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Urbi et Orbi, il Papa: Dio nasce tra le crisi del mondo, ma la speranza è più forte

  Nel messaggio natalizio prima della benedizione impartita dalla loggia centrale della Basilica, Francesco ha ricordato terre e popoli scossi da guerre e violenze, bambini vittime di abusi, gli anziani soli, i profughi, i rifugiati e quanti soffrono a causa della pandemia. Concessa l'indulgenza plenaria ai presenti e alle persone collegate attraverso i media


“La Parola di Dio, che ha creato il mondo e dà senso alla storia e al cammino dell’uomo, si è fatta carne ed è venuta ad abitare in mezzo a noi”. Nel messaggio di Natale, dalla loggia centrale della Basilica Vaticana, Papa Francesco sottolinea che “il Verbo si è fatto carne per dialogare con noi”. Venendo nel mondo, ci mostra “la via dell’incontro e del dialogo”. Una strada da intraprendere anche e soprattutto “in questo tempo di pandemia”, in cui “si rafforza la tendenza a chiudersi, a fare da sé, a rinunciare ad uscire, a incontrarsi, a fare le cose insieme”. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)

Immense tragedie avvolte dal silenzio
Anche a livello internazionale, osserva il Pontefice, “c’è il rischio di non voler dialogare, il rischio che la crisi complessa induca a scegliere scorciatoie piuttosto che le strade più lunghe del dialogo”. Nel suo messaggio, rivolto prima della recita mariana dell'Angelus e di impartire la Benedizione urbi et Orbi, il Papa ricorda il dramma di terre martoriate e quello di guerre dimenticate.

In effetti, mentre risuona intorno a noi e nel mondo intero l’annuncio della nascita del Salvatore, sorgente della vera pace, vediamo ancora tanti conflitti, crisi e contraddizioni. Sembrano non finire mai e quasi non ce ne accorgiamo più. Ci siamo abituati a tal punto che immense tragedie passano ormai sotto silenzio; rischiamo di non sentire il grido di dolore e di disperazione di tanti nostri fratelli e sorelle.

Pensiamo a Siria, Iraq e Yemen
Il pensiero del Pontefice torna, come già avvenuto in più occasioni durante il Pontificato, alle laceranti sofferenze dei popoli di Siria, dove gli sfollati sono oltre 7 milioni, e Iraq, Paese al centro del viaggio apostolico dal 5 all'8 marzo del 2021. Francesco esorta anche ad ascoltare il grido di dolore che arriva dallo Yemen, dove almeno 10 mila bambini sono stati uccisi o feriti dallo scoppio dei combattimenti nel marzo del 2015.

Pensiamo al popolo siriano, che vive da oltre un decennio una guerra che ha provocato molte vittime e un numero incalcolabile di profughi. Guardiamo all’Iraq, che fatica ancora a rialzarsi dopo un lungo conflitto. Ascoltiamo il grido dei bambini che si leva dallo Yemen, dove un’immane tragedia, dimenticata da tutti, da anni si sta consumando in silenzio, provocando morti ogni giorno.

Nel cuore Betlemme e il Libano
Il Papa ricorda anche “le continue tensioni tra israeliani e palestinesi” e la crisi in Libano, dove il 75 per cento delle famiglie vive in povertà. Ed invita a volgere lo sguardo verso Betlemme, dove Il Patriarca Latino di Gerusalemme ha celebrato la Messa della notte di Natale.

Ricordiamo le continue tensioni tra israeliani e palestinesi, che si trascinano senza soluzione, con sempre maggiori conseguenze sociali e politiche. Non dimentichiamoci di Betlemme, il luogo in cui Gesù ha visto la luce e che vive tempi difficili anche per le difficoltà economiche dovute alla pandemia, che impedisce ai pellegrini di raggiungere la Terra Santa, con effetti negativi sulla vita della popolazione. Pensiamo al Libano, che soffre una crisi senza precedenti con condizioni economiche e sociali molto preoccupanti.

Pace per Medio Oriente e Afghanistan
Nel messaggio, il Papa scandisce parole che compongono una supplica: “A Lui chiediamo la forza di aprirci al dialogo. In questo giorno di festa lo imploriamo di suscitare nei cuori di tutti aneliti di riconciliazione aneliti di fraternità”. Il Santo Padre ricorda il non facile cammino di riconciliazione in Medio Oriente e la drammatica situazione in Afghanistan, dove Il numero di bambini che non hanno cibo a sufficienza è aumentato, negli ultimi quattro mesi, di 3,3 milioni.

Bambino Gesù, dona pace e concordia al Medio Oriente e al mondo intero. Sostieni quanti sono impegnati a dare assistenza umanitaria alle popolazioni costrette a fuggire dalla loro patria; conforta il popolo afgano, che da oltre quarant’anni è messo a dura prova da conflitti che hanno spinto molti a lasciare il Paese.

Il Myanmar e l’Ucraina trovino luce e sostegno
Sono molteplici le terre ricordate da Francesco nel suo messaggio: “Re delle genti - afferma il Santo Padre - aiuta le autorità politiche a pacificare le società sconvolte da tensioni e contrasti”. Il suo pensiero è rivolto anche al Myanmar, Paese scosso dalle violenze, e all'Ucraina, dove le armi - come ha sottolineato all'Angelus del 12 dicembre - le armi non sono la strada.

Sostieni il popolo del Myanmar, dove intolleranza e violenza colpiscono non di rado anche la comunità cristiana e i luoghi di culto, e oscurano il volto pacifico di quella popolazione. Sii luce e sostegno per chi crede e opera, andando anche controcorrente, in favore dell’incontro e del dialogo, e non permettere che dilaghino in Ucraina le metastasi di un conflitto incancrenito.

Riconciliazione per i popoli africani
Anche l’Africa è nel cuore del Santo Padre, che esorta ad ascoltare il grido di dolore di popolazioni afflitte da violenze e da profondi squilibri.

Principe della Pace, assisti l’Etiopia nel ritrovare la via della riconciliazione e della pace attraverso un confronto sincero che metta al primo posto le esigenze della popolazione. Ascolta il grido delle popolazioni della regione del Sahel, che sperimentano la violenza del terrorismo internazionale. Volgi lo sguardo ai popoli dei Paesi del Nord Africa che sono afflitti dalle divisioni, dalla disoccupazione e dalla disparità economica; e allevia le sofferenze dei tanti fratelli e sorelle che soffrono per i conflitti interni in Sudan e Sud Sudan.

Prevalga la solidarietà nel continente americano 
Un altro passaggio del messaggio natalizio è dedicato al continente americano.

Fa’ che prevalgano nei cuori dei popoli del continente americano i valori della solidarietà, della riconciliazione e della pacifica convivenza, attraverso il dialogo, il rispetto reciproco e il riconoscimento dei diritti e dei valori culturali di tutti gli esseri umani.

Consolazione per quanti soffrono
Le donne colpite dalla piaga della violenza, i bambini vittime di abusi, gli anziani soli. Per loro e per l’unità delle famiglie, il Papa chiede il conforto del Figlio di Dio.

Figlio di Dio, conforta le vittime della violenza nei confronti delle donne che dilaga in questo tempo di pandemia. Offri speranza ai bambini e agli adolescenti fatti oggetto di bullismo e di abusi. Da’ consolazione e affetto agli anziani, soprattutto a quelli più soli. Dona serenità e unità alle famiglie, luogo primario dell’educazione e base del tessuto sociale.

Cure e vaccini, specialmente per i più bisognosi
Il Pontefice, riferendosi a questo tempo scosso dall'emergenza non solo sanitaria, ricorda anche il dramma della pandemia e la speranza dei vaccini.

Dio-con-noi, concedi salute ai malati e ispira tutte le persone di buona volontà a trovare le soluzioni più idonee per superare la crisi sanitaria e le sue conseguenze. Rendi i cuori generosi, per far giungere le cure necessarie, specialmente i vaccini, alle popolazioni più bisognose. Ricompensa tutti coloro che mostrano attenzione e dedizione nel prendersi cura dei familiari, degli ammalati e dei più deboli.

Il pensiero per i prigionieri di guerra e per i migranti
Prigionieri, profughi e rifugiati. Per loro Francesco rivolge queste parole al Bambino nato a Betlemme esortando tutti gli uomini a non restare indifferenti.

Bambino di Betlemme, consenti di fare presto ritorno a casa ai tanti prigionieri di guerra, civili e militari, dei recenti conflitti, e a quanti sono incarcerati per ragioni politiche. Non ci lasciare indifferenti di fronte al dramma dei migranti, dei profughi e dei rifugiati. I loro occhi ci chiedono di non girarci dall’altra parte, di non rinnegare l’umanità che ci accomuna, di fare nostre le loro storie e di non dimenticare i loro drammi.

Rispettiamo la nostra casa comune
Papa Francesco, toccando temi al centro dell'enciclica Laudato si', ricorda poi il grido di dolore della terra, scossa dai cambiamenti climatici e, in molti casi, maltrattata dall’uomo.

Verbo eterno che ti sei fatto carne, rendici premurosi verso la nostra casa comune, anch’essa sofferente per l’incuria con cui spesso la trattiamo, e sprona le autorità politiche a trovare accordi efficaci perché le prossime generazioni possano vivere in un ambiente rispettoso della vita.

Camminare sui sentieri della pace
Nella parte conclusiva del messaggio natalizio, il Santo Padre indica i sentieri da seguire. Sono tante, afferma, “le difficoltà del nostro tempo”, ma più forte “è la speranza, perché un bambino è nato per noi” . “Lui - ricorda Francesco - è la Parola di Dio e si è fatto in-fante, capace solo di vagire e bisognoso di tutto”. “Ha voluto imparare a parlare, come ogni bambino, perché noi imparassimo ad ascoltare Dio, nostro Padre, ad ascoltarci tra noi e a dialogare come fratelli e sorelle”. O Cristo, nato per noi - conclude il Papa - insegnaci a camminare con Te sui sentieri della pace”. Dopo il messaggio natalizio e l'Angelus, Papa Francesco ha infine concesso a tutti i fedeli presenti e a quelli che ricevono la sua benedizione a mezzo della radio, della televisione e delle nuove tecnologie di comunicazione concede l'indulgenza plenaria nella forma stabilita dalla Chiesa.

Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

FONTE: VATICAN NEWS


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