Fonte: LA CENTRA
Anche quest'anno
l'associazione Giovanni Paolo II ha voluto rendere omaggio alla
vittime delle missioni di pace nell'auditorium delle scuole media.
Testimonial il giornalista del TG5 Toni Capuozzo, inviato di guerra.
“Mio padre era un poliziotto – dice il conduttore di Terra- e
forse per reazione non ho mai amato le divise, ero un ragazzo
indisciplinato, e ho fatto mal volentieri il servizio militare.
Quindi avevo tutte le caratteristiche per essere uno che guarda con
sospetto le divise. Poi ho visto le cose da vicino, c'è una
religione nel giornalismo che è quella di guardare la realtà,
vedendo all'opera i militari ho capito che rappresentano una parte
buona del Paese.
In Italia molte cose non funzionano, non sono uno che si commuove all'alza bandiera, ma è successo nei campi di missione, sentendo che per i militari le note dell'inno nazionale rappresentano qualcosa, mi sono emozionato, può capitare quindi di essere orgogliosi di questo Paese”. Capuozzo prosegue il suo racconto con a fianco il Ten. Col. Gianfranco Paglia, ferito permanentemente in Somalia: “Un gruppetto di persone a bordo del Lince (mezzo militare blindato, nda) è qualcosa di più di un gruppo di amici, sanno che la loro vita dipende da quella degli altri. Credo sia orgoglio legittimo quello di cui parlano i genitori di questi ragazzi. Di negativo non c'è solo l'oblio ma è spesso è lo Stato che si dimentica di questi ragazzi. Ci lamentiamo quando parliamo di mancanza di valori tra i giovani, ma credo che queste storie siano vere lezioni di educazione civica senza noia o polvere che spesso copre la storia. Se non ricorda lo Stato non si può pretendere che ricordino i giovani”.
In Italia molte cose non funzionano, non sono uno che si commuove all'alza bandiera, ma è successo nei campi di missione, sentendo che per i militari le note dell'inno nazionale rappresentano qualcosa, mi sono emozionato, può capitare quindi di essere orgogliosi di questo Paese”. Capuozzo prosegue il suo racconto con a fianco il Ten. Col. Gianfranco Paglia, ferito permanentemente in Somalia: “Un gruppetto di persone a bordo del Lince (mezzo militare blindato, nda) è qualcosa di più di un gruppo di amici, sanno che la loro vita dipende da quella degli altri. Credo sia orgoglio legittimo quello di cui parlano i genitori di questi ragazzi. Di negativo non c'è solo l'oblio ma è spesso è lo Stato che si dimentica di questi ragazzi. Ci lamentiamo quando parliamo di mancanza di valori tra i giovani, ma credo che queste storie siano vere lezioni di educazione civica senza noia o polvere che spesso copre la storia. Se non ricorda lo Stato non si può pretendere che ricordino i giovani”.
Roberto
Centrone
Fax Polignano Ed. 29.11.2014
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