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I nemici di Francesco. Se la Chiesa italiana ha paura.

Un interessante dossier (con un contributo del  direttore Rocco D'Ambrosio), appena pubblicato dalla rivista Solidarietà Internazionale, sugli oppositori di Papa Francesco nella Chiesa italiana...

La barca di Pietro, ora affidata a papa Francesco, è una barca molto difficile da guidare. Come in ogni istituzione c’è chi rema a favore e chi rema contro, specie quando sono in gioco aspetti di riforma che toccano nodi fondamentali: il modo di concepire il potere, alcuni scandali (in primis pedofilia), la correttezza amministrativa e la lotta alla corruzione, il rapporto con gli altri cristiani e i credenti di altre religioni, tanto per citare i maggiori. Qui mi riferisco. alla Chiesa cattolica italiana, anche se il remare contro Francesco si riscontra anche in diverse Chiese sparse per il mondo. A remare contro sono cardinali, vescovi, fedeli laici, specie quelli più impegnati in associazioni e movimenti; alcuni di essi lo fanno apertamente, altri in maniera occulta e ambigua. E’ molto difficile quantificare il fenomeno: sono la maggioranza oppure no? Se individuare i numeri è difficile, non è errato affermare che comunque essi sono un gruppo consistente e molto presente nel dibattito ecclesiale. Infatti dispongono di molte risorse economiche; inondano i mezzi di comunicazione, specie i social, di ogni tipo di offese personali, falsità (fake news), pseudo motivazioni teologiche; hanno potenti alleati politici, specie nell’area populista e conservatrice. Ovviamente si dichiarano tutti fedeli al papa… purché non sia l’attuale! 

In termini istituzionali applicano molto precisamente quel meccanismo che si chiama “personalizzazione del conflitto”: l’attenzione è spostata dalle indicazioni di riforma ecclesiale alle caratteristiche soggettive di papa Francesco. In altri termini non ci si concentra più su strategie e contenuti, presentati dal papa nel suo progetto di riforma conciliare, ma si pone l’attenzione su di lui, al fine di attaccarlo personalmente, in ogni modo, lecito e non. La teoria istituzionale insegna che, quando è in atto una riforma, si hanno davanti a sé due strade: la prima è quella di riconoscere la validità della riforma, magari di criticarla con onestà e competenza al fine di migliorarla e attuarla meglio; la seconda è quella di negare ogni elemento della critica e concentrarsi su coloro che la esprimono. Una volta che alcuni scelgono la seconda strada, con molta probabilità, sposteranno il conflitto, dai contenuti etici, alle persone integre che stanno denunciando il marcio presente. Se la posta in gioco è molto alta – in primis potere e denaro - la personalizzazione sarà accompagnata da un secondo processo: l’etichettamento di colui che porta avanti la riforma. Papa Francesco, infatti, è etichettato in tanti modi: comunista, pauperista, debole dottrinalmente, distruttore della Chiesa, eretico, ecologista, non rispettoso della tradizione, contrario alla morale cattolica sulla famiglia, inopportuno nel vestiario, ossessionato dal problema migranti e povertà, esagerato in alcuni gesti, gesuita che vuole fare il francescano, troppo mediatico e plateale, imprudente, eccessivamente semplice, poco diplomatico e via discorrendo.

Sono molto affascinato dal fatto che gli etichettatori, e “rematori contro”, hanno spesso due caratteristiche condivise: 1. essi, con altri papi, si consideravano fedelissimi al sommo pontefice e ora sembrano aver smarrito le tanto esaltate fedeltà e obbedienza; 2. lo schema dei loro ragionamenti risente molto delle prassi dei regimi ideologici: la dottrina-tradizione non si tocca, chi la tocca è un eretico, su di esse non si possono fare domande, né tanto meno ricerca filosofica e teologica, il compito dei pastori e maestri è solo quello di ripeterla e affermarla sempre e comunque. Tuttavia i loro elementi dottrinali sono estremamente deboli e facilmente smontabili: papa Francesco non ha assolutamente deficit dottrinali. Sembra, invece, che l’accusa di tradimento dottrinale nasconda, molte volte, il rifiuto di riflettere, distogliendo l’attenzione, sul suo magistero in materia di potere malsano e corruzione, presenti anche nella Chiesa cattolica. 

Succede nella comunità cristiana quello che accade spesso in tutte le istituzioni quando si toccano alcuni punti critici o deleteri, come la corruzione, gli abusi, il rinnegamento delle finalità fondamentali e cosi via. Soprattutto coloro che hanno responsabilità - siano essi cardinali, vescovi, presbiteri, religiose/i o fedeli laici - più che cambiare radicalmente, si sottopongono a quel processo per cui, secondo Jung, enfatizzano i propri pregi e negano, ponendoli in una zona d’ombra, i propri lati oscuri e problematici, quelli che compromettono l’identità di persona integra ed eticamente sana. Le “ombre”, in questione, sono quelle classiche, denunciate da tutti i profeti, di ogni religione e cultura, le si chiami “malattie” o in altro modo, ovvero: narcisismo, superbia, avarizia, invidia, rabbia, disordini sessuali, arroganza, vendicatività, ambizioni sfrenate, demagogia, corruzione, mafiosità, populismo, falsità, vanagloria, violenza, aggressività, cinismo, ipocrisia, ambiguità, cioè gli aspetti più deleteri che un uomo o una donna possano avere. Orbene si comprende la forza e spesso la violenza della reazione al papa che mette il dito nella piaga di questi mali, proprio perché queste persone hanno poco interesse a riconoscere le zona d’ombra e a rinnovarsi in fedeltà e giustizia.

Un ultimo elemento. Il “remare contro” di marca italiana ha un particolare molto preoccupante. Il papa ha chiesto diverse volte che il programma della Chiesa italiana fosse l’Evangelii gaudium. In particolare: 
Firenze 10.11.2015. Papa: “per i prossimi anni: in ogni comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in ogni Diocesi e circoscrizione, in ogni regione, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento dell’Evangelii gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni” (Discorso al convegno CEI).
Roma 9.5.2019. Papa: “…lo stile della nostra Chiesa. “Che bello, quel discorso! Ah, il Papa ha parlato bene, ha indicato bene la strada”, e dagli con l’incenso… Ma oggi, se io domandassi: “Ditemi qualcosa del discorso di Firenze” – “Eh, sì, non ricordo…”. Sparito. È entrato nell’alambicco delle distillazioni intellettuali ed è finito senza forza, come un ricordo. Riprendiamo il discorso di Firenze che, con la Evangelii gaudium, è il piano per la Chiesa in Italia ed è il piano per questa Chiesa di Roma”.
Roma 20.5.2019: Papa: “nel contesto di probabile Sinodo per la Chiesa italiana” il discorso di Firenze 2015 “rimane ancora vigente e deve accompagnarci in questo cammino. Se qualcuno pensa di fare un sinodo sulla Chiesa italiana, si deve incominciare dal basso verso l’alto, e dall’alto verso il basso con il documento di Firenze. E questo prenderà, ma si camminerà sul sicuro, non sulle idee”.
Nella conferenza stampa, del 23.5.2019, Bassetti, ha affermato. “”Non c'e' nessuna contraddizione tra il discorso della sinodalita'", che "e' un cammino che richiede collegialità" e "un futuro e probabile Sinodo della Chiesa italiana”, spiegando che "il Sinodo potrebbe essere lo sbocco di un cammino che richiede pero' percorsi ancora lunghi” (ANSA).

Tuttavia la proposta lanciata da papa Francesco di indire un sinodo della Chiesa italiana sembra essere quanto mai urgente: è innegabile una sorta di “scisma sommerso” tra i cattolici italiani, specie sui temi sociali e politici. Abbiamo bisogno di riflettere tutti insieme sulla nostra testimonianza di fede nel mondo. Non basta essere contro aborto, eutanasia e altri temi di etica personale; accanto a questi deve essere della stessa forza il No a razzismo, xenofobia, corruzione, mafie, guerre e traffico di armi, egoismi nazionali e discriminazioni. Niente deve fermare o compromettere la testimonianza di pastori e laici credenti. Il buon Dio ci invita a essere forti e liberi da ogni compromesso con chi vuole comprare, magari con privilegi o leggi, o strumentalizzare, in tanti modi, il consenso dei credenti: profezia e testimonianza fanno tanto avanzare la barca di Pietro verso la meta del Regno di Dio.




* In Rivista "Solidarietà Internazionale", 4/2019, pp. 10-12. 

** L’autore è ordinario di Filosofia politica presso la facoltà di Scienze Sociali della Pontificia Università Gregoriana di Roma (www.rocda.it); insegna Etica ella Pubblica Amministrazione presso il Dipartimento per le politiche del personale dell’Amministrazione del Ministero dell’Interno (ex SSAI, Roma); è direttore delle scuole di politica dell’associazione “Cercasi un fine” (www.cercasiunfine.it).

*** Per un approfondimento: R. D'AMBROSIO, Ce la farà Francesco? La sfida della riforma ecclesiale, la meridiana Molfetta 2016; tradotto in portoghese: Francisco vai conseguir? O desafio da reforma da Igreja, Paulinas, Lisboa 2016; in spagnolo: ¿Lo conseguirá Francisco? Reforma eclesial y lógica institucional, San Pablo, Madrid 2016; in inglese: Will Pope Francis Pull It Off? The Challenge of Church Reform, Liturgical Press, Collegeville USA 2017.



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