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LETTERA DI UNA BIMBA INVIATA A "VIA DEL CIELO. PARADISO"-fonte AGI.


"La maggior parte degli scritti soprattutto nei primi tempi dopo la morte - spiega Saverio Gaeta nel suo libro 'Il miracolo di Karol' edito da Rizzoli - erano un rendimento di grazie a Dio per il dono di questo grande Papa. Successivamente hanno cominciato a giungere le testimonianze delle grazie ricevute, sia di risanamento spirituale, sia di guarigione fisica. Altre lettere sono segnalazioni di tutte le iniziative intraprese in memoria di Giovanni Paolo II: attivita' caritative, gruppi di preghiera, centri culturali che si propongono di approfondire il rapporto tra fede e ragione. La postulazione non ha fatto nulla per stimolare la nascita di queste realta', ma si e' limitata ad aiutarne l'azione, per esempio rendendo disponibili su Internet alcuni sussidi di preghiera".
Scrive Elzbieta, in una lettera spedita dalla Polonia nell'ottobre 2004: "Ti sono grata, Santo Padre, per il rosario ricevuto da te per mio marito malato. A dire il vero non pensavo che la mia richiesta arrivasse nelle tue mani. I medici non davano nessuna possibilita' di guarigione. La diagnosi era chiara: cancro, chemioterapia immediata. Mio marito soffriva anche di infiammazione ai polmoni, anemia, disidratazione del corpo, la sua temperatura non scendeva sotto i 40 gradi. 'Non so se arrivera' a domani', abbiamo sentito dire dal medico".
Prosegue l'accorata testimonianza: "Abbiamo cominciato a pregare; credevo in un miglioramento. Vivevamo con questa speranza: se riusciremo ad avere il rosario dal Santo Padre mio marito guarira'. Quel giorno mio marito doveva sottoporsi a una terapia ad alto rischio e il pomeriggio il postino ha portato una busta dal Vaticano: c'era il rosario... E' stato un momento indimenticabile. Mio marito adesso sta benissimo, non deve piu' sottoporsi alla chemioterapia. Non si separa mai dal rosario; preghiamo insieme ogni giorno, con tutta la famiglia. Preghiamo per il Santo Padre e per tutti coloro che ci sono stati vicini in quei giorni difficili e ringraziamo Dio". Nel libro di Gaeta e' riportata anche la drammatica lettera lasciata sulla sua tomba da una prostituta: "Io non vado a Messa, non so pregare, ma nella mia vita mai ho fatto del male, e ancora oggi mi sto sacrificando per i miei figli. Papa, non e' bello fare la prostituta. Ti prego, Papa, stammi vicino. Te lo imploro. Io non ho nessuno, solo te. Ti prego, fa che mi ritorni la fede. Io continuo a parlare con te. Ti voglio bene".
Tomek, un detenuto che sta scontando una condanna a quindici anni in un carcere polacco, scrive invece: "a un certo momento il conduttore televisivo ha detto che probabilmente il Santo Padre era morto. Le lacrime sono scese sulle mie guance. Mi sono reso conto che il Papa mi e' stato molto vicino e che amavo questo straordinario uomo. Cominciava a succedermi qualcosa di inspiegabile. Il calore che attraversava il mio cuore e le lacrime che lo accompagnavano. Non dimentico le parole che ho detto in quel momento: Perdonami Gesu' Cristo e anche tu Padre Santo".
Significative sono anche le lettere di non cattolici, che mostrano come la fulgida grandezza spirituale e umana di Giovanni Paolo II siano state riconosciute anche da chi non ne condivideva l'esperienza di fede. Per esempio una giovane donna musulmana, figlia di un diplomatico di uno Stato islamico accreditato presso la Santa Sede, in varie occasioni ha accompagnato i genitori dal Papa e ricorda che lui ha avuto la bonta' di chinarsi su questa bambina, di giocare con lei, di mostrarle tutta la tenerezza della sua paternita'.
Dal mondo ebraico e' giunta una e-mail di un nonno che, di fronte alla malattia molto grave della nipotina, non sapeva che cosa fare e si e' rivolto a Giovanni Paolo II, ottenendone la guarigione. Un altro ebreo americano ha scritto di non sapere che cosa sia la santita' cattolica, pero' guardando questo uomo gli risultava evidente che si trattava di un santo. E poi la lettera in ebraico di una giovane ragazza che ha descritto la propria storia di conversione dal giudaismo al cristianesimo, dopo aver conosciuto Giovanni Paolo II e il suo magistero.
Anche dai protestanti e dagli ortodossi sono giunte molte attestazioni, come quella di un pastore luterano che, avendo incontrato come rappresentante della propria comunita' il Papa a Roma, gli confido' di essere affetto da un tumore maligno: Wojtyla gli rispose che avrebbe pregato per lui e quel tumore scomparve. Quando si faceva riferimento a guarigioni prodigiose che venivano attribuite a lui, Giovanni Paolo II commentava: "Non sono io che faccio i miracoli. Li fa Dio, io lo prego soltanto", oppure: "Perche' ti meravigli? Non sai forse che la Madonna puo' fare miracoli anche oggi?". Sulla tomba di Papa Wojtyla, racconta ancora l'inviato di Famiglia Cristiana, e' stata trovata la lettera di una anonima giovane polacca che racconta di essersi allontanata dalla fede nell'adolescenza, inoltrandosi su una strada resa oscura dalla dipendenza dall'alcol e dagli psicofarmaci: "Il 2 aprile 2005, durante il telegiornale, per la prima volta dopo tanto tempo ho avuto l'impressione di svegliarmi dal letargo in cui vivevo.
Alla notizia della morte di Giovanni Paolo II ho sentito un grande dispiacere, dolore e tristezza. Ho pianto per la prima volta e qualcosa si e' spezzato dentro di me. Subito dopo ho trovato sul giornale un annuncio che invitava a fare un corso per il volontariato negli ospizi. Nonostante fossi ancora alcolizzata, qualcosa mi chiamava a fare questo corso. Il 16 ottobre 2005 ho partecipato alla santa Messa e dopo la celebrazione ho sentito dentro di me una voce: "Da oggi puoi non bere piu'". Da quel momento e' scomparsa la necessita' di alcol e di psicofarmaci. Ho finito la mia terapia. All'eta' di 34 anni mi e' stata donata una nuova vita, e so benissimo che Giovanni Paolo II stava vegliando su di me".
Dalla Germania e' giunta la testimonianza della figlia di una contessa tedesca, discendente da una nobile famiglia che possedeva vasti terreni nella Slesia, in Polonia sud-occidentale. Sua madre nel dicembre 1945 aveva dovuto fuggire dalla Slesia ed era stata espropriata di tutti i suoi beni, fra i quali due castelli. Percio' nel cuore di quella signora albergava un profondo odio nei confronti dei polacchi.
"Mia madre ha avuto diverse occasioni di ascoltare le meditazioni nelle quali Giovanni Paolo II invitava tutti i fedeli al perdono e alla riconciliazione. Pian piano quelle parole hanno fatto breccia in lei e, prima di morire, il suo animo si e' riconciliato. Non aveva piu' odio nel suo cuore".
Di diverso tenore e' il racconto di Daniela, dall'Italia: "Sono mamma di due bambini e nel luglio 2000 scrissi al Santo Padre perche', divorziata e risposata, non potevo accostarmi ai sacramenti. La lettera non era molto gentile e, pur non sapendo il gran valore dei sacramenti, mi chiedevo come avrei spiegato ai miei figli, quando si sarebbero accostati alla prima comunione, perche' io e il loro papa' non potevamo riceverla.
Il Santo Padre, con mio grande stupore, mi rispose, prego' per me e per la mia famiglia. Io non pregavo e non partecipavo nemmeno alla Messa di Natale, non volevo immagini sacre in casa, ma improvvisamente comprai la Bibbia e iniziai a leggerla. Da quel momento e' iniziato un cammino in cui ho fatto incontri speciali che mi hanno portato a chiedere l'annullamento delle precedenti nozze. Nell'ottobre 2005 abbiamo celebrato il sacramento del matrimonio. Non si tratta di una miracolosa guarigione fisica, ma per me e per chi mi conosce questo e' un grande miracolo ottenuto grazie all'intercessione della preghiera di Giovanni Paolo II". (AGI) .

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