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Carlo Acutis, il segreto della sua fama

La devozione popolare è in continua crescita e coinvolge l’Italia, il Sudamerica, la Terra Santa e i diversi angoli del mondo in cui ha fatto tappa la Mostra del beato Carlo sui Miracoli Eucaristici. La sua tomba è diventata meta di pellegrinaggio per quanti vanno ad Assisi. Il segreto della sua santità? L’Eucaristia, la sua autostrada verso il Cielo.




Ad un anno dalla Beatificazione di Carlo Acutis, il giovane quindicenne milanese apostolo dell’Eucaristia e morto nel 2006 di leucemia fulminante, sono in tanti a cercare una spiegazione a questa devozione popolare in continua crescita che coinvolge l’Italia, il Sudamerica, la Terra Santa e i diversi angoli del mondo in cui ha fatto tappa la sua Mostra sui Miracoli Eucaristici.

Una devozione che coinvolge i giovani e gli adulti come risposta a un allontanamento della fede che vive la società secolarizzata. Eppure Carlo Acutis è un fenomeno in controtendenza che mostra come la grazia dello Spirito Santo, nei tempi opportuni, sa trovare sempre nuovi apostoli per far viaggiare la Parola di Speranza e di Salvezza. L’apostolo dei millennials mostra con semplicità il volto più autentico del Vangelo, la semplicità, la prossimità, la generosità, la gioia, la linfa della preghiera. Sono questi i tratti di una spiritualità che affascina, coinvolge, conquista i cuori di chi incontra la testimonianza sempre più viva di questo Santo dei tempi moderni.

La sua tomba ad Assisi, nella Basilica della Spogliazione, è meta di un pellegrinaggio continuo che si è fatto tappa obbligata per quanti raggiungono la città della spiritualità di San Francesco e Santa Chiara. Carlo Acutis proprio da quella spiritualità si è sentito profondamente attratto quando era in vita. Spogliarsi delle sue ricchezze e dei lussi da adolescente per farsi prossimo degli abbandonati, amico degli scartati, compagno dei malati di solitudine. Ma non solo, amante di Gesù e di Maria al punto da sostare con loro nella preghiera quotidiana dell’Adorazione Eucaristica e del Rosario, per poi farsi apostolo con amici e conoscenti di questa bellezza troppo spesso da molti inesplorata. Preghiere moderne perché in grado di aggrappare l’eterno, nel caos della vita di ogni giorno, di una frenetica quotidianità alienante che – come amava ripetere ai suoi coetanei – ci porta ad essere tutti “fotocopie” rinunciando alla propria originalità, quella che Dio ha donato a ciascuno di noi.

E proprio per dare sfogo alla sua originalità, per vivere i suoi talenti come occasione di missione, Carlo aveva trovato nell’universo digitale la nuova frontiera dell’evangelizzazione. Quella intuizione che anche Papa Francesco ha ricordato nell’ Esortazione post sinodale Christus vivit, e che ha visto Carlo essere proposto come modello per i tanti giovani spesso in balia di un’alienante e frustante omologazione.

Carlo aveva trovato in Gesù e nell’Eucaristia la sua “autostrada per il cielo”. Il modo per vivere in pienezza ed essere felice. Vivere dell’essenziale e per l’essenziale, amare gli altri e imparare ad amare se stessi, a volersi bene. A volere il proprio bene. È questo l’invito che Carlo rivolge anche oggi ai suoi coetanei.

Carlo è stato negli anni della sua breve esistenza strumento di conversione per tanti che hanno visto in lui l’attualizzazione del volto di Cristo, una sfida della piccola quotidianità che si fa santità in cammino.

È questo che affascina di Carlo, la semplicità, le genuinità di una via che porta alla felicità: fare spazio a Dio nella propria vita. Dopo la sua morte il seme ha continuato a generare molto frutto, ha spinto tanti ad interrogarsi sulla fede, su Gesù, sul bene, sull’amore, sulla grazia, sul dono eucaristico, sulla preghiera. Tutti temi che sono fuori dall’agenda corrente ma che invece un semplice giovane ha posto con disarmante naturalezza all’attenzione anche dei grandi Mass Media. La mamma di Carlo è diventata instancabile testimonial delle virtù di questo ragazzo, semplice come tanti, speciale come tanti, originale come tanti. Lui ci ha creduto perché ha creduto in Gesù che bussava alle porte del suo cuore.

È solo così che la vita cambia davvero, che acquista davvero senso, che mostra la bellezza di un’esperienza che si fa testimonianza, che si fa messaggio, messaggio di Speranza. È proprio questa la bellezza del Beato Carlo Acutis, mostrare ai giovani la prossimità della Speranza, la Speranza che rende vivi, che rende felici, che – nonostante i tanti intoppi che ciascuno in contra lungo il proprio cammino – santifica i propri giorni.

Attraverso Carlo Acutis è Gesù che parla ai nostri cuori, che va dritto ai nostri cuori, che interroga i nostri cuori. Anche oggi è possibile rispondere con il proprio “Sì”. In fondo Carlo ci insegna proprio questo.

VITO RIZZO


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