CAMUFFATA DA GIOCO, DEL NEMICO DI DIO!
Celebrare la festa diHalloween è come celebrare il ricordo di questo patto con il diavolo e il farloper gioco non ci risparmia dalle sue conseguenze , spesso disastrose. “Eh ,tanto si tratta di una festa ! Cosa sarà mai!? ”. E invece no! FESTEGGIAREHALLOWEEN E’ PERICOLOSO! E’ pericoloso per chi festeggia, ma soprattutto perchi queste feste le organizza, magari inconsapevole di fare la volontà diSatana, il “nondio”.
Attenzione! Il diavoloesiste eccome! Non facciamoci imbrogliare da alcuno! Il demonio sa sfruttarebenissimo questa nostra ignoranza per trarci in inganno. Stiamo attenti a noncadere nella sua trappola, perché, se si beve un veleno “per gioco”, ci siavvelena veramente e si muore sul serio!
Nell’ultimo documentodella Conferenza Episcopale dell’Emilia Romagna, “Religiosità alternativa,sette, spiritualismo”, edito da Libreria Editrice Vaticana, a pagina 38 iVescovi cosi scrivono: “Il cristiano non può accettare tale festa, così come èproposta oggi, in quanto è legata strettamente ad atteggiamenti superstiziosied è contraria all’autentica vocazione cristiana , per la quale “tutti i fedelid’ogni stato e condizione sono chiamati dal Signore, ognuno per la sua via, aduna santità, la cui perfezione è quella stessa del padre celeste” (ConcilioVaticano II, Lumen Gentium,11). Il cristiano sa bene che la morte non hal’ultima parola sulla vita e che la Chiesa nella “Festa dei Santi” e in quellaseguente dei “Defunti” è chiamata a testimoniare la consapevolezza della vitache continua nella comunione dei Santi”.
Uniamoci, allora, erieduchiamo le nuove generazioni al senso più vero della festa cristiana.Accompagniamoli in questo cammino, leggendo loro la vita dei Santi dellaChiesa. Facciamo conoscere loro i veri EROI della storia, coloro che per tuttal’umanità hanno dato la vita! Anziché vestirli da cadaveri ambulanti, portiamolial cimitero a trovare i parenti defunti. Educhiamoli al senso vero della vitaeterna, perché non abbiano terrore della morte, perché non vivano la loroesistenza come zucche vuote, ma teste riempite di speranza, illuminate dallaluce dello Spirito e non dal lanternino bieco di una “festa” commerciale ,dietro le cui sembianze si nasconde il demonio!
Gesù è la nostra vita, la nostra energia, lanostra forza!
E questo non è uno scherzetto!!

Polignano a Mare, 31 ottobre2013
Sesto anno dall’inizio delministero nella Parrocchia

                                                                       
                                                                        don Gaetano

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