Un modo tutto nuovo di concepire e vivere il pontificato (su cui non pochi puristi della tradizione ecclesiale non sono per niente teneri) che ha fornito lo spunto a Mimmo Muolo, giornalista vaticanista del quotidiano cattolico Avvenire, di scrivere un libro nel quale ipotizza, sul piano del tutto teorico che Papa Bergoglio, fin da quando ha messo piede in Vaticano alla guida della Chiesa universale, ha scritto, e continua a scrivere, una enciclica del tutto nuova, originale, dedicata, appunto ai suoi gesti più significativi.Gesti, in definitiva, che forse fanno conoscere ancora più da vicino papa Francesco in tutta la sua semplicità, forza pastorale, attenzione paterna a poveri, persone semplici, ultimi. Grazie Mimmo.
In basso la lettera inviata alla nostra Associazione dal Dr. Mimmo Muolo.
L’Associazione Giovanni Paolo II di
Polignano a Mare si è distinta in questi anni per una intensa attività di
animazione culturale del territorio e anch’io nei frequenti rapporti che ho
avuto con loro ho imparato ad apprezzarne contenuti e proposte. Ringrazio
dunque il presidente Giuseppe Nardulli e tutti gli amici del sodalizio
polignanese per l’opportunità che mi hanno offerto, lo scorso 17 novembre, di
presentare nella parrocchia di San Cosimo il mio ultimo libro “L’enciclica dei
gesti di Papa Francesco” (edizioni Paoline) e allo stesso tempo esprimo
gratitudine al parroco, don Giancarlo, per l’ospitalità.
L’intento degli organizzatori era quello
di offrire agli intervenuti una serata di approfondimento del magistero di Papa
Francesco, anche per il tramite della mia testimonianza. Io invece devo
confessare che sono uscito dall’incontro arricchito a mia volta sotto il
profilo umano e culturale grazie all’incontro con don Antonio, anch’egli
giovane sacerdote, il quale quando era seminarista ha ricevuto una telefonata
direttamente dal Papa (a motivo della grave infermità che lo affliggeva
all’epoca e che tuttora egli tiene sotto controllo con costanti cure) e che ha
dunque raccontato questa sua esperienza.
Papa Francesco ne è uscito così ancora
più a tutto tondo nella sua personalità di pontefice dei gesti. Un Papa
dell’incontro, anche quando questo incontro avviene non di persona ma tramite
una telefonata. Nel libro infatti sostengo la tesi che questi gesti non sono
compiuti in funzione di una semplice “operazione simpatia”, per accattivarsi il
favore della gente, ma che rientrano a pieno titolo nel suo modo di insegnare e
di annunciare il Vangelo. Di qui l’idea di definirli (presi complessivamente)
alla stregua di un’enciclica, dato che è proprio l’enciclica la forma più alta
di magistero pontificio. Anche il racconto della telefonata di Francesco a don
Antonio ha confermato questa metodologia di approccio del Papa. L’atteggiamento
del Pontefice, infatti, definito dallo stesso don Antonio “non consolatorio”,
si è rivelato un potente mezzo per stimolare in lui la reazione che
lo ha portato fuori dalla fase più acuta della malattia.
Il Papa dunque insegna con i suoi gesti.
Gesti della carità, compiuti verso i più poveri (come ad esempio le docce per i
barboni in piazza san Pietro), gesti della comunicazione (le interviste, i selfie,
l’uso dei social), gesti pastorali in senso stretto (l’indizione del Giubileo
straordinario della misericordia) e gesti della quotidianità, cioè quel
complesso di atteggiamenti (compresi le lenti dall’ottico come uno qualsiasi,
portarsi la borsa da solo) che lo avvicinano al modo di vivere comune e che
paradossalmente gli danno ancor maggiore autorevolezza. In definitiva, con
questi suoi gesti papa Francesco si conferma grande annunciatore del Vangelo
per il nostro tempo. In un’epoca di post-modernità liquida egli traduce e mette
in pratica l’intuizione di Paolo VI (Il mondo non ha bisogno di maestri, ma di
testimoni) e lo fa soprattutto con l’atteggiamento del Viandante di Emmaus, che
si avvicina ai discepoli e sia fa loro compagno di strada.
Dr. Mimmo MUOLO
Vaticanista, Vice Capo di Avvenire
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