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Via Crucis al Colosseo. “Grazie Signore, per il coraggio con cui hai abbracciato la croce”

“Grazie, Signore Gesù, per la mitezza che confonde la prepotenza. Grazie, per il coraggio con cui hai abbracciato la croce. Grazie, per la pace che sgorga dalle tue ferite..."



Sono coloro che hanno vissuto l’orrore della guerra a portare la croce quest'anno nella Via Crucis al Colosseo. Il Pontefice non presiede la tradizionale processione del Venerdì Santo trasmessa in mondovisione nel posto più suggestivo dell'antica Roma, l'Anfiteatro Flavio. Ma la segue da Casa Santa Marta.

La notizia da parte della Sala Stampa è arrivata solo nel pomeriggio e la causa sarebbe il freddo intenso di questi giorni a Roma. Papa Francesco solo la settimana scorsa era stato ricoverato presso l’Ospedale Gemelli di Roma per un’infezione respiratoria. Francesco segue la Via Crucis “unendosi alla preghiera di coloro che si raccoglieranno con la Diocesi di Roma al Colosseo”. A presiedere il rito è il Cardinale Angelo De Donatis,Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma.

Quest'anno c'è stata anche grande discrezione in merito ai testi delle meditazioni, che non sono stati pubblicati anticipatamente, ma solo questo pomeriggio la Sala Stampa della Santa Sede li ha resi noti.

Il tema è “Voci di pace in un mondo di guerra”. Sono le voci di tutti coloro che provengono dai paesi martoriati dalla guerra. Come è solito dire Papa Francesco, sono i protagonisti della “terza guerra mondiale a pezzi”.

Un conflitto continuo che attanaglia il mondo: c’è la Via Crucis di un migrante dell’Africa Occidentale, quella dei giovani del Centro America. C’è quella di una madre vittima nel 2012 di un ordigno dei guerriglieri che le devastò una gamba. C’è la via della Croce di una suora che viene dall’Africa Centrale che rivive ogni giorno la sua tragedia, il 5 dicembre 2013, quando il suo villaggio fu assalito dai ribelli: “Mia sorella scomparve e non tornò più”. Ci sono le testimonianze forti di un giovane ucraino e un giovane russo, rimasti tristi e soli, entrambi. “Spogliati della felicità e di sogni per il futuro”. C’è il dolore di una madre dell’Asia Occidentale che ha visto il figlio piccolo morire sotto un colpo di mortaio insieme al cugino e la vicina di casa a causa dei terroristi. C’è la via della Croce di giovani ragazze dell’Africa Australe ogni giorno “maltrattate nel corpo e nell’anima”.

Il cammino della croce “lo percorreremo ascoltando la Tua sofferenza, riflessa in quella di fratelli e di sorelle che nel mondo hanno sofferto e soffrono la mancanza di pace, lasciandoci scavare dentro da testimonianze e risonanze giunte all’orecchio e al cuore del Papa anche nel corso delle sue visite. Sono echi di pace che riaffiorano in questa “terza guerra mondiale a pezzi”, grida che vengono da Paesi e aree oggi dilaniati da violenze, ingiustizie e povertà. Tutti i luoghi dove si patiscono conflitti, odi e persecuzioni sono presenti nella preghiera di questo venerdì santo”, così recita la preghiera iniziale delle 14 stazioni di questo anno.

Secondo la Sala Stampa della Santa Sede hanno partecipato circa 20.000 fedeli.

I testi della Via Crucis sono testimonianze ascoltate dal Papa durante i suoi viaggi apostolici e in altre occasioni. Infine la preghiera, intitolata 14 “grazie”. A leggerla è il Cardinale Angelo De Donatis, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma. “C’è ancora una parola che vogliamo dirti ripensando al cammino della Via crucis percorsa con te: grazie!”.

“Grazie, Signore Gesù, per la mitezza che confonde la prepotenza.

Grazie, per il coraggio con cui hai abbracciato la croce.

Grazie, per la pace che sgorga dalle tue ferite.

Veronica Giacometti

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