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Francesco: il "rischio" dell'adozione, una delle forme più umane di accoglienza

Nella prima udienza generale dell’anno, il Papa prosegue il ciclo delle catechesi dedicate a San Giuseppe che pur non essendo il padre biologico di Gesù se ne prese cura con infinito amore: più rischioso di adottare un figlio è negare la paternità e la maternità, sia la reale sia la spirituale. Oggi, per la lettura del Vangelo e dei saluti nelle diverse lingue, per la prima volta presenti anche dipendenti di alcuni Dicasteri della Curia Romana



Offre una meditazione su San Giuseppe come padre di Gesù, Papa Francesco nella sua sesta catechesi, all’udienza generale, dedicata allo “sposo di Maria”. È lo spunto per riflettere assieme ai presenti in Aula Paolo VI sulla paternità e sulla maternità e sul senso più profondo dell’essere padri o madri. Nell'udienza odierna, per la prima volta hanno partecipato come lettori per le varie lingue, oltre ai monsignori della Segreteria di Stato, anche un laico e una religiosa, dipendenti vaticani. Il Papa evidenzia che oggi “viviamo un’epoca di notoria orfanità”, che “la nostra civiltà è un po' orfana" e chiede a San Giuseppe la grazia di svegliare le coscienze, perchè si pensi ad avere figli; quindi considera che “non basta mettere al mondo un figlio” per dirsi padre o madre. Un esempio calzante è proprio Giuseppe, che, come scrivono gli evangelisti Matteo e Luca, non è il padre biologico di Gesù, ma per far comprendere la sua paternità legale Francesco richiama l’istituto dell’adozione, anticamente assai frequente in Oriente, più che ai nostri giorni”. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)

"Padri non si nasce, lo si diventa"
Giuseppe “come padre ufficiale di Gesù, esercita il diritto di imporre il nome al figlio, riconoscendolo giuridicamente” e lo fa sapendo già “che per il figlio di Maria c’è un nome preparato da Dio: “Gesù”, che significa ‘Il Signore salva’”. Con questa premessa il Papa rimarca quanto scritto nella Lettera Apostolica Patris corde dedicata a San Giuseppe: “Padri non si nasce, lo si diventa. E non lo si diventa solo perché si mette al mondo un figlio, ma perché ci si prende responsabilmente cura di lui. Tutte le volte che qualcuno si assume la responsabilità della vita di un altro, in un certo senso esercita la paternità nei suoi confronti”. Francesco, insomma, parlando di San Giuseppe, guarda alla realtà di oggi e rivela:

Penso in modo particolare a tutti coloro che si aprono ad accogliere la vita attraverso la via dell’adozione, che è un atteggiamento così generoso e bello, bello .... Giuseppe ci mostra che questo tipo di legame non è secondario, non è un ripiego, no. Questo tipo di scelta è tra le forme più alte di amore e di paternità e maternità. Quanti bambini nel mondo aspettano che qualcuno si prenda cura di loro!

Rinnegare la paternità e la maternità toglie umanità
Il Papa osserva, poi, che tanti coniugi “desiderano essere padri e madri ma non riescono per motivi biologici; o, pur avendo già dei figli, vogliono condividere l’affetto familiare con chi ne è rimasto privo”, da qui il suo incoraggiamento a non avere paura “di scegliere la via dell’adozione, di assumere il “rischio” dell’accoglienza. Francesco insiste sulla genitorialità e sull’inverno demografico e nota che oggi è più diffusa la scelta di circondarsi di animali domestici che non quella di fare figli. Per il Papa “questo rinnegare la paternità e la maternità … ci toglie umanità. E così la civiltà diviene più vecchia e senza umanità, perché si perde la ricchezza della paternità e della maternità”, che sono “la pienezza della vita di una persona”:

È un rischio, sì: avere un figlio, sempre è un rischio, sia naturale sia d’adozione. Ma più rischioso è non averne. Più rischioso è negare la paternità, negare la maternità, sia la reale sia la spirituale.

Francesco sottolinea inoltre che a un uomo e una donna che non sviluppano il senso della paternità e della maternità “manca qualcosa, qualcosa di principale, di importante”. E continua:

Auspico che le istituzioni siano sempre pronte ad aiutare in questo senso dell’adozione, vigilando con serietà ma anche semplificando l’iter necessario perché possa realizzarsi il sogno di tanti piccoli che hanno bisogno di una famiglia, e di tanti sposi che desiderano donarsi nell’amore.

La testimonianza di un'adozione
E sui sentimenti che un'adozione può far sbocciare, il Pontefice racconta la testimonianza di un medico che non aveva figli e che con la moglie ha deciso di adottarne uno. Giunto il momento dell'affidamento del bambino, sono arrivati il timore sul suo stato di salute e le preoccupazioni di future malattie, subito svaniti nel momento dell'incontro con il piccolo, spazzati via da un istintivo affetto paterno. "Questa è la voglia di essere padre, di essere madre nell’adozione - esclama Francesco -. Non abbiate paura di questo".

La preghiera a San Giuseppe per le coppie che desiderano un figlio
E “perché nessuno si senta privo di un legame di amore paterno”, il Papa assicura la sua preghiera e invoca San Giuseppe perché protegga e aiuti gli orfani “e interceda per le coppie che desiderano avere un figlio”. E proprio per questo invita a rivolgersi al padre putativo di Gesù con una speciale invocazione:

San Giuseppe,

tu che hai amato Gesù con amore di padre,

sii vicino a tanti bambini che non hanno famiglia

e desiderano un papà e una mamma.

Sostieni i coniugi che non riescono ad avere figli,

aiutali a scoprire, attraverso questa sofferenza, un progetto più grande.

Fa’ che a nessuno manchi una casa, un legame,

una persona che si prenda cura di lui o di lei;

e guarisci l’egoismo di chi si chiude alla vita,

perché spalanchi il cuore all’amore. Amen.

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

FONTE: VATICAN NEWS

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