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Caro Giovanni Paolo II ti scrivo: le richieste di intercessione lasciate sulla tomba del Papa

Fonte: Il Messaggero.


Uno dei primi passi dopo la proclamazione a santi per Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, è stato aggiornare le tombe. Papa Wojtyla riposa nell’altare di San Sebastiano, seconda cappella della navata destra della Basilica di San Pietro, con i monumenti a due Papi del Novecento, le statue di Pio XI (1922-1939) e Pio XII (1939-1958), scolpita questa da Francesco Messina (lo stesso del cavallo della Rai) nel 1964.


Prima di arrivare all’interno della Basilica, entrambe le salme sono state sepolte nelle Grotte Vaticane. Il corpo di Giovanni Paolo II è stato qui per sei anni ed è stato traslato all’indomani della proclamazione a beato nel 2011.

Nelle Grotte Vaticane era possibile lasciare un biglietto, un disegno, un messaggio, una lettera, una fotografia e sulla tomba di Wojtyla sono state raccolte moltissime testimonianze. Arrivati alla tomba, in migliaia hanno scritto quasi a rafforzare la propria richiesta o il proprio pensiero, a cercare ancora un dialogo con il pontefice che aveva parlato al cuore di milioni di fedeli. Il materiale raccolto è vastissimo e riservato, ma qualcosa è stato svelato già nel 2010 grazie al libro di Elisabetta Loiacono “Caro Signor Papa. Cosa scrivono i fedeli a Giovanni Paolo II”.

La devozione popolare. Giovanni Paolo II è stato considerato “santo subito”, oltre ai miracoli approvati per la sua canonizzazione, ci sono migliaia di grazie chieste ed esaudite fin da subito dopo la morte e, probabilmente, molte di queste sono scritte proprio su quei biglietti. Facile immaginare dunque, la delicatezza del compito del personale della Postulazione che ha gestito tutto quel materiale, dividendolo a seconda della tipologia, ovvero fotografie, oggetti di ogni tipo, intenzioni di preghiera, lettere nelle differenti lingue, al fine di facilitarne l’archiviazione. In quelle testimonianze di affetto, ci sono talvolta appelli disperati, particolari intimi di centinaia di persone, sofferenze dovute a malattie, lutti, tradimenti e violenze. Molti hanno lasciato i propri riferimenti, persino il numero di telefono.
Un particolare insolito, che testimonia il dialogo diretto e personale tra i mittenti e il destinatario e che rivela tutta l’umanità che ha trasmesso Karol Wojtyla nei suoi 26 anni di pontificato. Un Papa che si è speso per la giustizia e per la pace, che ha avversato ogni forma di totalitarismo, che è stato protagonista della storia contemporanea, ma anche un grande comunicatore, non solo con i potenti del mondo, ma anche con le persone comuni, che lo sentono amico e confidente.
Sulla tomba sono state rinvenute preghiere di ogni tipo. Alcuni scrivono in maniera sintetica, presi magari dall’emozione del momento, su un pezzo di carta recuperato nello zaino o nella borsa, su un biglietto dell’autobus o su una ricevuta fiscale, con penne o matite per gli occhi. Altri si dilungano in particolari e arrivano già preparati con intenzioni scritte in bella su carta da lettera. E si va dai messaggi in cui si comunicano grazie ricevute all’angosciante richiesta di guarigioni, con struggenti appelli rivolti al papa da bambini colpiti da un dramma familiare, scritti in maniera semplice e per questo ancora più commoventi.
Dalle richieste di aiuto per il lavoro alle crisi di coppia, al desiderio di avere un figlio. C’è anche chi ha chiesto di trovare la persona giusta con cui passare la vita, e chi di riuscire a conquistare un noto conduttore televisivo. Chissà cosa chiederanno ancora ora che diventa santo.

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