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Si può ancora insegnare religione?





Un terremoto mediatico riservato alle occasioni più allarmanti, tra interrogazioni parlamentari, comunicati stampa, dignità di inserimento tra i titoli di apertura dei notiziari nazionali, polemiche, accuse, precisazioni, vagonate di articoli, blog, minacce di ricorsi e denunzie per più di una settimana. Salvo, proprio come per certi eventi sismici, il declassamento finale da terremoto a semplice polverone mediatico, degno solo di essere spazzato via con la ramazza, senza scomodare neanche una più gentile scopa, di certo sprecata. È il risultato della interrogazione parlamentare di due deputati del Movimento 5 Stelle contro un docente di religione, colpevole di aver mostrato ai suoi studenti liceali un famoso video antiabortista del 1984, L’urlo silenzioso.
Si tratta di un video prodotto dal ginecologo Bernard Nathanson, in cui si mostra una procedura di aborto ripresa attraverso l’ecografo, spiegando l’accaduto. Il titolo, L’urlo silenzioso, fa riferimento al grido silenzioso di dolore che il registra scorge nel feto quanto apre la bocca durante l’intervento. Secondo i tuttologi social imbrattatori del web, un vero e proprio scandalo, oltre che un abuso della funzione didattica, che avrebbe sconvolto gli studenti e sconcertato i loro genitori.

Peccato che, come accade spesso, il pallone mediatico si sia sgonfiato senza corrispondente proporzionale clamore rispetto alla sua pompata ascesa, allorquando i genitori, accusando la strumentalizzazione dell’episodio, hanno precisato che i ragazzi “…non sono affatto rimasti oltremodo turbati o offesi dalle scelte didattiche compiute dal docente, che resta per loro invece, un solido e sicuro punto di riferimento di cui non vorrebbero essere privati”.

Oltre la cronaca, oltre i commenti a favore o contro il docente, oltre ogni possibile giudizio sul tema della lezione affrontato con la proiezione del video, oltre tutto questo rimane sullo sfondo il tema dell’ora di religione, del suo insegnamento, dei suoi insegnanti, di cui nel nostro caso rimane per fortuna il desiderio degli studenti interessati di non voler esserne privati.

Durante la costruzione della gogna mediatica, qualcuno si è esaltato nel rivendicare come la legge n. 194/1978 sulla interruzione della gravidanza preveda anche “la corretta informazione contraccettiva per prevenire l’aborto”, accusando come nel caso del liceo di Monopoli fosse mancata quella “equilibrata programmazione ed informazione”, nell’ambito dell’educazione alla salute ed alla sessualità, idonee a prevenire l’aborto.

Confesso la mia ignorante incomprensione delle accuse mosse al docente. Soprattutto, non ho ben compreso quali forme e modalità di educazione alla salute ed alla sessualità vengano richieste ad un insegnante di religione. Evidentemente c’è qualcuno che ritiene che l’insegnante di religione, piuttosto che aprire gli studenti alla riflessione sul valore della vita, della sua straordinaria bellezza fin dal momento del concepimento, alla condivisione dei problemi legati alla gravidanza ed alla maternità, dovesse sbrigativamente ricordare ai ragazzi di non dimenticare di indossare il preservativo prima di ogni rapporto sessuale.

A cosa servirà mai, in fondo, questa ora di religione? Non converrà eliminare quest’ultimo mattone di memoria fascista dalla costruzione di un moderno Stato laico? Perché mai continuare a preoccuparsi dell’insegnamento della religione cattolica?

Sono perplessità che esplodono ciclicamente, artatamente proposte ed argomentate da certi orientamenti culturali che sarebbero ben lieti di sopprimere radicalmente l’intera realtà della Chiesa e tutto ciò che rappresenta e comporta.

A contrastare questi orientamenti culturali occorre ricordare con forza come l’insegnamento della religione cattolica costituisca un servizio educativo di cui occorre scegliere espressamente se avvalersi. La finalità proposta a chi se ne avvalga è quella di “formare personalità giovanili ricche di interiorità, dotate di forza morale e aperte ai valori della giustizia, della solidarietà e della pace, capaci di usare bene della propria libertà.” Attraverso questo servizio si intende rispondere alle domande della persona e offrire la possibilità di conoscere quei valori che sono essenziali per sua formazione globale.

Nell’ambito del necessario progetto educativo globale destinato agli studenti, è fondamentale aprire l’orizzonte del sapere a tutta la esperienza umana, comprese le esigenze interiori e spirituali dell’uomo, particolarmente vive proprio nel mondo dei giovani, alle prese con il complicato stare nella vita, non più limitata alle mura domestiche, tantomeno a quelle scolastiche, tra scelte diverse, primi amori spesso anch’essi sofferti, la paura di non essere compresi, sogni, aspettative e desideri a volte stroncati sul nascere. In questo contesto, l’insegnamento della religione cattolica offre ai giovani alunni, nel rispetto della loro personalità, secondo le esigenze proprie di ciascun ordine e grado di scuola, un fondamentale contributo al loro percorso formativo. L’insegnamento costituisce occasione per avvicinarsi ai grandi problemi dell’uomo e della cultura, alla scoperta dei valori religiosi presenti nella storia, favorendo l’attitudine al confronto, alla tolleranza, al dialogo, alla convivenza democratica.

I programmi di insegnamento stabiliscono, quale obiettivo primario, la promozione dell’uomo nelle sue prerogative di attento scopritore della realtà che lo circonda. Allo stesso tempo, l’insegnamento aiuta l’alunno a conoscere se stesso e il proprio mondo interiore in riferimento a Dio, liberandolo così dai falsi assoluti, proponendo una concezione di vita di grande elevatezza morale, favorendone la maturità personale e sociale alla luce di quei valori evangelici di verità, di giustizia e di solidarietà, che da sempre interpellano l’esistenza umana.

La conoscenza delle fonti della religione cattolica, con la Bibbia, la Tradizione viva della Chiesa e il suo Magistero, con la centralità della persona e dell’opera salvifica di Gesù Cristo, via via che dalla scuola materna si giunge a quella superiore, si integra e si arricchisce della conoscenza e del confronto con i valori spirituali e morali che sono presenti in altre religioni od anche al di fuori di ogni religione, perché sono valori che appartengono alla ricerca dell’uomo sul senso della vita e sugli interrogativi decisivi che l’accompagnano.

Questa globalità di riferimenti qualifica l’insegnamento della religione cattolica nella scuola come insegnamento culturale, ossia come proposta di una cultura per l’uomo entro cui l’elemento religioso ha un suo posto determinante e insostituibile, per i fatti che interpreta, per i valori che indica, per l’apertura al trascendente verso cui orienta.

Sullo sfondo, la raccomandazione di Papa Giovanni Paolo II a che l’insegnamento della religione cattolica non sia limitata “…a fare l’inventario dei dati di ieri, e neppure di quelli di oggi, ma deve aprire l'intelligenza e il cuore a cogliere il grande umanesimo cristiano, immanente nella visione cattolica.”

I dubbi proposti da certi orientamenti culturali sulla compatibilità dell’insegnamento della religione cattolica con una scuola laica e pluralista muovono dal ritenere che il fenomeno religioso non sia ritenuto rilevante, quasi fosse un fatto solo personale e soggettivo, da relegare dunque alle coscienze individuali. Sfugge, invece, come l’insegnamento della religione cattolica, svolto in conformità della dottrina della Chiesa, riguarda un dato oggettivo: quello dell’esistenza di un patrimonio di storia, memorie, valori, esperienze, cultura, che è interpretato, tramandato e vissuto dalla comunità cattolica in Italia e che caratterizza l’identità del nostro popolo nelle sue radici, comunità cementata e unificata specialmente dai valori cristiani.

La Chiesa, con la sua collaudata capacità di concorrere alla promozione dell’uomo e del cittadino mediante la cultura religiosa, è parte importante nel servizio educativo, assicurato dallo Stato e richiesto dalle famiglie e dagli alunni.

In tutto questo, il docente di religione ha il gravoso compito di favorire la sintesi tra fede e cultura, tra vangelo e storia, tra i bisogni dei giovani alunni e le loro aspirazioni. Un compito, dunque, di importante mediazione culturale, propria del suo servizio educativo.

Nella propria nota pastorale sull’insegnamento della religione cattolica, la Conferenza Episcopale Italiana raccomanda ai docenti di religione “…di non lasciarsi imprigionare nella rete delle difficoltà quotidiane che generano solo conflittualità e impediscono di valorizzare le concrete possibilità del proprio servizio scolastico.” Ecco, questo paterno suggerimento, forse anche più della propria vocazione sacerdotale, deve aver consentito all’insegnante liceale bersagliato mediaticamente per aver proposto ai suoi alunni il video antiabortista, di non mandare a quel paese quei pallonisti dei suoi detrattori.

A lui, la nostra solidarietà, per quel che possa servire. A noi tutti, a chiunque si ritenga, a vario titolo, partecipe della missione educativa propria della fede che professiamo, l’auspicio di superare le tensioni e difficoltà insite nella missione, fiduciosi di operare per il mantenimento di un patrimonio di valori spirituali, culturali ed educativi fondamentali per le nuove generazioni e per il futuro del nostro Paese.

Eugenio SCAGLIUSI


(pubblicato sulla rivista Vivere In, 1/2019, pagg. 23 ss.)

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