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Incontro tematico: Il matrimonio quale futuro per la famiglia? di Isabella MASI

L'intervento dell' AVV. Isabella MASI all'incontro tematico realizzato dal settore formazione della nostra Associazione.














foto di Silvana ALGEO

Il tema è molto vasto e affascinante, con risvolti purtroppo, ormai sempre più spesso drammatici e dolorosi. Io sono un avvocato, e come tale, più di ogni altro, interveniamo ed assistiamo non al nascere, al divenire, al crescere di una coppia o di un  unione o di una famiglia, bensì all’eutanasia della stessa, assistendo tecnicamente, cercando di guidare e  alleviarne la fine. E’ vero, purtroppo è così. Pertanto la mia analisi non può non svilupparsi se se non partendo da tali dolorose esperienze. Vado però prima a dare la definizione giuridica del matrimonio. La nostra costituzione nell’art. 29 recita : “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sulla eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare”. Nel codice civile viene disciplinato il matrimonio nel capo IV dello stesso “dei diritti e dei doveri che nascono dal matrimonio” dall’ art. 143 all’art. 148( gli art. 143, 144 e 145 vengono anche letti agli sposi e quindi tutti noi, o meglio tutti coloro che hanno contratto matrimonio dovrebbero conoscerli e ricordarli).
Per poi proseguire, nel capo V e quindi dall’ art.149  all’art. 158, con il prevedere, regolare e disciplinare il momento traumatico finale del fallimento di un matrimonio e dell’intera vita di una famiglia, quindi la separazione e poi il divorzio. Ed è solo in tale fase che interveniamo noi professionisti. Sinceramente, forse contravvenendo alle vostre aspettative, non voglio, in questa sede, soffermarmi sul commentare ciò che giuridicamente è l’istituto del matrimonio, o della separazione e del divorzio stesso. Il tema dell’odierno incontro è “Il matrimonio quale futuro per la famiglia?. Non voglio altresì sostituirmi agli altri onorevoli miei co-relatori, ma voglio, tramite la mia esperienza di avvocato, cercare di analizzare le cause delle varie crisi matrimoniali. E’ vero, l’istituzione del matrimonio e, quindi, la conseguente famiglia che su essa si fonda sta vivendo una profonda crisi. Cerchiamo quindi di capire quali sono le cause di tale crisi. Il matrimonio è l’unione di due persone da cui scaturiscono diritti e obblighi. Quindi la prima domanda che mi pongo è : su cosa effettivamente si fonda il matrimonio ? cosa effettivamente è in crisi ? Benissimo. Voglio farla con voi questa considerazione. Al di là delle varie ragioni o cambiamenti sociali che pure hanno interessato e interessano tale crisi e che magari in seguito analizzeremo, ora voglio accentrare la mia e la vostra attenzione su questo. Se il matrimonio è principalmente l’unione di due persone che liberamente scelgono di convivere e formare una famiglia qual’è la vera essenza del matrimonio, qual è il vero presupposto dello stesso ? il matrimonio si fonda (o, meglio, dovrebbe fondarsi) su un unico insostituibile presupposto : L’AMORE E IL RISPETTO RECIPROCO. Allora dovremmo quindi parlare di crisi dell’amore ?. SI FORSE. Anche l’amore, come ogni altro ancestrale, primitivo e fondamentale valore, ormai, in questo momento storico, in questa odierna società appare superato, è in crisi, non se ne coglie più il vero valore, la indispensabile necessità. Voglio citare Platone laddove afferma: “La natura umana era in origine unica e noi eravamo interi e il desiderio e l’aspirazione dell’intero si chiama amore”. Quindi è in crisi il matrimonio ? è in crisi la famiglia ? o, principalmente in crisi è l’individuo ? è in crisi lo stesso presupposto per cui noi umani possiamo definirci interi, quindi l’amore?. Ho voluto porlo a voi questo interrogativo e voglio che ognuno di voi rifletta su questo. Se analizziamo adesso le cause che portano alla fine, allo sfacelo di un matrimonio e della famiglia non possiamo prescindere da questo, ci rendiamo conto che è sempre più l’individualismo, l’egoismo che, come in ogni altro rapporto, in questa società ormai malata e marcia, domina e prende il sopravvento, così portando all’inevitabile fine ogni rapporto umano, ogni confronto con l’altro, non restando immune da questo anche il matrimonio e la famiglia. Ed è sempre più spesso l’egoismo, l’individualismo che domina, invade, permea le crisi coniugali, e che inesorabilmente si riverbera nei confronti degli stessi figli. Le separazioni e i divorzi, spesso, anzi sempre direi, purtroppo, sono caratterizzati da azioni e comportamenti intrisi di livore, di odio, di rabbia, riversati nei confronti dell’ex coniuge .  Atteggiamenti che, spesso sfociano in ricatti inconcepibili, dove quasi sempre il vero oggetto di ricatto, la merce di scambio sono i figli. Anche in questi casi allora ti domandi dove era l’amore ? dov’è l’amore ? se anche lo stesso amore per i figli viene meno, o meglio si scambia, si fraintende e ad esso si sostituisce  il proprio desiderio di rabbia, di odio  verso il coniuge,  se, tramite una contorta visione dell’amor proprio, del proprio orgoglio, anche l’amore, la protezione verso i propri figli diventa strumento per operare la propria vendetta. Anche il fallimento del matrimonio, benché fallimento di una scelta di vita, deve essere affrontato e vissuto con consapevolezza, evitando disastrosi, quanto inutili traumi che solo vanno negativamente ad incidere sulla propria esistenza, senza nulla apportare di positivo e di costruttivo alla propria vita, ma che soprattutto ed unicamente vanno ad incidere con paurosa negatività sull’esistenza, sulla vita dei propri figli. E’ importante che ognuno si assuma le proprie responsabilità, con la consapevolezza che il fallimento di un’unione non è mai esclusivamente addebitabile ad uno solo, non è uno solo che sbaglia o ha sbagliato, ma che insieme si è fallito nell’unione, forse anche solo nella scelta dell’altro coniuge, però insieme si è fallito nel portare avanti quella complessa se pur semplice società come il matrimonio. Prendere atto che siamo umani e che come umani non siamo perfetti, possiamo sbagliare, possiamo fallire. Affrontare tutto senza perdere di vista il sentimento che è stato o che avrebbe dovuto essere alla base dell’unione e così affrontarne la fine. Sarebbe tutto più semplice, forse e probabilmente, nella maggior parte dei casi, non ci sarebbe neanche bisogno  di affrontare cause lunghe e dolorose, quali le cause di separazione, che non sfociano in niente, senza dover ricorrere, addirittura, come sempre più sovente accade, al Giudice penale. Parlo da avvocato e sono convinta che nella maggior parte dei casi, con la buona volontà e lo sforzo di entrambi i coniugi, soprattutto nell’interesse dei minori, ciò possa essere possibile. Basta assumersi ognuno le proprie responsabilità, le responsabilità che ogni scelta libera e consapevole (come appunto il matrimonio) comporta. Il matrimonio non è una scelta qualsiasi, fatta per comodità o perché così fan tanti. Il matrimonio non è un ripiego, non è la grande festa con centinaia di invitati, non è l’abito costoso, non è la casa da mostrare, non è neanche il desiderio di un figlio a tutti i costi, il matrimonio è altro. Prima di affrontare un cammino così duraturo, importante pieno di sacrifici e responsabilità, chiediamoci se davvero siamo in grado di affrontarlo, se sussistono i presupposti, se davvero siamo in grado di abbandonare i nostri vizi, le nostre personali comodità, il nostro egoismo ed individualismo per dar vita e far crescere una famiglia. Affrontiamo il matrimonio con la consapevolezza e l’impegno, la consapevolezza con cui le due persone che hanno scelto di unirsi in matrimonio devono vivere la propria libera scelta. Libera ma consapevole. Forse è proprio questa la vera evoluzione del matrimonio. In passato i coniugi pur abitando sotto lo stesso tetto, vivevano in due mondi separati : il loro mondi erano nettamente distinti e le reciproche aspettative, assai diverse da quelle attuali, poiché i due coniugi mantenevano e vivevano ruoli distinti e separati : l’uno doveva apportare il contributo economico (il marito) e l’altro doveva restare moglie e madre. Tranne in rari casi, l’importante era che ognuno, svolgesse i ruoli che consuetudinalmente gli competevano. Entrambi erano chiamati a rinunciare alla propria individualità (ammesso che ne avessero mai potuta sviluppare una) a favore della famiglia. Non esistevano confronti emotivi o intellettuali, ognuno i suoi ruoli. Era la società alla fine così incentrata. Oggi, bisogna prendere atto del profondo mutamento sociale e il conseguente mutamento dei presupposti su cui una famiglia dovrebbe fondarsi. Conseguenza di una serie di storiche evoluzioni, la relazione di coppia non si limita più al rispetto ognuno dei ruoli precostituiti, ma mette in gioco molte altre dimensioni che portano inevitabilmente ad un confronto di personalità e di mentalità che può evolversi sia come crescita e sia come scontro. Più spesso entrambi. E qui che invece, nell’odierna visione ed evoluzione, anche legislativa del matrimonio, intervengono i due  fattori “amore” e “rispetto”, il rispetto reciproco delle idee, del modo di essere e di pensare dell’altro. Ma questo, e su questo insisto, deve essere il presupposto di un matrimonio, non il presupposto della fine dello stesso. Prendiamo subito atto delle diversità e delle divergenze e rendiamoci subito conto, prima di arrivare al matrimonio se il nostro amore è abbastanza solido, se siamo disposti ad accettare le diversità caratteriali, le diverse abitudini di vita, se saremo in grado di creare dalle diversità un univocità, se saremo in grado di crescere e confrontarci proprio grazie alle varie diversità, se saremo in grado di divenire interi. Due unità che diventano un intero. Quasi una reazione chimica. E questo oggi, a differenza del passato, lo possiamo fare, grazie al nuovo assetto societario, al cambiamento di mentalità. Abbandoniamo il nostro egoismo, ma allo stesso tempo non subiamo l’egoismo altrui. Non assumiamo il ruolo di crocerossini o peggio di aguzzini. Impariamo a comunicare in primis con noi stessi e con l’altro, impariamo ad amare noi stessi per poter meglio amare l’altro, impariamo a comprendere ed accettare le nostre e le altrui zone d’ombra, impariamo a gestire le nostre e le altrui emozioni, poiché solo così potremmo davvero aiutarci e sostenerci in quel difficile percorso che è l’unione tra due persone e ciò in cui tale percorso si evolve e quindi la famiglia. Impegniamoci a cercare e trovare il completamento individuale nella famiglia che andiamo a creare e insieme costruire il completamento di ogni individuo che la compone così da creare un intero. Quindi alla domanda oggetto della tematica che qui ci vede uniti :Il matrimonio quale futuro per la famiglia? Io rispondo che la crisi è dell’individuo, che ognuno di noi deve cercare le origini e le motivazioni della propria crisi, della propria carenza di aspettative, solo così quell’antica e originaria istituzione quale il matrimonio potrà superare l’attuale crisi e di conseguenza solo così anche la famiglia potrà finalmente superare quella profonda crisi a cui inevitabilmente stiamo assistendo. Io non credo quindi che la crisi sia legislativa o sociale perché io personalmente e profondamente credo nell’individuo e l’individuo che forma la società e il comportamento del singolo individuo, rapportato all’insieme di tutti gli individui che determina e induce alla formazione di nuove leggi o alla modifica di quelle esistenti. Infatti, anche il legislatore segue ed ha seguito con le proprie leggi i cambiamenti e le evoluzioni sociali. Esaminiamole. Inizialmente vigeva l’indissolubilità del matrimonio. Nel 1970 è stato introdotto il divorzio, confermato dal referendum popolare del 1974, che ha sancito il diritto di sciogliere il matrimonio qualora venga a mancare la comunione spirituale e materiale tra i coniugi; nel 1975 è stato riformato integralmente il diritto di famiglia, che ha stabilito tra l’altro la parità tra i coniugi sia nei loro rapporti personali che nei confronti dei figli. In seguito, la legge 8 febbraio 2006, n. 54 relativa all’ Affido condiviso ha modificato l’Art. 155 del Codice civile il quale recita: “Anche in caso di separazione personale dei genitori il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascun di essi, di riceverne cura, educazione e istruzione da entrambi e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale”. Con l’entrata in vigore della nuova legge n. 54/2006, si è il principio della bigenitorialità, ovvero il diritto dei figli a continuare a vivere in modo alternato con ciascun genitore, mantenendo rapporti equilibrati con entrambi i genitori anche dopo la cessazione della loro convivenza. Pertanto la relazione genitore-figlio deve essere tutelata e mantenuta al di là della cessazione della convivenza dei genitori. Prima del 2006 era previsto come regola l’affido esclusivo che limitava l’esercizio della potestà genitoriale di un genitore ( detto genitore non affidatario), mentre costituiva eccezione l’affido congiunto applicato se richiesto da entrambi i coniugi in base alla normativa sul divorzio del 1970. Da ultimo, proprio recentemente,  in data 23/10/2014, il Senato ha approvato il maxiemendamento interamente sostitutivo del ddl n. 1612 di conversione del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 132, recante misure urgenti di degiurisdizionalizzazione ed altri interventi per la definizione dell'arretrato in materia di processo civile. Gli articoli 6 e 12 riguardano proprio i procedimenti di separazione e divorzio. L'articolo 6 disciplina la convenzione di negoziazione assistita nelle materie della separazione personale, della cessazione degli effetti civili o di scioglimento del matrimonio o di modifica delle condizioni di separazione o di divorzio. Il maxiemendamento prevede che l'accordo raggiunto tra le parti è trasmesso, per il nulla osta, al procuratore della repubblica presso il tribunale competente. In presenza di figli minori o di figli maggiorenni portatori di handicap o non autosufficienti, l'accordo deve essere autorizzato dal procuratore che, qualora lo ritenga non rispondente all'interesse dei figli, lo trasmette al presidente del tribunale. L'articolo 12 garantisce la possibilità di concludere, dinanzi all'ufficiale di stato civile, un accordo di separazione personale o di scioglimento secondo condizioni concordate. Quindi con tale riforma sono due le possibilità previste dal decreto legge per sciogliere il matrimonio senza l’intervento del giudice: con la negoziazione assistita, che potrà riguardare anche le unioni con figli minori, con handicap o non autosufficienti sul piano economico, ma con vigilanza del pubblico ministero sul rispetto dell’interesse del minore, e con una procedura, senza assistenza legale, davanti al sindaco in quanto ufficiale di stato civile. Quest’ultima strada (che non è ancora operativa: bisognerà attendere l’approvazione del Parlamento) resta preclusa però in presenza di figli minori, con handicap e non indipendenti. Quindi anche la ratio legis è quella di cercare di evitare, intervenendo legislativamente le divergenze dei coniugi auspicando sempre più e quando più possibile nella buona volontà e nella consapevolezza dei coniugi di saper gestire e autodeterminarsi anche in seguito al venir meno del vincolo coniugale. Questo è anche il mio auspicio.

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