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Nel Nome di Francesco di Elisabetta Loiacono

Fonte: http://elisabettaloiacono.blogspot.it




C’è già chi lo paragona a Giovanni XXIII, chi cerca analogie con Giovanni Paolo II, chi differenze con Benedetto XVI. La sorpresa per l’elezione inattesa del cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio spinge a cercare delle spiegazioni, come se la successione al soglio di Pietro dovesse essere sempre razionalmente giustificabile, senza riservare sorprese.
E invece le sorprese sembrano essere la nota di avvio del pontificato: la scelta di questo cardinale in realtà non più giovane – classe 1936 -, la provenienza dall’America Latina segnando anche questo un primato e soprattutto la scelta del nome Francesco che non rappresenta solo un dettaglio ma un impegno per il pontificato. Il nome di battesimo, pronunciato dal protodiacono Tauran, ha reso difficile l’immediata individuazione, il cognome ha riservato una corale sorpresa, mentre il nome che si è imposto ha suscitato un grande entusiasmo.

Francesco, come il santo di Assisi, uno dei più amati e non solo dai credenti, il santo dell’umiltà, della povertà, del dialogo, della coerenza. Quanto basta a far pensare a un pontefice capace di dare un segnale forte sulla Chiesa e sul suo governo, in un momento particolarmente delicato che necessita di grande chiarezza, trasparenza e rinnovato vigore. Seguendo quel percorso di “purificazione” coraggiosamente avviato da papa Benedetto XVI e che deve adesso trovare nuovi attracchi.
Il saluto dalla loggia delle benedizioni ha mostrato un pontefice spontaneo, nonostante la palpabile emozione del momento, richiamando in un certo qual modo quel desiderio di comunicare che abbiamo conosciuto in Giovanni Paolo II. Anche papa Francesco, come Karol Wojtyla, ha fatto un esplicito riferimento alla sua lontana provenienza: “Voi sapete che il dovere del conclave era di dare un vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo”.
L’umiltà di Francesco è apparsa anche in quell’invito a un cammino comune con il popolo e soprattutto in quel gesto estremamente significativo con cui si è inchinato per raccogliere la preghiera dei fedeli perché il Signore benedica questo nuovo pastore. Ma l’impronta comunicativa del nuovo papa non sembra certo esaurirsi con il primo saluto ai fedeli: le testimonianze di queste primissime ore di pontificato parlano di un papa che preferisce rientrare a Santa Marta (residenza provvisoria in attesa di piccoli interventi all’appartamento nel Palazzo apostolico) non con la vettura ufficiale ma con il pullmino assieme agli altri cardinali, proprio come nel viaggio di andata verso la Cappella Sistina. Un papa che riceve l’atto di omaggio dei cardinali stando in  piedi dinanzi all’altare e non seduto sul seggio come da consuetudine. E ancora un papa che, al termine della cena ringrazia i colleghi del collegio cardinalizio aggiungendo anche un “che Dio vi perdoni per quello che avete fatto”.
Un papa che dopo l’elezione, oltre a ricordare Benedetto XVI chiedendo ai fedeli di pregare per lui, telefona al papa emerito per salutarlo e ringraziarlo. E ancora, all’indomani dell’elezione, la visita alla basilica di Santa Maria Maggiore, gli spostamenti senza corteo di auto e con la scorta ridotta al minimo per una maggiore libertà di movimento e di incontro, il ritiro dei bagagli alla Casa del clero in via della Scrofa dove risiedeva prima del conclave con contestuale pagamento del conto per l’alloggio.
P. Soteras
Tutto quanto ne fa un papa vicino alla gente e certamente il suo lungo impegno pastorale aiuta questa spontaneità e impronta comunicativa. Ma il governo della Chiesa ovviamente fa perno su altre logiche e si svolge su piani diversi: a partire dalle nomine per ruoli chiave come la Segreteria di Stato e le diverse Congregazioni e che, per il momento, potrebbero consistere in semplici rinnovi. Poi il nuovo pontificato prenderà via via il largo, giorno dopo giorno.
Per chi ben conosce Jorge Mario Bergoglio sarà un pontificato importante, nel quale non saranno risparmiate energie: “è un grande lavoratore – spiega padre Javier Soteras, direttore di Radio Maria argentina – e sarà il papa della fratellanza”. Nel nome di san Francesco. (eli)





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