Passa ai contenuti principali

La globalizzazione della prossimità per combattere un terrorismo globalizzato di Elisabetta LO IACONO

Fonte: LPL News24
Bruxelles nel cuore dell'Europa, Iskanderiyah in Iraq, Lahore in Pakistan sono gli ultimi obiettivi di attentati che, in meno di una settimana, hanno provocato circa 150 vittime e diverse centinaia di feriti.
di  Elisabetta LO IACONO


La folle girandola del fondamentalismo assassino continua a colpire luoghi della quotidianità: aeroporto, metro, stadio, parco giochi. Sotto gli occhi del mondo, talvolta un po' indignati e impauriti, talvolta un po' distratti. Una minaccia e una guerra globale, seppur "a pezzi" come efficacemente detto da papa Francesco. Una guerra alla quale è difficile dare una data di inizio, uno svolgimento territoriale, una chiara paternità, dovendo sempre ragionevolmente ipotizzare delle connivenze che strisciano sinuose e insidiose sotto il terreno economico e politico di chissà quali bande criminali ed equilibri planetari
Una guerra alla stabilità e alla certezza che il progresso potesse metterci al riparo da tanti pericoli. Una guerra alla pretesa o ipotizzata superiorità dei Paesi più sviluppati. 
Questi attentati, al di là delle sfumature nelle loro connotazioni, rappresentano una sorta di livella, per dirla con Totò, che accomuna dinanzi alla morte americani, europei, africani, asiatici, ricchi e poveri. Una globalizzazione della violenza che non conosce confini o stati e che, soprattutto, è incurante del minimo senso di umanità. 
Un terrorismo che si arma e parte alla volta dei luoghi della normalità, sulle strade di chi va al lavoro, di chi vuole trascorrere qualche ora allo stadio o al parco giochi con i propri bambini.

La trasversalità dell'esposizione a questo pericolo che si annida in ogni istante delle nostre giornate è evidente, spesso finisce persino per condizionare le nostre scelte su come muoversi e dove andare. Atti che indignano e, se i social network sono ormai lo specchio della società, su ogni bacheca appaiono puntuali bandiere, slogan, hashtag con i vari #iosono e giù i Paesi colpiti. Ma non tutti, in verità. È evidente come si percepiscano maggiormente vicine le stragi compiute non solo nel cuore dell'Europa ma anche oltreoceano, in quegli USA così affini alla nostra cultura e ai nostri modelli di vita. Viene in mente uno dei criteri del giornalismo secondo il quale l'importanza di un fatto scema in misura direttamente proporzionale al crescere della sua distanza dalla porta di casa nostra. Come dire che gli avvenimenti che avvengono nella mia vita o in uno dei cerchi concentrici che si dipanano dal mio microcosmo, destano la propria attenzione e partecipazione emotiva, man mano che questi si allontanano i loro contorni e intensità si fanno sempre più evanescenti. 

Da ciò appare chiaro come filino via, nella quasi totale indifferenza, le frequentissime efferatezze compiute da gruppi terroristici in Nigeria ma anche in Afganistan, Yemen, Iraq e in quei Paesi che percepiamo distanti, non solo geograficamente ma anche culturalmente. Sono soprattutto i cristiani le vittime di questa nuova e inquietante "pulizia religiosa". Ma - al di là del credo - si tratta sempre di uomini, donne, bambini, strappati dalle loro vite. 
Ciò su cui, forse, è necessario lavorare in questa complicata fase storica è proprio una maggiore prossimità agli altri, alle sorti del mondo, indipendentemente dalle differenze di latitudine, cultura, religione e tradizioni. 
Se c'è una cosa da imparare dai terroristi di questo secolo è proprio la trasversalità: come loro rendono carne da macello ogni cittadino che si trovi sulle strade dei loro progetti di morte, così noi tutti dovremmo percepire come affini chi, quotidianamente, cammina per le strade di questo mondo, condividendo un diritto alla vita che non può essere sottoposto a condizioni. 
Solo una globabilizzazione della solidarietà, della condivisione e della vicinanza possono permettere di creare una grande catena umana improntata al bene, per resistere e fare fronte a un'insidia planetaria dai contorni disumani. 


WWW.LAPERFETTALETIZIA.COM

Commenti

Post popolari in questo blog

La nostra reliquia "ex sanguine" di San Giovanni Paolo II in pellegrinaggio a Turi

In pellegrinaggio a Turi la reliquia di San Giovanni Paolo II „ La reliquia 'Ex Sanguine' donata dall'Arcivescovo Metropolita di Cracovia all’Associazione Giovanni Paolo II e Parrocchia Santi Medici di Polignano sarà portata a Turi il prossimo 18 settembre. Turi si prepara ad accogliere la reliquia di San Giovanni Paolo II, che arriverà nella cittadina, presso la parrocchia di Maria SS. Ausiliatrice, il prossimo 18 settembre. Giovanni Paolo II ha lasciato un segno indelebile in ciascuno di noi e la presenza delle sue reliquie “è motivo di grande gioia e di rendimento di grazie; la sua santità dona speranza e ci spinge a rispondere con sempre maggiore fedeltà alla nostra vocazione cristiana”. Tale presenza offrirà l’occasione per riflettere sul ruolo che ogni cristiano deve avere per essere autentico testimone di fede con coerenza e senza paura, così come lo fu Giovanni Paolo II. Si tratta di una reliquia “Ex Sanguine“ (di sangue) del Santo Giovanni Paol

Le Reliquia "Ex-Capillis" di Madre Teresa in pellegrinaggio a Turi

La comunità parrocchiale di  Maria SS. Ausiliatrice annuncia con gioia la visita delle Reliquie (ex Capillis) di S. Teresa di Calcutta DOMENICA 11 MARZO 2018 . Abbiamo voluto richiamare l’attenzione sulla figura di  Madre Teresa , canonizzata da Papa Francesco il 4 settembre 2016, poiché è stata una donna che ha impegnato tutta la sua vita per testimoniare l’amore ed è stata l’amore di Dio in azione. La Reliquia ex-capillis (capelli) è stata donata dalla postulazione di Madre Teresa all' associazione Giovanni Paolo II in occasione del decennale e alla parrocchia SS. Medici di Polignano a Mare. Lei sintetizzava così la sua vita e la sua opera: So che noi siamo una goccia nell’oceano della miseria e della sofferenza umana, ma se non ci fosse neanche questa goccia, la miseria e le sofferenze umane sarebbero ancora più grandi….

Papa Giovanni Paolo II: anniversario della morte di Karol Wojtyla

Oggi, 2 aprile 2012, ricorre l’ anniversario della morte di Karol Józef Wojtyla , ovvero Papa Giovanni Paolo II . Nato a Wadowice il 18 maggio 1920, morì il 2 aprile 2005 a Roma dopo quasi 30 anni di pontificato. Infatti,  Karol Wojtyla  fu eletto Papa il 16 ottobre 1978 e il suo fu il terzo pontificato più lungo della storia. In seguito alla sua morte, avvenuta ormai 7 anni fa,  Papa Giovanni Paolo II  fu proclamato  Beato  l’anno scorso (1° maggio), da  Papa Benedetto XVI  e, nel giorno del suo insediamento si festeggerà ogni anno il Papa, da molti considerato come il più grande di tutti i tempi.