tag:blogger.com,1999:blog-73603622135179572042024-03-29T04:28:40.633+01:00ASD - APS Associazione Giovanni Paolo II - Polignano a Mare(BA) Associazione Sportiva Dilettantistica -
Associazione di Promozione SocialeA.S.D. Associazione Giovanni Paolo IIhttp://www.blogger.com/profile/17503568704233115927noreply@blogger.comBlogger2153125tag:blogger.com,1999:blog-7360362213517957204.post-1162363712991107262024-03-28T16:00:00.001+01:002024-03-28T16:30:00.012+01:00Il Papa ai sacerdoti: no all'ipocrisia clericale, abbiate lacrime che purificano il cuore<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Nella Messa crismale del Giovedì Santo Francesco riscopre la bellezza della compunzione e del farsi trafiggere dal pentimento: un pianto amaro può cambiare la vita, ogni rinascita interiore nasce sempre dall'incontro tra nostra miseria e la sua misericordia</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://www.vatican.va/content/dam/francesco/images/omelie-2024/crisma-28marzo2024/1711620769908.JPG/_jcr_content/renditions/cq5dam.web.800.800.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="533" data-original-width="800" height="426" src="https://www.vatican.va/content/dam/francesco/images/omelie-2024/crisma-28marzo2024/1711620769908.JPG/_jcr_content/renditions/cq5dam.web.800.800.jpeg" width="640" /></a></div></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Il cuore, “senza pentimento e pianto, si irrigidisce”. Prima “diventa abitudinario, poi insofferente per i problemi e indifferente alle persone”, poi, “freddo e quasi impassibile, come avvolto da una scorza infrangibile” e infine diventa “cuore di pietra”. “Come la goccia scava la pietra”, tuttavia, “così le lacrime lentamente scavano i cuori induriti”. È il miracolo, “della buona tristezza che conduce alla dolcezza”, sottolinea Papa Francesco, rivolgendosi ai circa 4 mila fedeli, tra cui 1.500 sacerdoti, giunti nella Basilica di San Pietro per la <a href="https://www.vatican.va/content/francesco/it/events/event.dir.html/content/vaticanevents/it/2024/3/28/crisma.html">Messa Crismale del giovedì Santo</a> da lui celebrata con il cardinale vicario Angelo De Donatis all'altare.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">Il pianto amaro che consente di riscoprire l’amore</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Un pianto amaro, infatti, può cambiare la vita. Come nella sinagoga di Nazareth i compaesani di Gesù “persero l’occasione della vita” cacciando Cristo fuori dalla città perché aveva smascherato le loro false aspettative, così Pietro all’inizio non prestò fiducia alle parole del Signore, lo “perse di vista” e lo rinnegò al canto del gallo. Solo dopo aver incrociato il Suo sguardo, gli occhi del primo tra gli apostoli “furono inondati di lacrime che, sgorgate da un cuore ferito, lo liberarono da convinzioni e giustificazioni fasulle”. Pietro si aspettava “un Messia politico, potente, forte e risolutore, e di fronte allo scandalo di un Gesù debole, arrestato senza opporre resistenza” disse di non conoscerlo. Aveva ragione, ribadisce il Papa. Lo conoscerà veramente solo quando si lascerà pienamente attraversare dal suo sguardo” e fece spazio alle lacrime della vergogna e del pentimento.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>La guarigione del cuore di Pietro, la guarigione dell’Apostolo, la guarigione del Pastore avvengono quando, feriti e pentiti, ci si lascia perdonare da Gesù: passano attraverso le lacrime, il pianto amaro, il dolore che consente di riscoprire l’amore.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">La riscoperta della compunzione</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Per spiegare questo fenomeno Francesco sceglie di riscoprire una parola che lui stesso definisce un po’ desueta: la compunzione. Un concetto che evoca “il pungere”. La compunzione è infatti “una puntura del cuore”, una “trafittura che lo ferisce, facendo sgorgare le lacrime del pentimento”, come quelle scaturite dagli abitanti di Gerusalemme quando Pietro, il giorno di Pentecoste, proclamò loro di aver crocifisso il Signore.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>Ecco la compunzione: non è un senso di colpa che butta a terra, non una scrupolosità che paralizza, ma è una puntura benefica che brucia dentro e guarisce, perché il cuore, quando vede il proprio male e si riconosce peccatore, si apre, accoglie l’azione dello Spirito Santo, acqua viva che lo smuove facendo scorrere le lacrime sul volto. Chi getta la maschera e si lascia guardare da Dio nel cuore riceve il dono di queste lacrime, le acque più sante dopo quelle del Battesimo.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">Attenzione all’ipocrisia clericale</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">“Piangere su noi stessi”, sottolinea il Papa, significa pentirsi seriamente “di aver rattristato Dio col peccato”, “riconoscere di essere sempre in debito e mai in credito”, “ammettere di aver smarrito la via della santità”, non avendo tenuto fede all’amore di Colui che ha dato la vita per noi.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>È guardarmi dentro e dolermi della mia ingratitudine e della mia incostanza; è meditare con tristezza le mie doppiezze e falsità; è scendere nei meandri della mia ipocrisia.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">L’ipocrisia clericale, in cui la Chiesa scivola tanto e da cui bisogna stare attenti, avverte Francesco. Da lì poi si deve rialzare lo sguardo al Crocifisso e lasciarsi commuovere dal suo amore “che sempre perdona e risolleva, che non lascia mai deluse le attese di chi confida in Lui” Così, afferma il Papa “le lacrime continuano a scendere e purificano il cuore”.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>Sono queste, pertanto, lacrime differenti da quelle chi si piange addosso,”come spesso siamo tentati di fare”.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Ciò avviene, ad esempio, quando siamo delusi o preoccupati per le nostre attese andate a vuoto, per la mancanza di comprensione da parte degli altri, magari dei confratelli e dei superiori. Oppure quando, per uno strano e insano piacere dell’animo, amiamo rimestare nei torti ricevuti per auto-commiserarci, pensando di non aver ricevuto ciò che meritavamo e immaginando che il futuro non potrà che riservarci continue sorprese negative. Questa – insegna San Paolo – è la tristezza secondo il mondo, opposta a quella secondo Dio.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">L’antidoto alla sclerocardia</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">La compunzione - su cui insistono tanti maestri spirituali come San Benedetto, San Giovanni Crisostomo, Isacco di Ninive o l’Imitazione di Cristo - richiede infatti fatica, “ma restituisce pace”, “agisce nella ferita del peccato, disponendoci a ricevere proprio lì la carezza del Signore”, che trasforma il cuore ammorbidito dalle lacrime”. È l’antidoto alla “sclerocardia, quella durezza del cuore tanto denunciata da Gesù”. È il rimedio, perché ci riporta alla verità di noi stessi, così che la profondità del nostro essere peccatori riveli la realtà infinitamente più grande del nostro essere perdonati.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">Nella vita spirituale chi piange matura</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Ogni nostra rinascita interiore, infatti, “scaturisce sempre dall’incontro tra la nostra miseria e la sua misericordia” e passa attraverso la nostra povertà di spirito che permette allo Spirito Santo di arricchirci”. Francesco chiede poi ai suoi fratelli sacerdoti se “col passare degli anni, le lacrime aumentano”.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>Sotto questo aspetto è bene che avvenga il contrario rispetto alla vita biologica, dove, quando si cresce, si piange meno di quando si è bambini. Nella vita spirituale, invece, dove conta diventare bambini, chi non piange regredisce, invecchia dentro, mentre chi raggiunge una preghiera più semplice e intima, fatta di adorazione e commozione davanti a Dio, matura. Si lega sempre meno a sé stesso e sempre più a Cristo, e diventa povero in spirito. In tal modo si sente più vicino ai poveri, i prediletti di Dio</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">Il Signore cerca chi piange i peccati della Chiesa</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Un’altra caratteristica della compunzione è la solidarietà, perché “chi si compunge nel cuore si sente sempre più fratello di tutti i peccatori del mondo, senza parvenza di superiorità o asprezza di giudizio, ma con desiderio di amare e riparare”. Un cuore docile, infatti, “anziché adirarsi e scandalizzarsi per il male compiuto dai fratelli piange per i loro peccati”. È una sorta di ribaltamento, in cui “la tendenza naturale a essere indulgenti con sé stessi e inflessibili con gli altri si capovolge e, per grazia di Dio, si diventi fermi con sé stessi e misericordioso con gli altri.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>Il Signore cerca, specialmente tra chi è consacrato a Lui, chi pianga i peccati della Chiesa e del mondo, facendosi strumento di intercessione per tutti. Quanti testimoni eroici nella Chiesa ci indicano questa via! Pensiamo ai monaci del deserto, in Oriente e in Occidente; all’intercessione continua, fatta di gemiti e lacrime, di San Gregorio di Narek; all’offerta francescana per l’Amore non amato; a sacerdoti, come il Curato d’Ars, che vivevano di penitenza per la salvezza altrui. Cari fratelli, Non è poesia questo, questo è sacerdozio!</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">In Dio una pace che salva dalla tempesta</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Il Signore infatti, “non chiede giudizi sprezzanti su chi non crede, ma amore e lacrime per chi è lontano”. “Le situazioni difficili che vediamo e viviamo, la mancanza di fede, le sofferenze che tocchiamo”, sottolinea ancora Francesco, “non suscitano la risolutezza nella polemica, ma la perseveranza della misericordia”.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>Quanto abbiamo bisogno di essere liberi da durezze e recriminazioni, da egoismi e ambizioni, da rigidità e insoddisfazioni, per affidarci e affidare a Dio, trovando in Lui una pace che salva da ogni tempesta! Adoriamo, intercediamo e piangiamo per gli altri: permetteremo al Signore di compiere meraviglie. E non temiamo: Lui ci sorprenderà!</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">A giovarne sarà proprio il ministero del sacerdozio:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>Oggi, in una società secolare, corriamo il rischio di essere molto attivi e al tempo stesso di sentirci impotenti, col risultato di perdere l’entusiasmo ed essere tentati di “tirare i remi in barca”, di chiuderci nella lamentela - guai delle lamentele - e far prevalere la grandezza dei problemi sulla grandezza di Dio. Se ciò avviene, diventiamo amari e piangenti, sempre sparlando, sempre trovando qualche occasione per lamentarsi. Ma se invece l’amarezza e la compunzione si rivolgono, anziché al mondo, al proprio cuore, il Signore non manca di visitarci e rialzarci.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">Allargare gli orizzonti aiuta a dilatare il cuore</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Infine, Francesco ricorda che la compunzione è una grazia e come tale va chiesta nella preghiera. Due quindi i consigli del Papa per i suoi confratelli. Il primo è quello di non guardare la vita e la chiamata in una prospettiva di efficienza e di immediatezza, ma nell’insieme del passato – ricordando la fedeltà di Dio, facendo memoria del suo perdono e ancorandosi al suo amore – e del futuro – pensando alla meta eterna a cui siamo chiamati, al fine ultimo della nostra esistenza. Allargare gli orizzonti, infatti “aiuta a dilatare il cuore” , “a rientrare in sé stessi con il Signore” e a “vivere la compunzione”. Il secondo consiglio è quello di dedicarsi “a una preghiera che non sia dovuta e funzionale, ma gratuita, calma e prolungata”. L’invito è sempre quello di tornare a San Pietro e alle sue lacrime, conclude il Papa, che ringrazia i sacerdoti presenti per il cuore aperto e docile, per le fatiche e i pianti e per portare la meraviglia della misericordia “ai fratelli e alle sorelle del nostro tempo”.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">Un libro in dono ai sacerdoti</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Al termine della Messa è stato offerto a ciascuno dei sacerdoti il libro di Papa Francesco dal titolo "Sul discernimento - Con un saggio di Miguel Àngel Fiorito e Diego Fares", a cura di padre Antonio Spadaro, pubblicato dalle Edizioni Dehoniane Bologna.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;">Michele Raviart - Città del Vaticano</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;">FONTE: <a href="http://www.vaticannews.va">VATICAN NEWS</a></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div>
<iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="422" referrerpolicy="strict-origin-when-cross-origin" src="https://www.youtube.com/embed/C8YG9IipwJ4" title="28 March 2024 HIGHLIGHTS Chrism Mass Pope Francis" width="748"></iframe>A.S.D. Associazione Giovanni Paolo IIhttp://www.blogger.com/profile/17503568704233115927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7360362213517957204.post-47921496201249830182024-03-28T08:00:00.000+01:002024-03-29T00:20:04.038+01:00"COLLOCAZIONE PROVVISORIA" dal DIARIO Don Tonino Bello<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiptPuoih-bFctPvCN1TzNl30ed9ml2RlHcl7YrEu-dw6miqsMhnxuayMSqwYpXu8lc-O50o-oA26oTNvKJTp30cIr2-GAhObh1O63l-h3QPJHHwLZNAxIDsw2MdEvvnXH7K9TpthIIntRG/s1600/Don-Tonino-Bello.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiptPuoih-bFctPvCN1TzNl30ed9ml2RlHcl7YrEu-dw6miqsMhnxuayMSqwYpXu8lc-O50o-oA26oTNvKJTp30cIr2-GAhObh1O63l-h3QPJHHwLZNAxIDsw2MdEvvnXH7K9TpthIIntRG/s1600/Don-Tonino-Bello.jpg" width="285" /></a><span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> </span><span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nel Duomo vecchio di Molfetta c'è un grande crocifisso di terracotta. L'ha donato, qualche anno fa, uno scultore del luogo. Il parroco, in attesa di sistemarlo definitivamente, l'ha addossato alla parete della sagrestia e vi ha apposto un cartoncino con la scritta: </span><i style="font-family: 'Helvetica Neue', Arial, Helvetica, sans-serif;">"collocazione provvisoria"</i><span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">.</span></div>
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<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">La scritta che in un primo momento avevo scambiato come intitolazione dell'opera, mi è parsa provvidenzialmente ispirata, al punto che ho pregato il parroco di non rimuovere per nessuna ragione il crocifisso da lì, da quella parete nuda, da quella posizione precaria, con quel cartoncino ingiallito.</span></div>
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<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nel Duomo vecchio di Molfetta c'è un grande crocifisso di terracotta. L'ha donato, qualche anno fa, uno scultore del luogo. Il parroco, in attesa di sistemarlo definitivamente, l'ha addossato alla parete della sagrestia e vi ha apposto un cartoncino con la scritta: <i>"collocazione provvisoria"</i>.</span></div>
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<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">La scritta che in un primo momento avevo scambiato come intitolazione dell'opera, mi è parsa provvidenzialmente ispirata, al punto che ho pregato il parroco di non rimuovere per nessuna ragione il crocifisso da lì, da quella parete nuda, da quella posizione precaria, con quel cartoncino ingiallito.</span></div>
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<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b><span style="background-color: yellow;">Collocazione provvisoria</span></b><span style="background-color: yellow;">.</span> Penso che non ci sia formula migliore per definire la croce, non solo quella di Cristo. Coraggio, allora, tu che soffri inchiodato su una carrozzella. Animo, tu che provi i morsi della solitudine. Abbi fiducia, tu che bevi al calice amaro dell'abbandono. Non ti disperare, madre dolcissima, che hai partorito un figlio focomelico. Non imprecare, sorella, che ti vedi distruggere giorno dopo giorno da un male che non perdona. Asciugati le lacrime, fratello, che sei stato pugnalato alle spalle da coloro che ritenevi tuoi amici.</span></div>
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<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Non angosciarti, tu che per un tracollo improvviso vedi i tuoi beni pignorati, i tuoi progetti in frantumi, le tue fatiche distrutte. Non tirare i remi in barca, tu che sei stanco di lottare e hai accumulato delusioni a non finire. Non abbatterti, fratello povero, che non sei calcolato da nessuno, che non sei creduto dalla gente e che, invece del pane, sei costretto a ingoiare bocconi di amarezza. Non avvilirti, amico sfortunato, che nella vita hai visto partire tanti bastimenti, e tu sei rimasto sempre a terra.</span></div>
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<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Coraggio. La tua croce, anche se durasse tutta la vita, è sempre <i>"collocazione provvisoria "</i>. Il calvario, dove essa è piantata, non è zona residenziale. E il terreno di questa collina, dove si consuma la tua sofferenza, non si venderà mai come suolo edificatorio. Anche il vangelo ci invita a considerare la provvisorietà della croce.</span></div>
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<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">C'è una frase immensa, che riassume la tragedia del creato al momento della morte di Cristo. <i>"Da mezzanotte fino alle tre di pomeriggio, si fece buio su tutta la terra".</i> Forse è la frase più scura di tutta la Bibbia. Per me è una delle più luminose. Proprio per quelle riduzioni di orario che stringono, come due paletti invalicabili, il tempo in cui è concesso al buio di infierire sulla terra. Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Ecco le sponde che delimitano il fiume delle lacrime umane. Ecco le saracinesche che comprimono in spazi circoscritti tutti i rantoli della terra. Ecco le barriere entro cui si consumano tutte le agonie dei figli dell'uomo. Da mezzogiorno alle tre delpomeriggio. Solo allora è consentita la sosta sul Golgota. Al di fuori di quell'orario, c'è divieto assoluto di parcheggio. Dopo tre ore, ci sarà la rimozione forzata di tutte le croci. Una permanenza più lunga sarà considerata abusiva anche da Dio. Coraggio fratello che soffri. C'è anche per te una deposizione dalla croce. C'è anche per te una pietà sovrumana. Ecco già una mano forata che schioda dal legno la tua. Ecco un volto amico, intriso di sangue e coronato di spine, che sfiora con un bacio la tua fronte febbricitante. Ecco un grembo dolcissimo di donna che ti avvolge di tenerezza. Tra quelle braccia materne si svelerà, finalmente, tutto il mistero di un dolore che ora ti sembra un assurdo. Coraggio. Mancano pochi istanti alle tre del tuo pomeriggio. Tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori verginali e il sole della pasqua irromperà tra le nuvole in fuga.</span></div>
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b></b></span><br />
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A.S.D. Associazione Giovanni Paolo IIhttp://www.blogger.com/profile/17503568704233115927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7360362213517957204.post-73766691488397831142024-03-26T15:28:00.002+01:002024-03-26T15:28:09.048+01:00Il processo di Gesù: dall’arresto alla crocifissione<p> <span style="font-family: helvetica; text-align: justify;">Il processo di Gesù, come narrato nei Vangeli del Nuovo Testamento, è uno degli eventi centrali della cristianità</span></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://www.holyart.it/blog/wp-content/uploads/sites/17/2024/02/processo-di-gesu.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="533" data-original-width="800" height="426" src="https://www.holyart.it/blog/wp-content/uploads/sites/17/2024/02/processo-di-gesu.jpg" width="640" /></a></div><p></p><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Il Processo di Gesù rappresenta uno dei primi, drammatici atti della Sua Passione e apre tragicamente l’ultima parte della Settimana Santa. La Settimana Santa è un periodo di profonda riflessione e spiritualità per i cristiani di tutto il mondo, forse il più importante dell’<a href="https://www.holyart.it/blog/accessori-liturgia/lanno-e-tempi-liturgici-facciamo-chiarezza">Anno Liturgico</a>. Commemora gli eventi culminanti della vita di Gesù Cristo prima della Sua morte e resurrezione. In particolare il Triduo pasquale, il tempo intercorso tra la sera del Giovedì Santo, quando venne celebrata l’Ultima Cena, e la Domenica di Pasqua, sono concentrati i <a href="https://www.holyart.it/blog/accessori-liturgia/i-riti-della-settimana-santa">riti più importanti della Settimana Santa</a>. Sono i giorni della Passione di Gesù, gli ultimi giorni della Sua vita sulla Terra, considerata il cuore della cristianità, perché rappresentano il sacrificio supremo da Lui compiuto per il perdono dei peccati e la salvezza dell’umanità.</span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">La sequenza degli eventi durante la Settimana Santa inizia con il Giovedì Santo, che celebra l’Ultima Cena di Gesù con i suoi apostoli. Durante questa cena, Gesù istituisce l’Eucaristia e il Sacramento dell’Ordine, e predice il tradimento di Giuda e il suo stesso tradimento da parte degli altri apostoli. Questa è anche l’occasione in cui Gesù compie il gesto umile di lavare i piedi dei Suoi discepoli, insegnando loro l’importanza del servizio e dell’umiltà.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Segue il Venerdì Santo, il giorno della <a href="https://www.holyart.it/blog/articoli-religiosi/gli-avvenimenti-della-passione-di-gesu-dallultima-cena-alla-sua-crocifissione/">Passione e della morte di Gesù</a> sulla Croce. Questo è il giorno in cui Gesù viene arrestato nel Getsemani, condotto davanti a vari tribunali e condannato a morte per crocifissione. Gesù subisce torture fisiche e umiliazioni prima di essere crocifisso sul Monte Calvario, dove offre la Sua vita in sacrificio per l’umanità. La Sua morte sulla Croce è considerata il culmine della Sua missione terrena, attraverso la quale si compie il piano divino di Redenzione.</span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">È sul processo di Gesù che vogliamo soffermarci, che nella Passione di Gesù come raccontata nei <a href="https://www.holyart.it/it/articoli-religiosi/libri-e-testi-sacri/vangeli">quattro vangeli canonici</a> appare sempre, seppur con alcune variazioni.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Dobbiamo sempre considerare che i resoconti degli Evangelisti offrono prospettive diverse soprattutto sugli eventi che si sono svolti durante gli ultimi giorni della <a href="https://www.holyart.it/blog/articoli-religiosi/la-storia-di-gesu-gli-eventi-piu-importanti-della-sua-vita/">vita terrena di Gesù</a>. Si tratta delle uniche fonti storiche a nostra disposizione per ricostruire quei fatti, ma occorre filtrare le informazioni, per comprendere quali siano storicamente attendibili, quali da leggersi come interpretazioni teologiche successive. I primi cristiani, nella formulazione dei loro testi sacri, potrebbero infatti aver avuto interesse nell’attenuare le responsabilità di figure romane come Pilato nella condanna di Cristo, in quanto l’Impero Romano deteneva il potere politico predominante dell’epoca. Allo stesso tempo, c’era una tendenza a enfatizzare le responsabilità degli ebrei nell’arresto e nella condanna, riflettendo le tensioni tra le prime <a href="https://www.holyart.it/blog/articoli-religiosi/le-differenze-ebraismo-cristianesimo/">comunità cristiane e quelle ebraiche</a>.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Queste tensioni hanno portato all’antisemitismo e alle persecuzioni contro gli ebrei, considerati per secoli responsabili della morte di Gesù, e per questo bersaglio di discriminazioni e violenza.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Solo con il Concilio Vaticano II è stata riconosciuta l’innocenza del popolo ebraico nella condanna di Gesù, voluta da Dio come tassello fondamentale nel suo piano di Redenzione.</span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">Ultima Cena e arresto di Gesù</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Ecco il riassunto degli accadimenti che portarono al processo più determinante nella storia dell’umanità.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">La sera del Giovedì Gesù consumò il Suo ultimo pasto in compagnia dei suoi amici più intimi, gli Apostoli. Dopo quella che sarebbe passata alla storia come <a href="https://www.holyart.it/it/occasioni-speciali/presepe-pasquale/ultima-cena-scena-resina-statue-9-cm">l’Ultima Cena</a>, venne arrestato mentre pregava nell’<a href="https://www.holyart.it/blog/articoli-religiosi/il-monte-degli-ulivi-tra-i-luoghi-piu-cari-a-gesu/">orto del Getsemani</a>, poco fuori Gerusalemme. A guidare da lui i soldati fu <a href="https://www.holyart.it/blog/articoli-religiosi/la-vera-storia-di-giuda-iscariota-conosciuto-per-aver-tradito-il-messia/">Giuda Iscariota</a>, uno dei Dodici Apostoli, che si era accordato con i gran sacerdoti del Sinedrio.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Fu davanti a loro che Gesù venne condotto inizialmente, per essere interrogato. Secondo Matteo, Marco e Luca (Matteo 26,57-68; Marco 14,53-65; Luca 22,63-65) Gesù venne portato subito davanti al <a href="https://www.holyart.it/it/occasioni-speciali/presepe-pasquale/scena-condanna-di-gesu-caifa-barabba-statue-9-cm">sommo sacerdote Caifa</a>, secondo Giovanni (Giovanni 18,12-13 e 18,19-23) prima lo portarono da Anna, che di Caifa era il suocero, e solo successivamente nella casa del gran sacerdote, che già lo attendeva circondato dagli scribi e dagli anziani del Sinedrio. Qui, con falsi testimoni, lo accusarono di bestemmia e blasfemia, per essersi paragonato a Dio, e invocarono su di lui la pena di morte.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Ma qual è il significato di Sinedrio?</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">Al cospetto di Caifa e del Sinedrio</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Il Sinedrio al tempo di Gesù era l’organo giudiziario supremo dell’antica Gerusalemme ebraica. Era composto da membri della classe sacerdotale, degli anziani e degli scribi, rappresentanti delle varie fazioni religiose ebraiche. Il Sinedrio aveva competenze sia religiose che civili, fungeva da consiglio legislativo e come tribunale supremo. Le funzioni del Sinedrio comprendevano l’interpretazione della legge ebraica (la Torah), la supervisione del culto nel Tempio di Gerusalemme e la giurisdizione sui casi legali, inclusi quelli penali. Il Sinedrio aveva il potere di pronunciare sentenze, anche di morte, nei casi giudiziari più gravi.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Nel contesto del processo di Gesù, il Sinedrio svolse un ruolo significativo. Gli scribi e i capi religiosi che componevano il Sinedrio furono tra coloro che giudicarono Gesù e lo condannarono per blasfemia. Essi interpretarono le dichiarazioni di Gesù, in cui si riferiva a Sé stesso in termini divini o messianici, come una forma di bestemmia e blasfemia contro Dio secondo la loro interpretazione della legge ebraica. Pertanto, lo considerarono colpevole di questi crimini religiosi e decisero di portare il caso davanti alle autorità romane per ottenere una <a href="https://www.holyart.it/it/occasioni-speciali/presepe-pasquale/scena-popolo-condanna-gesu-statue-9-cm">condanna a morte</a>.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">Ponzio Pilato e Gesù</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Poiché né Caifa né il Sinedrio avevano la facoltà di condannare un uomo a morte, dopo il primo processo Gesù subì svariati maltrattamenti, per poi essere condotto in catene davanti a <a href="https://www.holyart.it/blog/articoli-religiosi/la-storia-di-ponzio-pilato-e-il-suo-coinvolgimento-nella-condanna-di-gesu/">Ponzio Pilato</a>, prefetto romano in Giudea (Matteo 27,1-2; Marco 15,1; Luca 23,1; Giovanni 18,28). Accompagnato il prigioniero nel Pretorio, la residenza ufficiale del governatore romano a Gerusalemme, i membri del Sinedrio lo accusarono di vari reati, tra cui sedizione, autoproclamazione a re e Messia, ma anche istigazione a non pagare i tributi a Roma. Questo perché la semplice accusa di blasfemia non sarebbe stata sufficiente a Pilato per condannare a morte un uomo.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">L‘interrogatorio di Gesù da parte di Pilato (Matteo 27,1-2 e Marco 15,1) e la successiva condanna a morte per Crocifissione rappresentano uno degli eventi centrali della narrazione della Passione secondo la tradizione cristiana. Secondo i resoconti evangelici, Pilato, dopo aver interrogato Gesù, avrebbe trovato le accuse mosse contro di lui non così gravi da giustificarne la condanna a morte. Secondo Luca e Giovanni (Luca 23,2-5 e Giovanni 18,28-38) Pilato giudicò Gesù innocente. Tuttavia, questa mitezza attribuita a Pilato può sembrare in contrasto con la sua reputazione storica di fermezza e severità nell’applicare le leggi romane. Alcuni studiosi suggeriscono che questa rappresentazione mitigata di Pilato potrebbe essere stata influenzata dall’interesse delle comunità cristiane primitive nel distanziare l’<a href="https://www.holyart.it/it/occasioni-speciali/presepe-pasquale/soldati-romani-4-pz-presepe-9-cm">autorità romana</a> dalla responsabilità della morte di Gesù. In base alla narrazione evangelica di Luca (Luca 23,6-12), Pilato avrebbe tentato di evitare la responsabilità della condanna di Gesù inviandolo al tetrarca Erode Antipa, ma nemmeno lui avrebbe trovato motivi validi per condannarlo e lo rimandò a Pilato. Tuttavia è più verosimile che Pilato avrebbe condannato Gesù a morte immediatamente, considerandolo un pericoloso agitatore politico, senza passare attraverso un processo così complesso e lungo come descritto nei vangeli.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">Crocifissione</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">E si arriva così all’ultimo, terribile atto di questa tragedia annunciata. Le ultime fasi del processo differiscono poco tra i diversi Vangeli. Secondo Matteo, Claudia, la moglie di Pilato, tentò di intervenire in aiuto del marito, perché non condannasse un innocente, ma il Prefetto, sopraffatto dalla rabbia della folla, che invocava la crocifissione, prima tentò di rabbonirli liberando il ladrone Barabba, com’era usanza in occasione della <a href="https://www.holyart.it/blog/occasioni-speciali/come-si-calcola-la-pasqua-cristiana-ebraica-e-ortodossa/#Come_si_stabilisce_la_Pasqua_ebraica">Pasqua per gli ebrei</a>, e facendo <a href="https://www.holyart.it/it/occasioni-speciali/presepe-pasquale/gesu-flagellato-alla-colonna-statue-9-cm">flagellare Gesù</a>, poi si arrese, lavandosi le mani e dichiarando di non voler avere più nulla a che fare con la vicenda (Matteo 27,15-26).</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Anche in Marco troviamo la liberazione di Barabba, la flagellazione e infine la resa di Pilato (Marco 15,6-15). In Luca e in Giovanni Pilato insiste, dichiarando Gesù innocente, liberando Barabba e tentando di commutare la pena di morte con la fustigazione (Luca 23,13-25 e Giovanni 18,39-19,1). Dopo la flagellazione Matteo, Marco e Luca descrivono i maltrattamenti subiti da Gesù nel Pretorio da parte della corte romana e l’incoronazione con la <a href="https://www.holyart.it/blog/articoli-religiosi/la-corona-di-spine-di-gesu-e-i-suoi-significati/">corona di spine</a>. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">La <a href="https://www.holyart.it/it/occasioni-speciali/pasqua-e-quaresima/via-crucis-e-processione">Via Crucis</a> è il percorso simbolico che commemora gli eventi della Passione di Cristo, inclusa la flagellazione, la condanna e la crocifissione. Questo racconto, celebrato in tutto il mondo durante il Venerdì Santo, offre una visione profonda del sacrificio di Gesù e della sua sofferenza per l’umanità.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Durante il cammino verso il Calvario, Gesù fu sottoposto a crudeli torture dai soldati romani, torture che sono parte integrante del racconto della Passione. <a href="https://www.holyart.it/blog/articoli-religiosi/simone-di-cirene-luomo-che-aiuto-gesu-a-portare-la-croce/">Simone di Cirene</a> fu costretto dai soldati romani ad aiutare Gesù a portare l’asse trasversale della croce, poiché Egli era troppo debilitato per continuare da solo.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Una volta giunti al Golgota, il luogo dell’esecuzione, Gesù fu inchiodato alla croce.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Il Vangelo di Giovanni (Giovanni 19,28-30) ci offre la testimonianza più toccante degli <a href="https://www.holyart.it/it/occasioni-speciali/presepe-pasquale/scena-crocifissione-soldato-maria-statue-9-cm">ultimi momenti di vita di Gesù in croce</a>, da quando viene dissetato dai soldati con l’aceto (o forse vino acido), alle sue ultime parole: “Tutto è compiuto.”</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Con la morte di Cristo in croce si compie la volontà di Dio e inizia il cammino di Redenzione e speranza per tutta l’umanità.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><span style="color: #2b00fe;">FONTE:</span><a href="http://www.holyart.it">HOLY BLOG</a><br /></span></div>A.S.D. Associazione Giovanni Paolo IIhttp://www.blogger.com/profile/17503568704233115927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7360362213517957204.post-15315218672801725562024-03-26T15:18:00.005+01:002024-03-26T15:18:50.272+01:00“Mio figlio, oggi, è più vivo di prima”: così la mamma del beato Carlo Acutis<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Siamo entrati nella Settimana Santa, momento prezioso per riflettere sul mistero della morte e sulla gioia della Risurrezione. Per vedere Gesù risorto, oggi, abbiamo bisogno di testimoni credibili. La mamma del beato Carlo Acutis, ad esempio, afferma di vedere suo figlio “più vivo ora” di quando stava fisicamente sulla terra, per tutto il bene che sta facendo dal Cielo.</span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://www.puntofamiglia.net/puntofamiglia/wp-content/uploads/Carlo-Acutis-4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="414" data-original-width="800" height="331" src="https://www.puntofamiglia.net/puntofamiglia/wp-content/uploads/Carlo-Acutis-4.jpg" width="640" /></a></div><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Uno dei tabù più grandi che abbiamo nella nostra società, segnata dal progresso scientifico, è la morte. Essa è vista come fallimento della tecnica, sconfitta della medicina, in sostanza come affronto all’intelligenza umana.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Per quanto possiamo evolvere, di fatto, la morte segnerà sempre il nostro limite di creature e, più che mai oggi, l’uomo fatica ad accettarlo.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">La morte è vista come un controsenso, però, anche per un altro motivo: nel nostro intimo avvertiamo di essere stati creati per la Vita Eterna. Ci sentiamo imprigionati dal potere della morte quando, in realtà, sentiamo di essere chiamati ad un’esistenza senza fine.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Non è solo l’idea della nostra morte, però, a farci paura e a gettarci nello sconforto. Ci genera sofferenza anche la morte di una persona cara. Se l’amavamo profondamente, la sua lontananza può farci sprofondare nel buio.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">La mancanza dell’altro può diventare vuoto incolmabile, aridità di cuore, strazio dell’anima.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Si avvicina la Pasqua e la Settimana Santa è un tempo propizio per riflettere sul dono inestimabile che Cristo ci ha fatto: riaprire per noi le porte del Paradiso, chiuse a causa del peccato. Possiamo dire che la morte non esiste più, non come prima: con Gesù è diventata passaggio, cammino verso la Luce vera.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Possiamo dirlo a voce alta, anzi dobbiamo gridarlo dai tetti: la vita non finisce, Cristo è risorto. Quindi, io risorgo, la persona che amo risorge.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Non è automatico, però, pur credendo a queste parole, “sentirle dentro”. Non è scontato, pur nutrendo fiducia verso Gesù, percepire sulla nostra pelle che la vita continua; oltre le guerre, le malattie, oltre la distruzione del corpo.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Dove troverà la voglia di vivere una mamma che ha perso – ingiustamente! – il suo bambino?</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Dove trarrà la forza un orfano, che aveva il diritto di crescere con il papà e la mamma?</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Ed una giovane donna, che ha promesso al suo sposo di essere carne della sua carne per sempre, come supererà il vuoto della vedovanza?</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Vorrei proporvi un libro che ho scritto pensando, nel mio piccolo, di poter aiutare coloro che si trovano nel dolore di una grave perdita: “Vivere il lutto insieme a Dio per ritrovare la pace. Dieci storie vere” (Mimep Docete).</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Perché un testo simile? Perché sono sempre più convinta che abbiamo bisogno di storie luminose per farci coraggio nel nostro cammino.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Ho conosciuto tante persone che hanno toccato con mano la Risurrezione. Sì, anche oggi. Dopo duemila anni dalla Risurrezione di Cristo.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Una tra queste è la mamma del beato Carlo Acutis, Antonia Salzano, che afferma di vedere suo figlio ‘più vivo ora’ di quando stava fisicamente sulla terra, per tutto il bene che egli sta facendo con la sua storia e la sua intercessione. E non è l’unica ad aver fatto una simile esperienza.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Il libro, proponendo solo storie di Resurrezione, vuol essere un ausilio per prepararci a vivere bene la Pasqua, ovvero come il passaggio dalla morte alla vita.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;">Cecila GALATOLO</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;">FONTE: <a href="http://www.puntofamiglia.net">PUNTO FAMIGLIA</a></span></div>A.S.D. Associazione Giovanni Paolo IIhttp://www.blogger.com/profile/17503568704233115927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7360362213517957204.post-26272879322691267772024-03-26T13:00:00.001+01:002024-03-26T15:11:11.389+01:00Il Papa ai giovani: non scoraggiatevi per guerre e sofferenze, fatevi sentire!<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Messaggio di Francesco a ragazzi e ragazze di tutto il mondo, in occasione dei cinque anni della pubblicazione della esortazione post sinodale “Christus vivit”: Cristo vive e ti ama infinitamente, non contano cadute ed errori. Testimoniatelo ai vostri coetanei. Dal Pontefice anche l’invito a dare un contributo di “creatività” per il Sinodo sulla sinodalità in corso, così da “esplorare vie nuove”</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://www.vaticannews.va/content/dam/vaticannews/agenzie/images/afp/2023/08/03/20/1691087587606.jpg/_jcr_content/renditions/cq5dam.thumbnail.cropped.750.422.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="422" data-original-width="750" height="360" src="https://www.vaticannews.va/content/dam/vaticannews/agenzie/images/afp/2023/08/03/20/1691087587606.jpg/_jcr_content/renditions/cq5dam.thumbnail.cropped.750.422.jpeg" width="640" /></a></div></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Il contesto internazionale è tragico e, tra guerre, attentati e sofferenze di vario tipo lascia intravedere poche prospettive per il futuro. Tuttavia il Papa esorta i giovani, che di questo futuro sono i costruttori, a non perdere il coraggio e tantomeno la speranza. Speranza che sta tutta in un annuncio: “Cristo vive!”, Christus vivit. Proprio il titolo dell’esortazione post sinodale che, pubblicata dal Papa dopo il Sinodo dedicato alle nuove generazioni nel 2018, oggi compie cinque anni.</span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Una occasione per Francesco per tornare a parlare a ragazzi e ragazze, invitandoli a non lasciarsi sopraffare da paure e scoraggiamenti, ma, anzi, ad essere motore per il mondo</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Non fateci mai mancare il vostro chiasso buono, la vostra spinta come quella di un motore pulito e agile, il vostro modo originale di vivere e annunciare la gioia di Gesù Risorto!</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">Condividere con Cristo gioie e angosce</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Per il suo messaggio il Papa riparte dal kerygma, l’annuncio della salvezza che sta a fondamento della speranza per l’intera umanità: “Cristo vive! Lo dico a ciascuno di voi in particolare: Cristo vive e ti ama, infinitamente. E il suo amore per te non è condizionato dalle tue cadute o dai tuoi errori. Lui, che ha dato la sua vita per te, non aspetta, per amarti, la tua perfezione”.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Guarda le sue braccia aperte sulla croce e lasciati salvare sempre nuovamente, cammina con Lui come con un amico, accoglilo nella tua vita e lasciagli condividere le gioie e le speranze, le sofferenze e le angosce della tua giovinezza. Vedrai che il tuo cammino si illuminerà e che anche i pesi più grandi diventeranno meno gravosi, perché ci sarà Lui a portarli con te.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">"Hagan lio!"</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Desiderio del Papa è che questo annuncio ognuno “lo percepisse vivo e vero nella propria vita” e sentisse l’impulso a condividerlo con i propri amici: “Sì, perché voi avete questa grande missione: testimoniare a tutti la gioia che nasce dall’amicizia con Cristo”, sottolinea il Pontefice. Con la mente torna al primo contatto di lui, appena eletto Papa, con i giovani di ogni parte del globo: la Gmg di Rio de Janeiro del luglio 2013, neppure quattro mesi dopo il Conclave. Tra le strade e le spiagge della metropoli brasiliana, Francesco aveva lanciato il suo appello: “Fatevi sentire! “Hagan lio!”. E oggi torna a chiederlo:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>Fatevi sentire, gridate, non tanto con la voce ma con la vita e con il cuore, questa verità: Cristo vive! Perché tutta la Chiesa sia spinta a rialzarsi, a mettersi sempre di nuovo in cammino e a portare il suo annuncio a tutto il mondo</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">La vittoria sulla morte</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Sulla scia dei ricordi, Papa Francesco rammenta nel suo documento che il prossimo 14 aprile si celebreranno i 40 anni dal primo grande raduno dei giovani del 1984, nel contesto dell’Anno Santo della Redenzione. Fu il “germoglio” delle future Giornate Mondiali della Gioventù e, alla fine di quell’anno giubilare, Giovanni Paolo II consegnò la Croce ai giovani con “la missione di portarla in tutto il mondo come segno e ricordo che solo in Gesù morto e risorto c’è salvezza e redenzione”.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Una semplice Croce di legno senza il Crocifisso, “così voluta per ricordarci che essa celebra soprattutto il trionfo della Risurrezione, la vittoria della vita sulla morte”, sottolinea Jorge Mario Bergoglio. “Voi Gesù – scrive ai giovani - contemplatelo così: vivo e traboccante di gioia, vincitore della morte, amico che vi ama e vuole vivere in voi”.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>Solo così, nella luce della sua presenza, la memoria del passato sarà feconda e avrete il coraggio di vivere il presente e affrontare il futuro con speranza. Potrete assumere con libertà la storia delle vostre famiglie, dei vostri nonni, dei vostri genitori, le tradizioni religiose dei vostri Paesi, per essere a vostra volta costruttori del domani, “artigiani” del futuro.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">La Christus vivit e il lavoro dei giovani</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Da qui, una riflessione sulla esortazione Christus vivit, “frutto di una Chiesa che vuole camminare insieme e che perciò si mette in ascolto, in dialogo e in costante discernimento della volontà del Signore”. Per questo, più di cinque anni fa, in vista del Sinodo sui giovani, a tanti ragazzi e ragazze di varie parti del mondo era stato chiesto di condividere le proprie attese e desideri. E centinaia di giovani erano venuti a Roma e hanno lavorato insieme per alcuni giorni, raccogliendo idee da proporre: “Grazie al loro lavoro i vescovi hanno potuto conoscere e approfondire una visione più ampia e profonda del mondo e della Chiesa”, scrive il Papa.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">Nuove vie per il Sinodo sulla sinodalità</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">È stato un vero “esperimento sinodale”, che ha portato “molti frutti” e che, sottolinea il Pontefice, “ha preparato la strada anche per un nuovo Sinodo”, quello che si sta vivendo adesso sul tema della sinodalità. Se nel 2018, infatti, la partecipazione dei giovani ha contribuito a “risvegliare la sinodalità”, ora, in questa nuova tappa del percorso che Francesco ha voluto avviare dal “basso”, cioè dalle diocesi di tutto il mondo, c’è bisogno “più che mai” della “creatività” dei giovani “per esplorare vie nuove, sempre nella fedeltà alle nostre radici”.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>Cari giovani, voi siete speranza viva di una Chiesa in cammino! Per questo vi ringrazio della vostra presenza e del vostro apporto alla vita del Corpo di Cristo.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;">Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;">FONTE: <a href="http://www.vaticannews.va">VATICAN NEWS</a></span></div>A.S.D. Associazione Giovanni Paolo IIhttp://www.blogger.com/profile/17503568704233115927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7360362213517957204.post-80819950088345018922024-03-24T19:00:00.001+01:002024-03-26T00:48:38.734+01:00Francesco prega per le vittime del “vile attentato terroristico” di Mosca<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Il Papa all’Angelus nella Domenica delle Palme esprime il suo dolore per l'attacco in Russia, chiedendo la conversione dei "cuori di quanti progettano, organizzano e attuano queste azioni disumane che offendono Dio, il quale ha comandato: 'Non ucciderai'". Il Pontefice prega per chi soffre per la guerra, come in Ucraina e Gaza, e ricorda i due operatori di pace uccisi in Colombia nei giorni scorsi</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://scontent.fbri4-2.fna.fbcdn.net/v/t39.30808-6/434135200_927853922679145_1629797798370946614_n.jpg?_nc_cat=108&ccb=1-7&_nc_sid=5f2048&_nc_ohc=viFhuPrRpUAAX8PelRt&_nc_ht=scontent.fbri4-2.fna&oh=00_AfBLecojX6t2dAh8ov7FQf5hz5AxwmKTKb-V11zXSN-ATg&oe=66077246" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="533" data-original-width="800" height="426" src="https://scontent.fbri4-2.fna.fbcdn.net/v/t39.30808-6/434135200_927853922679145_1629797798370946614_n.jpg?_nc_cat=108&ccb=1-7&_nc_sid=5f2048&_nc_ohc=viFhuPrRpUAAX8PelRt&_nc_ht=scontent.fbri4-2.fna&oh=00_AfBLecojX6t2dAh8ov7FQf5hz5AxwmKTKb-V11zXSN-ATg&oe=66077246" width="640" /></a></div></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Il Papa prega per le vittime del “vile attentato terroristico” di Mosca. Francesco al termine della celebrazione per la <a href="https://www.vatican.va/content/francesco/it/angelus/2024/documents/20240324-angelus.html">Domenica delle Palme, all'Angelus</a>, ha espresso così il suo dolore per quanto accaduto in Russia due giorni fa, e chiedendo a Dio di accogliere le vittime, confortare i familiari e convertire “i cuori di quanti progettano, organizzano e attuano queste azioni disumane che offendono Dio, il quale ha comandato: 'Non ucciderai'".</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">La preghiera per Ucraina, Gaza e tutti i luoghi di guerra</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Francesco, ricordando che in questa Domenica delle Palme, “Gesù è entrato in Gerusalemme come Re umile e pacifico”, chiede ai fedeli di aprire a Lui i cuori perché Lui solo “ci può liberare dall’inimicizia, dall’odio, dalla violenza, perché Lui è la misericordia e il perdono dei peccati”. Il pensiero del Pontefice è quindi quello di chiedere preghiere per chi soffre a causa della guerra, guardando alla “martoriata” Ucraina, “dove tantissima gente si trova senza elettricità a causa degli intensi attacchi contro le strutture che oltre a causare morte e sofferenza comportano il rischio di una catastrofe umanitaria di ancora più ampie dimensioni”. Lo sguardo di Francesco si ferma su Gaza "che soffre tanto” e su tanti altri “luoghi di guerra”.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">Le vittime in Colombia</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Il pensiero del Papa in principio era andato alla Colombia, alla comunità di Pace di San josé de Apartadò, dove nei giorni scorsi sono stati uccisi una donna e un ragazzo, moglie e fratello di uno dei leader della comunità che, ha ricordato Francesco, “nel 2018 è stata premiata come esempio di impegno per l’economia solidale, la pace e i diritti umani”.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;">Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;">FONTE: <a href="http://www.vaticannews.va">VATICAN NEWS</a></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div>
<iframe width="748" height="422" src="https://www.youtube.com/embed/PrnDxWIGqFw" title="Le parole di Papa Francesco sull'attentato a Mosca" frameborder="0" allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" referrerpolicy="strict-origin-when-cross-origin" allowfullscreen></iframe>A.S.D. Associazione Giovanni Paolo IIhttp://www.blogger.com/profile/17503568704233115927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7360362213517957204.post-58158951958425059232024-03-24T18:00:00.001+01:002024-03-26T00:43:37.132+01:00La celebrazione della Domenica delle Palme in Piazza San Pietro<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Il Papa presiede in Piazza San Pietro la celebrazione di questa domenica, l'ultima prima della Pasqua. La commemorazione dell'ingresso festoso del Signore a Gerusalemme precede la Messa il cui brano del Vangelo propone il racconto della Passione di Cristo. Al termine della liturgia, restando sul sagrato, Francesco recita l'Angelus</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://scontent.fbri4-1.fna.fbcdn.net/v/t39.30808-6/433918990_927280332736504_8558535483749196975_n.jpg?_nc_cat=103&ccb=1-7&_nc_sid=5f2048&_nc_ohc=yJYG_rGDOBUAX8266Wk&_nc_ht=scontent.fbri4-1.fna&oh=00_AfA_MY_RfztCTLLsW8BQK_5Hwj10Xkefcha-bAyMye_9mw&oe=66077F69" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="450" data-original-width="800" height="360" src="https://scontent.fbri4-1.fna.fbcdn.net/v/t39.30808-6/433918990_927280332736504_8558535483749196975_n.jpg?_nc_cat=103&ccb=1-7&_nc_sid=5f2048&_nc_ohc=yJYG_rGDOBUAX8266Wk&_nc_ht=scontent.fbri4-1.fna&oh=00_AfA_MY_RfztCTLLsW8BQK_5Hwj10Xkefcha-bAyMye_9mw&oe=66077F69" width="640" /></a></div></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">In una Piazza San Pietro gremita, si stimano circa 60 mila fedeli, sotto un cielo in cui il raggi del sole si alternano alle nuvole, ad aprire la celebrazione della Domenica delle Palme presieduta da Papa Francesco, è la commemorazione dell'ingresso del Signore in Gerusalemme, di cui viene letto il racconto dell'evangelista Marco, e che precede la celebrazione della Messa. Il Papa benedice e asperge con l'acqua benedetta i ramoscelli d'ulivo, simbolo della giornata di oggi, che i presenti stringono tra le mani. Segue la processione con oltre 400 "portatori" di palme che dal centro della piazza si dirigono verso il sagrato. I cardinali, i vescovi e i sacerdoti concelebranti prendono posto accanto all'altare.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>[ Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli! ]</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">La Passione di Cristo</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Radicale il cambio di scena: la liturgia della Parola della celebrazione eucaristica prevede la lettura cantata a più voci della Passione di Gesù tratta ancora dal Vangelo secondo Marco. Attraverso le parole dell'evangelista si rivivono i passaggi della sofferenza di Cristo in tutta la sua crudezza. Alla rievocazione della Passione, su invito del Papa, segue un momento di silenzio e di meditazione. E' una sofferenza, quella di Cristo, che contiene i dolori di tutti i tempi e di tutta l'umanità e l'umanità, con le sue fragilità, viene presentata al Signore nella preghiera universale o dei fedeli che conclude la Liturgia della Parola. Si prega per la Chiesa, perchè "ricerchi sempre l'unità, la riconciliazione e la comunione"; per i governanti "chiamati a coltivare la pace e il bene dei popoli"; per tutti gli uomini e le donne che soffrono; per i cristiani perseguitati; per ogni comunità cristiana perchè "sia testimone della propria fede, nella preghiera e nella carità".</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Al termine della celebrazione, direttamente dal sagrato della Basilica, Francesco pronuncia l'Angelus, prima di impartire la sua benedizione e di compiere un ampio giro in papamobile per salutare i fedeli e i pellegrini che lo acclamano in piazza.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;">Adriana Masotti - Città del Vaticano</span><div><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;"><br /></span></div><div><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;">FONTE: <a href="http://www.vaticannews.va">VATICAN NEWS</a></span></div><div><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;"><br /></span></div>A.S.D. Associazione Giovanni Paolo IIhttp://www.blogger.com/profile/17503568704233115927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7360362213517957204.post-41096981533354294092024-03-24T00:32:00.001+01:002024-03-26T00:36:27.730+01:00Nella libertà e per amore: Buone Palme<div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFN5GW0c0Utmk89RqU8O_oW3d9CtkPSFvLSvCEIQBm4PexOuZQ6d4hi-s3HVEM5-U5KxjJLUpq-iy7U1IVXXwza4mV6CCQtW55ojU792AO4OGJeObFXnsQaCI8m-zzUBV-PvcbuZ0ISHfu5lPeSDHPKjkDX4Ko27O8Dr2BdidUg1XJArpAU6OLFARXSXxU/s1440/433956802_834925505341780_5904865296298780308_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1440" data-original-width="1440" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFN5GW0c0Utmk89RqU8O_oW3d9CtkPSFvLSvCEIQBm4PexOuZQ6d4hi-s3HVEM5-U5KxjJLUpq-iy7U1IVXXwza4mV6CCQtW55ojU792AO4OGJeObFXnsQaCI8m-zzUBV-PvcbuZ0ISHfu5lPeSDHPKjkDX4Ko27O8Dr2BdidUg1XJArpAU6OLFARXSXxU/w640-h640/433956802_834925505341780_5904865296298780308_n.jpg" width="640" /></a></div></div><div><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">"La domenica delle Palme ci introduce in maniera gioiosa nel mistero: Gesù entra come Messia a Gerusalemme, la folla lo acclama e lo osanna, e Lui con profonda umiltà e soprattutto con grande turbamento per quello che accadrà, si manifesta ancora di più come figlio di Dio.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">C’è la gioia, ma c’è tanta sofferenza. Gesù, nella profonda umiltà e nella più grande solitudine, si dona agli altri attraverso la croce. E la via della croce passa attraverso il rinnegamento di Pietro, il tradimento di Giuda, la folla che prima lo acclama e poi lo condanna attraverso gli sputi, gli insulti, il giudizio cruento sulla sua storia.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Il Messia custodisce tutto questo compiendo la volontà del Padre. E allora la fede ci fa attraversare momenti di festa e di gioia, momenti di dolore e di tristezza, ed è proprio quello che vivremo nella settimana santa.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Chiediamo al Signore di rimanere uniti a Lui, ancorati al Suo amore, per vivere pienamente la Sua passione, morte e risurrezione e giungere anche noi, a celebrare con Lui, la Pasqua eterna."</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Nella libertà e per amore: <a href="https://www.facebook.com/hashtag/buonepalme?__eep__=6&__cft__[0]=AZWhLq0CpLzbL394VeI1VKaF3w2N1nPY9UtRRgZfORqhioiJyUgeOAV-NIkthbb-Ba4bC4mFkW_f02Crui2hU4rcZKInKVFMnbqP7L9RhA7LyqDxm0SSsxAlCbCwXiDE_97Y_8MzQKSogeDeXHEbe0Z4&__tn__=*NK-R">Buone Palme</a></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">dal Presidente Onorario, Presidente, Direttivo e Soci a tutti voi e le vostre famiglie.</span></div>A.S.D. Associazione Giovanni Paolo IIhttp://www.blogger.com/profile/17503568704233115927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7360362213517957204.post-20736846492858129092024-03-23T22:15:00.004+01:002024-03-23T22:15:24.387+01:00"Quante cadute nelle nostre famiglie. Quante separazioni, quanti tradimenti. E poi i divorzi, gli aborti e gli abbandoni" Piaghe odierne della Cattolicità: i temi della Via Crucis della famiglia.<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">"Un momento per riflettere sulla passione di Cristo, per vivere in pieno il momento della Pasqua."</span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2qvW0Nnp-sF5QMo1xLWeFwS5dzqrLbbw6-KW_9JZmdFBLoE_plJRWGoZ6R2eBphgbXFmzHZ_RgN8mi2PIi_wW2CE6HWAEIyVmFBjLXKB1GMb86-SoVIVSumzqIC2Ro16T6h8w_J3ZPKep6j9mQTwHv9I_7iD3ayG9TbIrpyRhLmqn77lilyP0UyKsDAwh/s1768/432882869_10228253055745957_869640085928317391_n%20(1).jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1768" data-original-width="921" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2qvW0Nnp-sF5QMo1xLWeFwS5dzqrLbbw6-KW_9JZmdFBLoE_plJRWGoZ6R2eBphgbXFmzHZ_RgN8mi2PIi_wW2CE6HWAEIyVmFBjLXKB1GMb86-SoVIVSumzqIC2Ro16T6h8w_J3ZPKep6j9mQTwHv9I_7iD3ayG9TbIrpyRhLmqn77lilyP0UyKsDAwh/w334-h640/432882869_10228253055745957_869640085928317391_n%20(1).jpg" width="334" /></a></div></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Gravi problemi di cui è vittima la famiglia nel nostro tempo, le divisioni cui è soggetta, le difficoltà personali, sociali ed economiche, ingiustizie, infedeltà, incomprensioni, l’aborto, l’abbandono, le malattie, i problemi della educazione dei figli, il bisogno di giustizia, sono stati i temi forti della Via Crucis della famiglia. È tradizione in preparazione della Santa Pasqua, che l’Associazione Giovanni Paolo II, insieme alla comunità della Parrocchia dei Santi Medici, si sono ritrovate Venerdì 15 marzo per un momento di preghiera, riflessione e fraternità. Quest’anno si è deciso di rivivere il cammino di Cristo verso il Calvario, centrando la riflessione della stazioni della Via Crucis sulle tematiche famigliari di stringente attualità, le meditazioni delle 14 stazioni riprese da alcuni brani della Sacra Scrittura e dalle parole di papa Francesco tratte dall’esortazione apostolica sull’amore nella famiglia. Questo perché sono quotidiane le notizie di attacchi alla famiglia tradizionale ed alla famiglia che decide di vivere cristianamente. Ed è vero anche che oggigiorno tanti papà e mamme sperimentano quanto sia difficile riuscire nell’opera di educazione che spetta ai genitori, a causa della solitudine che questa famiglia cristiana sperimenta nella società.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Diventa, quindi, necessario da un lato e fondamentale dall’altro fare comunità tra le famiglie. Ripercorrere il cammino di Cristo verso il calvario è un occasione per riflettere sul grande mistero della croce. Essa illumina la nostra fatica è da senso profondo al nostro vivere quotidiano. Aver condiviso questo momento con e per le famiglie ci aiuta a riscoprire il valore del sacrificio, della condivisione delle difficoltà per raggiungere le mete desiderate. Sicuri che la croce è proiezione verso la luce della Resurrezione essa da speranza in un mondo sfiduciato. L’augurio è che l’incontro con Cristo possa donare alle nostre famiglie serenità e Amore per testimoniare la bellezza della vita, fatta di relazioni vere e autentiche. Le cadute del Cristo sul Golgota sono paragonate ai cedimenti comuni a tante famiglie oggi.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">A conclusione del rito, "Un momento per riflettere sulla passione di Cristo, per vivere in pieno il momento della Pasqua." l’esperienza della sofferenza della famiglia con incomprensioni, divisioni, preoccupazione per il futuro dei figli, disagi di vario genere e la situazione si aggrava sempre di più per colpa della crisi economica. Il cammino della Via Crucis è un invito per tutti noi, specialmente per le famiglie a contemplare Cristo Crocifisso per andare oltre le difficoltà. Guardiamo alla Croce di Cristo, li troviamo il coraggio per continuare a camminare.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTT6cbDpEGHyzU5hZ5AX8arjQzgfXDcr7HQQ1S0VX_lyJDvDpM_MjAHzeJqxEKDTC1TLf_cFgO8PzZXCxtvjyJwVWIPdbbkkt8FT90kUsDslizfDpQEBHUPR6nNXBqN2ddD5M6eWxWA2hk8yRzrXuCtkBb1buAIVBMCsHAUUgVaSU6knm6iPuTYkxH3EPz/s2000/431183742_828896029278061_8300378222166564612_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2000" data-original-width="1414" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTT6cbDpEGHyzU5hZ5AX8arjQzgfXDcr7HQQ1S0VX_lyJDvDpM_MjAHzeJqxEKDTC1TLf_cFgO8PzZXCxtvjyJwVWIPdbbkkt8FT90kUsDslizfDpQEBHUPR6nNXBqN2ddD5M6eWxWA2hk8yRzrXuCtkBb1buAIVBMCsHAUUgVaSU6knm6iPuTYkxH3EPz/w452-h640/431183742_828896029278061_8300378222166564612_n.jpg" width="452" /></a></div><br /><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><p class="MsoNormal"><span style="line-height: 107%;">
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<!--[endif]--></span><span style="font-size: 16.0pt; line-height: 107%; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin;"><o:p></o:p></span></p>A.S.D. Associazione Giovanni Paolo IIhttp://www.blogger.com/profile/17503568704233115927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7360362213517957204.post-73088580758357970132024-03-20T23:40:00.007+01:002024-03-26T00:49:47.568+01:00Francesco: Dio non ci vuole solo santi, ci vuole "santi intelligenti"<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">"In un mondo dominato dall’apparire, dai pensieri superficiali, dalla banalità sia del bene che del male, l’antica lezione della prudenza merita di essere recuperata". Lo ha detto il Papa nella catechesi all'udienza generale in Piazza San Pietro riflettendo sulla prudenza e proseguendo la serie di catechesi dedicate alle virtù</span></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://scontent.fbri4-1.fna.fbcdn.net/v/t39.30808-6/431502715_925219806275890_7643002649708316113_n.jpg?_nc_cat=111&ccb=1-7&_nc_sid=5f2048&_nc_ohc=QqC3ElC-q-UAX9wfUiV&_nc_ht=scontent.fbri4-1.fna&oh=00_AfBHlfqlPPJqg2fcEkDyTzZRB3QbgLTyOcvmFRTPxwiNbA&oe=660760AD" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="533" data-original-width="800" height="426" src="https://scontent.fbri4-1.fna.fbcdn.net/v/t39.30808-6/431502715_925219806275890_7643002649708316113_n.jpg?_nc_cat=111&ccb=1-7&_nc_sid=5f2048&_nc_ohc=QqC3ElC-q-UAX9wfUiV&_nc_ht=scontent.fbri4-1.fna&oh=00_AfBHlfqlPPJqg2fcEkDyTzZRB3QbgLTyOcvmFRTPxwiNbA&oe=660760AD" width="640" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">La prudenza, insieme alla giustizia, alla fortezza e alla temperanza, costituisce le virtù che vengono definite "cardinali". Ed è a questa virtù che è dedicata la </span><a href="https://www.vatican.va/content/francesco/it/events/event.dir.html/content/vaticanevents/it/2024/3/20/udienza-generale.html" style="font-family: helvetica;">catechesi all'udienza generale di oggi in Piazza San Pietro</a><span style="font-family: helvetica;">. Il Papa saluta i fedeli e i pellegrini e dice che anche questa volta, a causa della sua difficoltà con la voce, sarà il padre rosminiano Pierluigi Giroli della Segreteria di Stato a leggere il testo preparato.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>“La stoltezza è una gioia per chi è privo di senno; chi è prudente cammina diritto. Falliscono le decisioni prese senza consultazione, riescono quelle suggerite da molti consiglieri. (Libro dei Proverbi)”</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Le virtù cardinali, spiega il Papa, non sono "prerogativa esclusiva" della vita cristiana perché esse erano già patrimonio della sapienza degli antichi, in particolare dei pensatori greci. Gesù nei Vangeli parla della prudenza ed esorta più volte i suoi ad essere prudenti. "In un mondo dominato dall’apparire, dai pensieri superficiali, dalla banalità sia del bene che del male - osserva Francesco - l’antica lezione della prudenza merita di essere recuperata".</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">Essere prudenti non significa essere timorosi</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">E' importante però chiarire il significato di prudenza, afferma il Papa, sarebbe un errore ad esempio credere che si tratti della caratteristica "di una persona timorosa" e sempre in dubbio su quale azione intraprendere. N'è dobbiamo pensare alla prudenza come solo a una forma di cautela. E prosegue:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>Accordare un primato alla prudenza significa che l’azione dell’uomo è nelle mani della sua intelligenza e libertà. La persona prudente è creativa: ragiona, valuta, cerca di comprendere la complessità del reale e non si lascia travolgere dalle emozioni, dalla pigrizia, dalle pressioni, dalle illusioni.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">Prudente è colui che è capace di scegliere</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Per san Tommaso la prudenza è "la capacità di governare le azioni per indirizzarle verso il bene", ricorda Francesco, e sottolinea che "prudente è colui o colei che è capace di scegliere" e che nella vita concreta questo non è sempre facile, spesso infatti "siamo incerti e non sappiamo da che parte andare".</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>Chi è prudente non sceglie a caso: anzitutto sa che cosa vuole, quindi pondera le situazioni, si fa consigliare e, con visione ampia e libertà interiore, sceglie quale sentiero imboccare.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">Governare con prudenza è armonizzare le differenze</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Incorrere nell'errore per noi è sempre una possibilità, ma con la prudenza si possono evitare "grosse sbandate", afferma ancora il Papa, che descrive gli effetti di questa virtù su chi ha delle responsabilità e non vuol fare come coloro che guardano con superficialità ai problemi.</span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>La prudenza invece è la qualità di chi è chiamato a governare: sa che amministrare è difficile, che i punti di vista sono tanti e bisogna cercare di armonizzarli, che si deve fare non il bene di qualcuno ma di tutti.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">Prudenza è saper custodire la memoria del passato</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Il Papa osserva che la prudenza insegna tante cose: che “l’ottimo è nemico del bene”, che il troppo zelo "può generare conflitti e incomprensioni", che è necessario essere previdenti e tener conto del passato:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>La persona prudente sa custodire la memoria del passato, non perché ha paura del futuro, ma perché sa che la tradizione è un patrimonio di saggezza. La vita è fatta di un continuo sovrapporsi di cose antiche e cose nuove, e non fa bene pensare sempre che il mondo cominci da noi, che i problemi dobbiamo affrontarli partendo da zero.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">La virtù della prudenza nel Vangelo</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Gesù, afferma Papa Francesco, mostra di apprezzare la prudenza, dice che "è prudente chi costruisce la sua casa sulla roccia", loda le vergini sagge che non si fanno trovare prive di olio per le loro lampade perché "la vita cristiana è un connubio di semplicità e di scaltrezza". E conclude:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>Preparando i suoi discepoli per la missione, Gesù raccomanda: "Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe". Come dire che Dio non ci vuole solo santi, ci vuole 'santi intelligenti', perché senza la prudenza è un attimo sbagliare strada!</i></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;">Adriana Masotti - Città del Vaticano</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;">FONTE: <a href="http://www.vaticannews.va">VATICAN NEWS</a></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div>
<iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="422" src="https://www.youtube.com/embed/VOW7rlXgr28" title="Udienza Generale 20 marzo 2024 Papa Francesco" width="748"></iframe>
A.S.D. Associazione Giovanni Paolo IIhttp://www.blogger.com/profile/17503568704233115927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7360362213517957204.post-51935134753339177562024-03-17T21:06:00.000+01:002024-03-17T21:06:09.852+01:00“Il sacrificio di Santa Scorese”, Polignano riflette su femminicidio, stalking e violenza di genere<p> </p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://www.93900.it/wp-content/uploads/2024/03/scorese-convegno-2024.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="450" data-original-width="800" height="360" src="https://www.93900.it/wp-content/uploads/2024/03/scorese-convegno-2024.jpeg" width="640" /></a></div><p></p><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Nelle prime ore del 16 marzo 1991 moriva <b>Santa Scorese</b>, vittima di uno stalker ossessivo. In occasione dell’avvicinarsi del 33esimo anniversario della drammatica scomparsa, l’<b>Associazione Giovanni Paolo II</b>, presieduta da <b>Giuseppe Nardulli</b>, ha organizzato ieri, martedì 12 marzo, presso la parrocchia dei SS. Medici di Polignano, l’evento “Il sacrificio di Santa Scorese – Serva di Dio”, attraverso il quale sono state affrontati i temi del femminicidio, dello stalking e della violenza di genere. Fenomeni sociali, purtroppo, ancora di stretta attualità.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">L’incontro, moderato dal <b>prof. Flavio Oliva</b>, ha visto la partecipazione di <b>Rosamaria Scorese</b>, sorella di Santa, la <b>dott.ssa Franca Maria Lorusso</b>, postulatrice della Causa di Beatificazione di Santa, mentre per i saluti istituzionali sono intervenuti il sindaco <b>Vito Carrieri,</b> e l’assessora alla cultura <b>Priscilla Raguso</b>.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Studente universitaria con una forte e innata vocazione cattolica, Santa Scorese veniva strappata alla vita a soli 23 anni. La giovane barese fu perseguitata per tre anni. Nonostante ciò non abbandono mai i suoi ideali nè la fervida volontà di aiutare i più deboli fino a quel giorno fatidico in cui, nonostante le tante denunce, lo stalker le tolse la vita con 14 coltellate. A distanza di sette anni dalla sua scomparsa la diocesi di Bari ha dato avvio alla causa di beatificazione della Serva di Dio Santa Scorese. Diciotto anni dopo la sua morte, lo Stato italiano ha introdotto il cosidetto il reato di stalking, ovvero l’art. 612 bis del Codice Penale (rubricato “atti persecutori”) che punisce “con la reclusione da un anno a sei anni e sei mesi chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita”.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">FONTE: <a href="http://www.93900.it">RADIO INCONTRO </a></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><p style="text-align: justify;"><br /></p><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p>A.S.D. Associazione Giovanni Paolo IIhttp://www.blogger.com/profile/17503568704233115927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7360362213517957204.post-60531739579513689962024-03-17T20:39:00.000+01:002024-03-20T23:31:10.199+01:00La profezia del viaggio di Giovanni Paolo II in Ucraina (nel 2001) <div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">«Nessuno ha mai parlato tanto dell’Ucraina, nella storia», si ricorda lo storico Bernard Lecomte, che ha seguito la maggior parte dei viaggi di Giovanni Paolo II, fra cui la sua visita in Ucraina nel giugno 2001. Nel corso di questo storico viaggio, il papa polacco non ha cessato di richiamare agli Ucraini la loro identità nazionale ed europea. Frasi che assumono un senso particolarissimo a partire dall’offensiva russa il 24 febbraio.</span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://wp.it.aleteia.org/wp-content/uploads/sites/8/2022/03/000_APP2001062665148.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="686" data-original-width="800" height="549" src="https://wp.it.aleteia.org/wp-content/uploads/sites/8/2022/03/000_APP2001062665148.jpg" width="640" /></a></div><div style="text-align: center;"><i>Giovanni Paolo II benedice i pellegrini durante la messa all’ippodromo di Leopoli, il 26 giugno 2001</i></div><div style="text-align: center;"><i>AFP</i></div><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">«Ma che fa Giovanni Paolo II a Kiev?»: la domanda l’hanno posta numerosi abitanti della capitale ucraina, vedendo la papamobile risalire le strade della loro città fra sabato 23 e domenica 24 giugno 2001.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Prevista da lunga data e attesa «da molto nella preghiera», la sua visita a Kiev, culla del cristianesimo russo, era sempre stata il suo sogno.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Certamente Giovanni Paolo II sapeva di assumersi grandi rischi andandoci, tanto più in quanto il contesto politico dell’epoca era particolarmente agitato. Poche settimane prima, il primo ministro riformatore Victor Iuchtshenko era stato defenestrato, dopo un anno di crisi identitaria e politica al contempo. Quanto al presidente, Leonid Kutchma, sembrava definitivamente screditato nel Paese.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">La visita di Giovanni Paolo II assunse allora un senso radicalmente nuovo, quale «solo un Polacco vissuto sotto il regime comunista poteva avvertire, al di là di ogni attesa», come nota la saggista Anne Daubenton nel suo libro <a href="https://www.buchetchastel.fr/catalogue/ukraine/">Ukraine, l’indépendance à tout prix</a> (Buchet-Chastel).</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Nel momento in cui, infragilita da questa crisi, una parte degli Ucraini rimette in questione l’indipendenza del loro Paese, acquisita appena dieci anni prima, Giovanni Paolo II non esitò a ricordare che cos’è l’Ucraina. In un impeccabile ucraino, egli evocò il passato e le tradizioni del Paese vicino della Polonia. Citò alcuni dei più grandi poeti e scrittori, perfino intonando alcune canzoni popolari che fra gli stessi Ucraini molti avevano dimenticato. Imperturbabile, distillò così il suo messaggio sottolineando l’evidente vocazione europea dell’Ucraina:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Nella parola “Ucraina” si trova ricordata la grandezza della vostra Patria, che con la sua storia testimonia la sua singolare vocazione di frontiera e di porta tra l’Oriente e l’Occidente. Nel corso dei secoli, questo Paese è stato il crocevia privilegiato di differenti culture, punto d’incontro fra le ricchezze spirituali dell’Oriente e dell’Occidente. Esiste in Ucraina una evidente vocazione europea, sottolineata anche dalle radici cristiane della vostra cultura. […] Possa questa terra continuare a svolgere la propria nobile missione, con la fierezza espressa dal poeta che ho citato [Taras Schevchenko, N.d.R.] quando scriveva: «Non c’è al mondo un’altra Ucraina, non esiste un altro Dniepr». Popolo che abiti questa terra, non lo dimenticare!</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">Un viaggio profetico</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Convinto del ruolo politico e religioso dell’Ucraina come “ponte” fra i “due polmoni” del vecchio continente (l’occidentale con l’Europa dell’Ovest e l’orientale con la Russia), Giovanni Paolo II avvertì immediatamente una prossimità spirituale con essa.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://wp.it.aleteia.org/wp-content/uploads/sites/8/2022/03/000_APP2001062765698.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="581" data-original-width="800" height="465" src="https://wp.it.aleteia.org/wp-content/uploads/sites/8/2022/03/000_APP2001062765698.jpg" width="640" /></a></div><div style="text-align: center;"><i>Un milione di Ucraini si raccolse all’ippodromo di Leopoli per assistere alla beatificazione di 28 martiri il 27 giugno 2001</i></div><div style="text-align: center;"><i>AFP</i></div></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Per Bernard Lecomte, autore di una biografia di Giovanni Paolo II tradotta anche in italiano, la missione del papa polacco non viene fuori come un fungo: Karol Wojtyła ha passato numerosi anni a Lublino, a due passi dalla frontiera ucraina, come professore di teologia. Per lui l’Ucraina era «il giardino accanto: era quasi casa sua, conosceva l’Ucraina meglio degli Ucraini». Lecomte prosegue illustrando a noi di Aleteia che i</span><span style="font-family: helvetica;">l primo evento del suo viaggio nel 2001 ebbe luogo alla vigilia del suo arrivo: manifestazioni contro la sua venuta dirette… dal Patriarcato di Mosca.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Del resto la parola che ha focalizzato tutte le critiche degli avversari di Giovanni Paolo II, all’epoca, fu “proselitismo”. Un’assonanza notevole: nell’impiego di questa parola si trova il nerbo della guerra attuale, poiché questo è quanto Vladimir Putin rimprovera agli Europei. Per questo egli è sostenuto dal Patriarcato, lo stesso che accusava Giovanni Paolo II di proselitismo.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Non è dunque senza contesto che Giovanni Paolo II ha impartito agli Ucraini un grande corso di storia. Prima di lasciare Kiev, il 27 giugno 2001, ha detto agli Ucraini questa frase sibillina:</span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Grazie a te, Ucraina, che hai difeso l’Europa nella tua lotta indefessa ed eroica contro gli invasori!</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Oggi la dimensione profetica di questa frase di Giovanni Paolo II assume una dimensione tanto inattesa quanto impressionante.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://wp.it.aleteia.org/wp-content/uploads/sites/8/2022/03/000_APP2001062765742.jpg?w=640&crop=1" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="448" data-original-width="640" height="448" src="https://wp.it.aleteia.org/wp-content/uploads/sites/8/2022/03/000_APP2001062765742.jpg?w=640&crop=1" width="640" /></a></div><div style="text-align: center;">AFP</div><i><div style="text-align: center;"><i>Giovanni Paolo II in occasione della sua storica visita in Ucraina, dal 23 al 27 giugno 2001.</i></div><div style="text-align: center;"><i><br /></i></div></i><a href="https://it.aleteia.org/author/marzena-wilkanowicz-devoud/"><span style="font-family: helvetica;">Marzena Wilkanowicz-Devoud</span></a><i> </i></div><div><br /></div><div><span style="font-family: helvetica;">FONTE: <a href="http://it.aleteia.org">ALETEIA</a></span></div>A.S.D. Associazione Giovanni Paolo IIhttp://www.blogger.com/profile/17503568704233115927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7360362213517957204.post-40499723376144567152024-03-17T18:00:00.001+01:002024-03-17T21:21:53.452+01:00Il Papa: dono e perdono sono l’essenza della gloria di Dio<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Si tratta di “criteri molto diversi da ciò che vediamo attorno a noi, e anche in noi”, afferma Francesco all’Angelus, invitando a riflettere, con l’avvicinarsi della Settimana Santa, sul significato dell’estremo sacrificio di Cristo. “Glorificarsi, per Lui, vuol dire donarsi”, chiarisce il Pontefice, “offrire il suo amore. E questo è avvenuto in modo culminante sulla Croce”</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://www.vatican.va/content/dam/francesco/images/angelus-2024/angelus-17marzo2024/1710673666818.JPG/_jcr_content/renditions/cq5dam.web.800.800.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="533" data-original-width="800" height="426" src="https://www.vatican.va/content/dam/francesco/images/angelus-2024/angelus-17marzo2024/1710673666818.JPG/_jcr_content/renditions/cq5dam.web.800.800.jpeg" width="640" /></a></div><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">La gloria vera, quella che ci insegna Dio, “è fatta di dono e perdono” e Gesù ce la rivela sulla Croce, la “cattedra di Dio”. Lo spiega il Papa all’<a href="https://www.vatican.va/content/francesco/it/angelus/2024/documents/20240317-angelus.html">Angelus</a>, richiamando il Vangelo della quinta domenica di Quaresima, nel quale Cristo, “parlando della sua Passione, dice: ‘È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato’”. Verrebbe da pensare che sulla Croce avvenga piuttosto una sconfitta, invece il senso delle sue parole è un altro.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>La gloria, per Dio, non corrisponde al successo umano, alla fama o alla popolarità: la gloria di Dio non ha nulla di autoreferenziale, non è una manifestazione grandiosa di potenza cui seguono gli applausi del pubblico. Per Dio la gloria è amare fino a dare la vita. Glorificarsi, per Lui, vuol dire donarsi, rendersi accessibile, offrire il suo amore. E questo è avvenuto in modo culminante sulla Croce.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">La gloria mondana passa e non lascia gioia</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Proprio sulla Croce, Gesù ha mostrato tutto l’amore di Dio, evidenzia Francesco, “rivelandone pienamente il volto di misericordia, donandoci la vita e perdonando” quanti lo avevano messo a morte.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>Dono e perdono sono l’essenza della gloria di Dio. E sono per noi la via della vita. Dono e perdono: criteri molto diversi da ciò che vediamo attorno a noi, e anche in noi, quando pensiamo alla gloria come a qualcosa da ricevere più che da dare; come qualcosa da possedere anziché da offrire, no. La gloria mondana passa e non lascia la gioia nel cuore; nemmeno porta al bene di tutti, ma alla divisione, alla discordia, all’invidia.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">Quale gloria per la propria vita?</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Il Papa invita a domandarsi quale gloria si desidera per la propria vita, se “quella di impressionare gli altri” per le proprie capacità, per le cose possedute o quella “di Gesù Crocifisso, la via di chi non si stanca di amare, fiducioso che ciò testimonia Dio nel mondo e fa risplendere la bellezza della vita”. Quando, infatti, “doniamo e perdoniamo”, conclude Francesco, “in noi risplende la gloria di Dio”.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;">Tiziana Campisi – Città del Vaticano</span><div><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;"><br /></span></div><div><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;">FONTE: <a href="http://www.vaticannews.va">VATICAN NEWS</a> </span></div><div><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;"><br /></span><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div></div>
<iframe width="748" height="422" src="https://www.youtube.com/embed/O3Qb_tep3iw" title="Angelus 17 marzo 2024 Papa Francesco" frameborder="0" allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen></iframe>A.S.D. Associazione Giovanni Paolo IIhttp://www.blogger.com/profile/17503568704233115927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7360362213517957204.post-66385838870808869742024-03-16T19:00:00.000+01:002024-03-20T23:31:47.761+01:00QUANDO WOJTYLA MANDÒ UN INVIATO A CONSACRARE MOSCA AL CUORE DI MARIA<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Nel 1984 il vescovo slovacco Pavel Hnilica (1921-2006) fu mandato da Giovanni Paolo II in Urss per affidare la Russia alla Madonna. Il racconto di quella missione segreta. E la profezia di don Dolindo Ruotolo che anticipò l'avvento di Karol Wojtyla e la fine del comunismo.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://www.lalucedimaria.it/wp-content/uploads/2020/05/giovanni-paolo-II-madonna-di-fatima-evidenza-1280x720.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="450" data-original-width="800" height="360" src="https://www.lalucedimaria.it/wp-content/uploads/2020/05/giovanni-paolo-II-madonna-di-fatima-evidenza-1280x720.jpg" width="640" /></a></div></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Ha fatto il giro del mondo, consolidando negli anni il feeling tra don Dolindo Ruotolo, servo di Dio, e il popolo polacco, la notizia del documento firmato di suo pugno il 2 luglio 1965. Si tratta di una cartolina con l’effigie di «Maria Regina Gloriosissima» diretta a un diplomatico della Polonia, il conte Vitold laskowski, in cui si presagisce l'avvento di Giovanni Paolo II e il crollo del Muro di Berlino, rispettivamente con 13 e 24 anni di anticipo. Il manoscritto, la cui copia fu autenticata il 24 marzo1979 dal vescovo slovacco Pavel Hnilica (1921-2006), amico personale di Wojtyla, riguarda la fine del comunismo. Sono parole della Madonna che don Dolindo riporta dopo averle sentite nel suo intimo: «Maria all’anima. Il mondo va verso la rovina, ma la Polonia, come ai tempi di [Giovanni, ndr] Sobieski, per la devozione, sarà oggi come i 20 mila che salvarono l'Europa e il mondo dalla tirannia turca [sotto le mura di Vienna nel 1683, ndr]. Ora la Polonia libererà il mondo dalla più grave tremenda tirannia comunista. Sorge un nuovo Giovanni, che con marcia eroica spezzerà le catene, oltre i confini imposti dalla tirannide comunista. Ricordalo. Benedico la Polonia. Ti benedico. Beneditemi. Il povero don Dolindo Ruotolo, Via Salvator Rosa 58, Napoli».</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Questo prezioso documento per molto tempo si credette perduto. Ne fu invece trovata una copia nel 1978, proprio l’anno dell’elezione al soglio pontificio di Karol Wojtyla, il «nuovo Giovanni», da una delle figlie spirituali che proseguivano l’opera dell’Apostolato Stampa. la scoperta, dopo lunga ricerca sulla base di un vago ricordo, parve miracolosa: ma dove si trovava adesso l’originale? Erano passati ben 13 anni. telefonarono a vari monasteri, perché qualcuno aveva detto che questo Laskowski era un camaldolese. Fu poi rintracciato, grazie a una sorta di incessante tam-tam tra Napoli e Varsavia, il vero destinatario di quel messaggio, il conte Vitold Laskowski, il quale spiegò che neppure lui possedeva più l’originale: lo aveva donato al vescovo cecoslovacco pavel Hnilica, profugo negli anni della dittatura comunista.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Com’era prevedibile, tuttavia, il presule non ricordava dove avesse riposto anni addietro l’immaginetta-cartolina con lo scritto di don Dolindo. Mise a soqquadro le carte, frugò ovunque, ma non la trovava. per questo nel ’79 autenticò la copia portatagli dalla figlia spirituale di don Dolindo. Sul documento vi è anche il timbro del Vicariato romano. Verso il 2005, l’anno della morte di Giovanni paolo II, l’originale fu finalmente ritrovato in una cassa da suor Eugenia Giussani, una religiosa della Famiglia di Maria che assistette sino all’ultimo monsignor Hnilica. Il vescovo allora mi chiamò più volte: voleva venire di persona a Napoli per portarmela con le sue mani e pregare con me sulla tomba di don Dolindo a San Giuseppe dei Vecchi. Ma non ce la fece: era già molto ammalato e morì nel 2006. l’immaginetta, tuttavia, mi fu portata ugualmente, dopo la sua scomparsa, da suor Eugenia.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">È impressionante pensare che proprio monsignor Hnilica fu incaricato nel 1984 da papa Wojtyla di recarsi segretamente in Russia per consacrarla al Cuore Immacolato di Maria, unendosi spiritualmente all’atto contestuale di tutti i vescovi della terra per liberare l’Europa dell’Est dalle dittature comuniste. La specialissima missione si consumò il 24 marzo a Mosca, dove, mimetizzato in gruppo di turisti stranieri, dalla chiesa sulla piazza Rossa fece la solenne orazione, con i testi consegnatigli dal papa stesso. Al suo rientro Giovanni paolo II gli disse; «la Madonna ti ha guidato fin lì con la sua mano». E Hnilica rispose: «No, Santità, mi ci ha portato in braccio!». Insomma, la cartolina, per quella strana matematica di Dio, di cui parlava don Dolindo, era finita proprio all’uomo che materialmente portò a Mosca la supplica al Cuore Immacolato di Maria chiesta dalla stessa Vergine ai tre pastorelli di Fatima nel 1917. Non così impressionante se si pensa che il messaggio sulla cartolina partiva dalla stessa Voce celeste.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;">Luciano Regolo</span><div><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;"><br /></span></div><div><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;">FONTE: <a href="http://www.famigliacristiana.it">FAMIGLIA CRISTIANA</a></span></div>A.S.D. Associazione Giovanni Paolo IIhttp://www.blogger.com/profile/17503568704233115927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7360362213517957204.post-50920107333053899032024-03-14T20:33:00.006+01:002024-03-14T20:33:34.189+01:00VIA CRUCIS DELLA FAMIGLIA con musiche e meditazioni<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Ripercorrere il cammino di Cristo verso il Calvario è un’occasione per riflettere sul grande mistero della croce. Essa illumina la nostra fatica e da un senso profondo al nostro vivere quotidiano. Condividere questo momento con e per le famiglie ci aiuta a riscoprire il valore del sacrificio, della condivisione delle difficoltà per raggiungere le mete desiderate. Sicuri che la croce è proiezione verso la Luce della Resurrezione essa da speranza in un mondo a volte sfiduciato.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">L'augurio è che l'incontro con Cristo possa donare alle nostre famiglie serenità e Amore per testimoniare la bellezza della vita, fatta di relazioni vere e autentiche.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Questa Via Crucis è stata pensata proprio in quest'ottica e nel segno della gioia e dell'accoglienza, tratto distintivo della famiglia. Le stazioni sono costruite attraverso testi dell'Antico e del Nuovo Testamento e brani tratti dall'Esortazione Apostolica Amoris laetitia di papa Francesco, seguiti da brevi meditazioni e spunti di preghiera.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div> <div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUu-biLaBwDOT6AV6ngIToAmNakdhfFLY4kjssKqYhlze7WO1UJusVaPa38Yiu4MbMAbgHv4M8ebDScTJ9B2hdTWP4EIBCF4gFeG4nkORU6sYk3qwKOu6TZiLPWraSHBKZQbeILxV34bkBGGcF3qEJHmsSh-hjfnED_4VTRhioBgZ8gChps2vSNACUh3aA/s2000/la%20Comunit%C3%A0%20%C3%A8%20invitata.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2000" data-original-width="1414" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUu-biLaBwDOT6AV6ngIToAmNakdhfFLY4kjssKqYhlze7WO1UJusVaPa38Yiu4MbMAbgHv4M8ebDScTJ9B2hdTWP4EIBCF4gFeG4nkORU6sYk3qwKOu6TZiLPWraSHBKZQbeILxV34bkBGGcF3qEJHmsSh-hjfnED_4VTRhioBgZ8gChps2vSNACUh3aA/w452-h640/la%20Comunit%C3%A0%20%C3%A8%20invitata.png" width="452" /></a></div></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">L’appuntamento è per Venerdì 15 Marzo alle ore 20.00 presso la Parrocchia dei SS.MM. Cosimo e Damiano di Polignano a Mare</span></div>A.S.D. Associazione Giovanni Paolo IIhttp://www.blogger.com/profile/17503568704233115927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7360362213517957204.post-2243384024183956702024-03-14T20:00:00.000+01:002024-03-14T20:41:21.114+01:00Con Pietro sempre<p> <span style="font-family: helvetica; text-align: justify;">Undici anni di pontificato sulla via della misericordia e della pace</span></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://scontent.fbri4-1.fna.fbcdn.net/v/t39.30808-6/431301012_921088963355641_1351562003663308176_n.jpg?_nc_cat=102&ccb=1-7&_nc_sid=5f2048&_nc_ohc=VmCxifPz4w8AX8ZFJyZ&_nc_oc=AQn0gvS0g_XBCKNJpLuodnYuSArn0E-Mlr6Z0rJ_Z5ao-kQnSV9MJQIr6xl7R02kN68&_nc_ht=scontent.fbri4-1.fna&oh=00_AfAJGjsNDFtxHrigcICzFCeCdyyPZS3UQM6wcziwrTTZWw&oe=65F7CC42" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="533" data-original-width="800" height="426" src="https://scontent.fbri4-1.fna.fbcdn.net/v/t39.30808-6/431301012_921088963355641_1351562003663308176_n.jpg?_nc_cat=102&ccb=1-7&_nc_sid=5f2048&_nc_ohc=VmCxifPz4w8AX8ZFJyZ&_nc_oc=AQn0gvS0g_XBCKNJpLuodnYuSArn0E-Mlr6Z0rJ_Z5ao-kQnSV9MJQIr6xl7R02kN68&_nc_ht=scontent.fbri4-1.fna&oh=00_AfAJGjsNDFtxHrigcICzFCeCdyyPZS3UQM6wcziwrTTZWw&oe=65F7CC42" width="640" /></a></div><p></p><p><span style="font-family: helvetica; text-align: justify;">Nel silenzio assordante della diplomazia, in un panorama caratterizzato dall’assenza sempre più evidente di iniziativa politica e di leadership capaci di scommettere sulla pace, mentre il mondo ha iniziato una folle corsa al riarmo destinando ai sofisticati strumenti di morte somme che basterebbero per assicurare due volte l’assistenza sanitaria di base a tutti gli abitanti della terra e ridurre significativamente le emissioni di gas serra, la solitaria voce di Papa Francesco continua a supplicare di far tacere le armi e a invocare il coraggio del negoziato. Continua a chiedere il cessate il fuoco in Terra Santa, dove allo spietato massacro del 7 ottobre attuato dai terroristi di Hamas è seguita e continua ad essere perpetrata la sproporzionata carneficina di Gaza. Continua a chiedere di far tacere le armi nel tragico conflitto deflagrato nel cuore dell’Europa cristiana, nell’Ucraina distrutta e martoriata dai bombardamenti dell’esercito aggressore russo. Continua a invocare pace nelle altre parti del mondo dove si combattono con indicibili violenze i conflitti dimenticati che compongono i tasselli sempre più grandi di un conflitto mondiale.</span></p><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Il vescovo di Roma entra nel dodicesimo anno di pontificato in un’ora buia, con le sorti dell’umanità in balia del protagonismo di governanti incapaci di valutare le conseguenze delle loro decisioni che sembrano arrendersi all’ineluttabilità della guerra. E con lucidità e realismo dice che «è più forte chi vede la situazione, chi pensa al popolo», cioè «chi ha il coraggio di negoziare», perché «negoziare è una parola coraggiosa», della quale non bisogna vergognarsi. Papa Francesco, sfidando le incomprensioni dei vicini e dei lontani, continua a mettere al centro la sacralità della vita, ad essere vicino alle vittime innocenti e a denunciare gli sporchi interessi economici che muovono i fili delle guerre ammantandosi di ipocrisia.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Un rapido sguardo a questi ultimi undici anni di storia fa comprendere il valore profetico della voce di Pietro. L’allarme, lanciato la prima volta due lustri fa, sulla terza guerra mondiale a pezzi. L’enciclica sociale Laudato si’ (2015), che ha mostrato come cambiamenti climatici, migrazioni, guerre, economia che uccide sono fenomeni interconnessi tra di loro e possono essere affrontati soltanto attraverso uno sguardo globale. La grande enciclica sulla fratellanza umana (Fratelli tutti, 2020), che ha indicato la via per costruire un mondo nuovo basato sulla fraternità, togliendo ancora una volta qualsiasi alibi all’abuso del nome di Dio per giustificare il terrorismo, l’odio e la violenza. E poi il costante riferimento nel suo magistero alla misericordia, che intesse tutta la trama di un pontificato missionario.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Nelle società secolarizzate, e “liquide” senza più certezze, nulla può essere dato per scontato e l’evangelizzazione — insegna Francesco — ricomincia dall’essenziale, come si legge in Evangelii gaudium (2013): «Abbiamo riscoperto che anche nella catechesi ha un ruolo fondamentale il primo annuncio o “kerygma”, che deve occupare il centro dell’attività evangelizzatrice e di ogni intento di rinnovamento ecclesiale. [...] La centralità del kerygma richiede alcune caratteristiche dell’annuncio che oggi sono necessarie in ogni luogo: che esprima l’amore salvifico di Dio previo all’obbligazione morale e religiosa, che non imponga la verità e che faccia appello alla libertà, che possieda qualche nota di gioia, stimolo, vitalità, ed un’armoniosa completezza che non riduca la predicazione a poche dottrine a volte più filosofiche che evangeliche. Questo esige dall’evangelizzatore alcune disposizioni che aiutano ad accogliere meglio l’annuncio: vicinanza, apertura al dialogo, pazienza, accoglienza cordiale che non condanna».</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">La testimonianza della misericordia rappresenta dunque un elemento fondamentale di questo «amore salvifico di Dio» che è «previo all’obbligazione morale e religiosa». In altre parole, chi non è ancora venuto in contatto con il fatto cristiano, come aveva già osservato lucidamente Benedetto XVI nel maggio 2010, difficilmente rimarrà colpito e affascinato dall’affermazione di norme e obblighi morali, dall’insistenza sui divieti, dagli elenchi minuziosi dei peccati, dalle condanne, o dagli appelli nostalgici ai valori di un tempo.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">All’origine dell’accoglienza, della vicinanza, della tenerezza, dell’accompagnamento, all’origine di una comunità cristiana capace di abbracciare e di ascoltare c’è il riverbero della misericordia che si è sperimentata e che si cerca — pur tra mille limiti e cadute — di restituire. Se si leggono con questi occhi i gesti del Papa, anche quelli che hanno provocato in alcuni le stesse reazioni scandalizzate che provocavano duemila anni fa i gesti di Gesù, se ne scopre la profonda forza evangelizzatrice e missionaria.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;">di ANDREA TORNIELLI</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;">FONTE: <a href="http://www.osservatoreromano.va">L'OSSERVATORE ROMANO </a></span></div>A.S.D. Associazione Giovanni Paolo IIhttp://www.blogger.com/profile/17503568704233115927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7360362213517957204.post-1804174678550899752024-03-13T20:43:00.001+01:002024-03-14T21:06:42.618+01:00Il Papa: le virtù, riflesso di Dio in un mondo che ne deforma l'immagine<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Dopo otto catechesi dedicate ai vizi, Francesco introduce la riflessione su quel “bene che nasce da una lenta maturazione della persona, fino a diventare una sua caratteristica interiore”: è sorretto dalla grazia di Dio ma va coltivato con la buona volontà</span></div><span style="font-family: helvetica;"><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://scontent.fbri4-1.fna.fbcdn.net/v/t39.30808-6/431186349_921082273356310_8007437277504388363_n.jpg?_nc_cat=106&ccb=1-7&_nc_sid=5f2048&_nc_ohc=ZfMzPEBYNZUAX9R6tAZ&_nc_ht=scontent.fbri4-1.fna&oh=00_AfDkY4VxaPDo8-H6B5G8qo30GMb4Dxsg8l44G6QsLkJ75g&oe=65F8C828" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="533" data-original-width="800" height="426" src="https://scontent.fbri4-1.fna.fbcdn.net/v/t39.30808-6/431186349_921082273356310_8007437277504388363_n.jpg?_nc_cat=106&ccb=1-7&_nc_sid=5f2048&_nc_ohc=ZfMzPEBYNZUAX9R6tAZ&_nc_ht=scontent.fbri4-1.fna&oh=00_AfDkY4VxaPDo8-H6B5G8qo30GMb4Dxsg8l44G6QsLkJ75g&oe=65F8C828" width="640" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">È una riflessione introduttiva sulle virtù, dopo otto catechesi dedicate ai vizi, quella sviluppata da Papa Francesco all’<a href="https://www.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2024/documents/20240313-udienza-generale.html">udienza generale</a> tenuta in piazza San Pietro. Ancora raffreddato, il Pontefice ne affida la lettura a un collaboratore della Segreteria di Stato, padre Pierluigi Giroli. Nel testo, il Papa invita a “rivolgere lo sguardo” a ciò che si contrappone “all’esperienza del male” e spiega che se “il cuore dell’uomo può assecondare cattive passioni” e dare ascolto alle tentazioni, “può anche opporsi a tutto questo”, perché “l’essere umano è fatto per il bene”, dunque può realizzarlo ed “esercitarsi in quest’arte”, facendo in modo che alcune disposizioni divengano permanenti, stabili e salde insomma. I filosofi romani parlavano di virtus, ricorda Francesco, evidenziando che virtuosa è una persona “forte, coraggiosa, capace di disciplina ed ascesi” e che dunque l’esercizio delle virtù “richiede fatica e anche sofferenza”. I greci, invece, usavano il termine aretè per indicare “qualcosa che eccelle”, “emerge” e “suscita ammirazione”, portando a concludere che virtuoso è quell’individuo “fedele alla propria vocazione” e che “realizza pienamente” sé stesso.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Riscoprire le virtù</span></div><div style="text-align: justify;">Virtuosi sono allora i santi, “coloro che diventano pienamente sé stessi, che realizzano la vocazione propria di ogni uomo”, sottolinea il Papa, chiarendo che non sono da considerare “eccezioni dell’umanità: una sorta di ristretta cerchia di campioni che vivono al di là dei limiti della nostra specie”. E se oggi “la giustizia, il rispetto, la benevolenza reciproca, la larghezza d’animo” e “la speranza” sono “una rara anomalia”, occorre, invece, praticarle le virtù e tenere a mente che Dio ci ha creati a sua immagine.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>Il capitolo sull’agire virtuoso, in questi nostri tempi drammatici nei quali facciamo spesso i conti con il peggio dell’umano, dovrebbe essere riscoperto e praticato da tutti. In un mondo deformato dobbiamo fare memoria della forma con cui siamo stati plasmati, dell’immagine di Dio che in noi è impressa per sempre.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Cos’è la virtù</span></div><div style="text-align: justify;">“La virtù è una disposizione abituale e ferma a fare il bene”, si legge nel <a href="https://www.vatican.va/archive/catechism_it/p3s1c1a7_it.htm">Catechismo della Chiesa Cattolica</a>, non si tratta di qualcosa di “improvvisato”, aggiunge Francesco, e non si può classificare tra gli atti buoni, di cui possono essere capaci anche i criminali “in un momento di lucidità”, che “sono scritti nel ‘libro di Dio’”. Al contrario, “è un bene che nasce da una lenta maturazione della persona, fino a diventare una sua caratteristica interiore”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>La virtù è un habitus della libertà. Se siamo liberi in ogni atto, e ogni volta siamo chiamati a scegliere tra bene e male, la virtù è ciò che ci permette di avere una consuetudine verso la scelta giusta.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Dio completa le opere di bene che l’uomo abbozza</span></div><div style="text-align: justify;">Ma in che modo giungere alla virtù? Il cristiano può beneficiare anzitutto dell’aiuto della grazia di Dio, afferma il Papa, infatti, in coloro che sono battezzati “agisce lo Spirito Santo, che lavora nella nostra anima per condurla a una vita virtuosa”. E così, anche chi ha constatato “di non riuscire a superare” alcune debolezze ha “sperimentato che Dio ha completato” l’opera di bene abbozzata, perché “sempre la grazia precede il nostro impegno morale”, rimarca Francesco.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Sapienza e buona volontà</span></div><div style="text-align: justify;">Infine servono due elementi perché la virtù cresca e possa essere coltivata. Occorre, anzitutto, chiedere, tra i doni dello Spirito, quello della sapienza, indica il Papa. L’uomo “non è libero territorio di conquista di piaceri, di emozioni, di istinti, di passioni”, incapace di far fronte a “queste forze, a volte caotiche, che lo abitano”, la saggezza gli consente di “imparare dagli errori per indirizzare bene la vita”. E poi ci vuole la buona volontà, conclude Francesco, ossia “la capacità di scegliere il bene, di plasmare noi stessi con l’esercizio ascetico, rifuggendo gli eccessi”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe;">Tiziana Campisi - Città del Vaticano </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe;">FONTE: <a href="http://www.vaticannews.va">VATICAN NEWS</a></span></div></span><div class="article__text" style="-webkit-tap-highlight-color: rgba(0, 0, 0, 0); box-sizing: border-box; color: #373737; font-family: "Museo Sans Cyrl", Verdana, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 28px; margin: 0px 0px 25px; padding: 0px 30px; position: relative; width: 748px;"><p style="-webkit-tap-highlight-color: rgba(0, 0, 0, 0); background-color: white; box-sizing: border-box; margin: 0px; padding: 0px; text-align: justify;"><br /></p></div>A.S.D. Associazione Giovanni Paolo IIhttp://www.blogger.com/profile/17503568704233115927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7360362213517957204.post-22205020226730044962024-03-09T09:48:00.003+01:002024-03-09T09:48:25.608+01:00SANTA SCORESE il ricordo del suo sacrificio ripropone il tema del "femminicidio", ancora attuale.<p><span style="font-family: helvetica;"> <span style="text-align: justify;">Un tema di estrema attualità, affrontato da personalità qualificate e competenti anche alla luce dei recenti fatti di cronaca.</span></span></p><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Una storia da cui è stato tratto anche un film che ripercorre la vicenda della serva di Dio.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">A 33 anni dall'assassinio. La sua storia, il suo messaggio </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5TLjk4leZlYZxW4vUcpOIudgj7sRcYUMXMrhFcGqf9rqLehGvegcu1_oQOwkbI7oDmGj70oFeBktTQRwvkEbf9sFlRe8XTjD545wZyLiQ_0ufB5S0cP-k0uYISgijzlMdbxITzTCI7hlgHLgQCpQlF5Z8jhkw-MMYl9fO8YF-ID_11HTQCUokqJq6UT4J/s2000/Locandina_Scorese_24.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2000" data-original-width="1414" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5TLjk4leZlYZxW4vUcpOIudgj7sRcYUMXMrhFcGqf9rqLehGvegcu1_oQOwkbI7oDmGj70oFeBktTQRwvkEbf9sFlRe8XTjD545wZyLiQ_0ufB5S0cP-k0uYISgijzlMdbxITzTCI7hlgHLgQCpQlF5Z8jhkw-MMYl9fO8YF-ID_11HTQCUokqJq6UT4J/w452-h640/Locandina_Scorese_24.png" width="452" /></a></div><br /></div><span style="font-family: helvetica;"><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Santa SCORESE, a buon diritto, può essere definita “martire” dei nostri giorni. Una giovane ragazza di appena 23 anni, una vita spezzata da mano crudele con 14 coltellate. Davanti a sé, sogni, aspettative, progetti, infranti da un uomo, che illuso di amarla, l’ha perseguitata, ossessionata e poi tolto la vita.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Una vita ordinaria, come tante, ma intrisa di qualcosa di più, di una “forza” soprannaturale che la rendeva speciale, diversa e unica.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Vittima di stalking in piena regola all’epoca non perseguibile e che nessuno riesce ad arginare, né la scorta della polizia, né le varie diffide al giovane psicopatico; tra le prime martiri, vittime di femminicidio, reato di cui ancora poco si parlava in Italia ed ancora coperto da un assordante omertoso silenzio, fatto spesso di paure e ritorsioni. Una donna vessata, perseguitata, persino aggredita ma libera dentro, capace di “voli alti”, di gesti coraggiosi, come quello di perdonare il suo aguzzino in punto di morte.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div> <div style="text-align: justify;">“Se dovesse capitarmi qualcosa, ricordati che io ho scelto Dio”, confidava al suo padre spirituale. La Diocesi di Bari ha riconosciuto nell’ episodio di Santa e nella sua vita tutti, nella eroicità con cui ha difeso la castità, gli elementi previsti dai Canoni per l’istituzione del processo di Beatificazione che si è aperto, ufficialmente, nel 1998 con la fase diocesana.</div><div style="text-align: justify;">Volgiamo ricordarla, a 33 anni(15 Marzo 1991) da quei tragici momenti, per farla conoscere e far arrivare il suo messaggio di vita e speranza, perché non si parli più di “vittime di femminicidio” perché ogni donna possa trovare il coraggio di denunciare. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGDzWVm4PDn8QAZeJh5JJr0MkyTudLQKbkXFkznRtofBSUzyDqm9uLh5UAEjSMAd7YLryhkHNGrCKGacfQ1TT3fJafy-bC72S2WEB1w6XDcmBrg32JJSfkBRz82CEzR3pPjijDS_qNVl84tyH2c8Q70JB7d_ceBWxShb7rTGfUPnLgkoXNND-S9uYUFHr3/s2362/Bari%20-%20Casa%20dell'Immacolata.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1560" data-original-width="2362" height="422" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGDzWVm4PDn8QAZeJh5JJr0MkyTudLQKbkXFkznRtofBSUzyDqm9uLh5UAEjSMAd7YLryhkHNGrCKGacfQ1TT3fJafy-bC72S2WEB1w6XDcmBrg32JJSfkBRz82CEzR3pPjijDS_qNVl84tyH2c8Q70JB7d_ceBWxShb7rTGfUPnLgkoXNND-S9uYUFHr3/w640-h422/Bari%20-%20Casa%20dell'Immacolata.jpg" width="640" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Di questo e altro si parlerà nel corso dell’incontro organizzato dall’ASD-APS Associazione Giovanni Paolo II dal titolo Femminicidio, Stalking e Violenza di Genere: – IL SACRIFICIO DI SANTA SCORESE” Serva di Dio che si terrà, Martedì 12 Marzo, alle 19,45 nella Parrocchia dei SS.MM. Cosimo e Damiano di Polignano a Mare.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nel corso della serata, Rosamaria SCORESE sorella di Santa, la Dr.ssa Franca Maria LORUSSO Postulatrice della Causa di Beatificazione della Serva di Dio Santa SCORESE e l’Avv. Antonio LA SCALA Presidente Associazione Nazionale Gens NOVA ne parleranno con il Prof. Flavio OLIVA docente e collaboratore dell’Associazione Giovanni Paolo II. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div>L’evento è Patrocinato dal comune di Polignano a Mare.</span> A.S.D. Associazione Giovanni Paolo IIhttp://www.blogger.com/profile/17503568704233115927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7360362213517957204.post-26641444834584833542024-03-08T17:43:00.003+01:002024-03-08T17:43:33.714+01:00Tu, donna, sai quanto vali? Una lettera scritta per te da San Giovanni Paolo II<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Giovanni Paolo II ha scritto una lettera meravigliosa dedicata a tutte le donne, mettendo in luce la ricchezza della femminilità. La donna si trova spesso ridotta a mero oggetto: la società il più delle volte sfrutta il suo corpo, anziché vederlo come dono. Nel giorno della festa a noi dedicata, vorrei proporre, con l’aiuto del papa polacco, una visione più profonda, autentica e soprattutto rispettosa della femminilità.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://www.puntofamiglia.net/puntofamiglia/wp-content/uploads/Giovanni-Paolo-II2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="340" data-original-width="650" height="335" src="https://www.puntofamiglia.net/puntofamiglia/wp-content/uploads/Giovanni-Paolo-II2.jpg" width="640" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Ogni 8 marzo ci dona ciclicamente la pregevole ed irrinunciabile opportunità di riflettere sulla bellezza della femminilità, sul senso autentico dell’essere donna e su come talvolta la nostra depauperata società si approcci a quest’ultima.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">La femminilità, infatti, è spesso letalmente confinata tra i torbidi ed ingannevoli eccessi, propri di una visione consumistica ed utilitaristica, la quale si serve famelicamente e crudelmente del corpo.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Si esalta a gran voce la sensualità del corpo, negandone, però, sfacciatamente ed ignorantemente l’empirica, lampante ed inconfutabile realtà biologica a favore della fluidità del gender.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">La donna moderna rischia, quindi, irreparabilmente di smarrire la fondante ed essenziale consapevolezza di sé e del proprio intrinseco ed inestimabile valore.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Contraccezione e aborto non rappresentano più gli unici infuocati campi di fervida rivendicazione femminista: ora, il nuovo diritto consiste nella maternità demand, che giunge ad esplicitare entrambi mediante l’a dir poco discutibile pratica della fecondazione artificiale.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Pare inoltre che le donne ormai non siano neppure più capaci di nutrire umana compassione e solidarietà o di commuoversi per le desolate e desolanti ingiustizie perpetrate nei riguardi delle altre donne: essere sottoposte a feroci stimolazione ormonale per incrementare la maturazione di ovuli da “donare”, portare in grembo un bimbo per poi vederlo dolorosamente scomparire tra le braccia di altre persone e persino abortire tra la raggelante solitudine e i laceranti dolori procurati da una pillola assunta in struggente autonomia, sordamente acciecate da un invalicabile ed inquietante senso di pura ed insofferente indifferenza. Nulla appare eccessivo o fuori luogo per la rinnovata immagine della donna emancipata ed affrancata dai cosiddetti “stereotipi”.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Il 15 agosto, giorno dedicato alla fulgida Solennità dell’Assunzione al Cielo di Maria Santissima, l’indimenticabile pontefice polacco Giovanni Paolo II, dischiude, però, la dolce e tenera lettera apostolica Mulieris dignitatem, la quale custodisce la feconda, appassionata e salda difesa della dignità e della peculiarità femminile.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Una lettera straordinariamente profetica, peraltro, fin dall’introduzione che richiama la necessità di approfondire i fondamenti teologici ed antropologici necessari a risolvere le gravi distorte visioni, incomprensioni e problematiche relative al significato ed alla dignità dell’uomo e della donna, per poter cogliere la profondità vocazione all’amore di questi ultimi.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Il Papa difende coraggiosamente e convintamente la specificità intrinseca della femminilità, Focalizzandosi in modo particolare nel ricordare il fondamento biblico dell’uguale dignità che ricolma l’uomo e la donna, poiché l’innata dignità della persona umana consiste anzitutto nell’elevazione soprannaturale.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Nel bellissimo ed eterno racconto della creazione troviamo infatti, le basi fondanti dell’esistenza dell’essere umano creato a sua immagine e somiglianza. La donna viene creata “dalla costola” e viene collocata al suo fianco come l’alterità.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Questa è la realistica narrazione di tutti e ciascuno: il peccato comporta ed infligge tre ferite significative, cioè nella relazione con Dio, nel rapporto con sé stessi e con gli altri (in particolare tra l’uomo e la donna) e nell’essere responsabili nei riguardi della creazione che è stata generosamente affidata a loro, interferendo con la possibilità di costruire una società libera e giusta.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">La brillante riflessione antropologica e teologica proposta sulla donna costituisce quindi, l’imprescindibile fondamento di una nuova prospettiva personale ed interpersonale, la medesima di cui è colmo il sacramento del matrimonio, anzitutto in qualità di dimensione primigenia e principale della chiamata alla comunione.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">In qualsiasi contesto intercorre il rapporto tra l’uomo e la donna – e quindi non solo nel matrimonio – deve essere basato non sulla sopraffazione discriminatoria bensì sulla libertà feconda e gratuita del dono, ricordando che la donna è scrigno immenso e sublime delle risorse proprie della femminilità ed in particolare di quelle che ha dolcemente ricevuto ed acquisito sin dal primo istante della creazione.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Vorrei ora caldamente invitare a rileggere con estrema cura ed attenzione la già citata ed imperdibile lettera alle donne di Giovanni Paolo II, che nel 1988 con inusuale, attuale e poetico ardore decantò la bellezza ed il dono troppo spesso deformato e dimenticato dell’essere donna nel piano salvifico di Dio, come mostra e dimostra questo magnifico e celeberrimo estratto:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Grazie a te, donna-madre, che ti fai grembo dell’essere umano nella gioia e nel travaglio di un’esperienza unica, che ti rende sorriso di Dio per il bimbo che viene alla luce, ti fa guida dei suoi primi passi, sostegno della sua crescita, punto di riferimento nel successivo cammino della vita.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Grazie a te, donna-sposa, che unisci irrevocabilmente il tuo destino a quello di un uomo, in un rapporto di reciproco dono, a servizio della comunione e della vita.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Grazie a te, donna-figlia e donna-sorella, che porti nel nucleo familiare e poi nel complesso della vita sociale le ricchezze della tua sensibilità, della tua intuizione, della tua generosità e della tua costanza.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Grazie a te, donna-lavoratrice, impegnata in tutti gli ambiti della vita sociale, economica, culturale, artistica, politica, per l’indispensabile contributo che dai all’elaborazione di una cultura capace di coniugare ragione e sentimento, ad una concezione della vita sempre aperta al senso del «mistero», alla edificazione di strutture economiche e politiche più ricche di umanità.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Grazie a te, donna-consacrata, che sull’esempio della più grande delle donne, la Madre di Cristo, Verbo incarnato, ti apri con docilità e fedeltà all’amore di Dio, aiutando la Chiesa e l’intera umanità a vivere nei confronti di Dio una risposta «sponsale», che esprime meravigliosamente la comunione che Egli vuole stabilire con la sua creatura.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna! Con la percezione che è propria della tua femminilità tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità dei rapporti umani.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">Dalla Lettera di Giovanni Paolo II alle donne [1995]</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;">Cristiana MALLOCCI</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;">FONTE: <a href="http://www.puntofamiglia.net">PUNTO FAMIGLIA</a></span></div></div>A.S.D. Associazione Giovanni Paolo IIhttp://www.blogger.com/profile/17503568704233115927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7360362213517957204.post-90646832874398204482024-03-08T12:30:00.001+01:002024-03-08T17:30:37.614+01:00L' 8 marzo pregare e riflettere<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">L'8 marzo non è tanto un giorno per festeggiare ma piuttosto un'occasione per pregare e riflettere, sulle condizioni di tantissime donne nel mondo, e nemmeno tanto lontane da noi.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Le schiave bambine, le donne maltrattate e abusate, le donne invisibili, quelle sfruttate e vendute, le donne torturate, le bambine mutilate, le donne che non possono studiare, né parlare, né scegliersi il marito, le donne considerate solo una proprietà alla pari di un cavallo o un campo, le donne disperate che non riescono a sfamare i propri figli, quelle sfigurate, molestate, perseguitate, uccise, nel corpo o nello spirito.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGLpEXrlMzHTAe6oACluIef_JwfVM9YqCsh7nv4PtF2KcVStVv1lK8Pxtkmzzf4u0MvYzGGhCiD6F9VFUjquMinwtxgOTKxU3vs-yzNCVu2v8wYpMujRQxKBKYZkW8x0XuKei-0hEUA_fMr_TGk9cFARI8dD7aJADs4KX3OnL-woPKwLaA-5JSvMKJwy5l/s1000/335043676_228377932998511_4840718277595855227_n.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="800" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGLpEXrlMzHTAe6oACluIef_JwfVM9YqCsh7nv4PtF2KcVStVv1lK8Pxtkmzzf4u0MvYzGGhCiD6F9VFUjquMinwtxgOTKxU3vs-yzNCVu2v8wYpMujRQxKBKYZkW8x0XuKei-0hEUA_fMr_TGk9cFARI8dD7aJADs4KX3OnL-woPKwLaA-5JSvMKJwy5l/w512-h640/335043676_228377932998511_4840718277595855227_n.png" width="512" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Grazie a te, donna-madre, che ti fai grembo dell’essere umano nella gioia e nel travaglio di un’esperienza unica, che ti rende sorriso di Dio per il bimbo che viene alla luce, ti fa guida dei suoi primi passi, sostegno della sua crescita, punto di riferimento nel successivo cammino della vita.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Grazie a te, donna-sposa, che unisci irrevocabilmente il tuo destino a quello di un uomo, in un rapporto di reciproco dono, a servizio della comunione e della vita.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Grazie a te, donna-figlia e donna-sorella, che porti nel nucleo familiare e poi nel complesso della vita sociale le ricchezze della tua sensibilità, della tua intuizione, della tua generosità e della tua costanza.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Grazie a te, donna-lavoratrice, impegnata in tutti gli ambiti della vita sociale, economica, culturale, artistica, politica, per l’indispensabile contributo che dai all’elaborazione di una cultura capace di coniugare ragione e sentimento, ad una concezione della vita sempre aperta al senso del “mistero”, alla edificazione di strutture economiche e politiche più ricche di umanità.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Grazie a te, donna-consacrata, che sull’esempio della più grande delle donne, la Madre di Cristo, Verbo incarnato, ti apri con docilità e fedeltà all’amore di Dio, aiutando la Chiesa e l’intera umanità a vivere nei confronti di Dio una risposta “sponsale”, che esprime meravigliosamente la comunione che Egli vuole stabilire con la sua creatura.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna! Con la percezione che è propria della tua femminilità tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità dei rapporti umani.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;">(Da “Alle donne”, lettera di Giovanni Paolo II, 1996)</span></div>
A.S.D. Associazione Giovanni Paolo IIhttp://www.blogger.com/profile/17503568704233115927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7360362213517957204.post-74855448170368966312024-03-08T12:00:00.000+01:002024-03-08T17:33:11.717+01:008 Marzo – Giornata internazionale della Donna<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">"Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna !</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Con la percezione che è propria della tua femminilità tu arricchisci </span><span style="font-family: helvetica;">la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità dei rapporti umani ". </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">" Grazie a te, donna sorella, che porti nel complesso della vita sociale le ricchezze della sensibilità, della tua intuizione, della tua generosità, della tua costanza ".</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">(SAN Giovanni Paolo II)</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEioZgTC9Gvu-0P6W6GPYS2vNrVcF1gURAQvNxCcN_HQDKNY3Tb-0uNgmVm2esot-Cci_0wNeOVRrZLr_J3kf8CE619sSMRcwjdXMbtumTwzJKvJ3503uwO14okknxmY6SUkztZoapEKxrAkyb6lN-FgJ5pZooiNRr4Xt6jbv28bKEhTbqIB-mMWTMKbcWxm/s2048/431112479_824743519693312_4882769892085393662_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1454" data-original-width="2048" height="454" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEioZgTC9Gvu-0P6W6GPYS2vNrVcF1gURAQvNxCcN_HQDKNY3Tb-0uNgmVm2esot-Cci_0wNeOVRrZLr_J3kf8CE619sSMRcwjdXMbtumTwzJKvJ3503uwO14okknxmY6SUkztZoapEKxrAkyb6lN-FgJ5pZooiNRr4Xt6jbv28bKEhTbqIB-mMWTMKbcWxm/w640-h454/431112479_824743519693312_4882769892085393662_n.jpg" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: helvetica; text-align: justify;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">La vera vittoria del femminismo consisterebbe, paradossalmente, nel non aver più bisogno di parlare di femminismo e di diritti della donna; purtroppo però dobbiamo constatare che la lotta per l’effettiva parità fra i due sessi è ancora tutta da vincere.</span></div></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Partiamo da una constatazione positiva: gli ultimi quarant’anni hanno segnato un continuo miglioramento della condizione femminile, registrando un processo evolutivo che si spera sia irreversibile. Oggi tutte le donne occidentali studiano, lavorano, hanno opportunità di fare carriera ed hanno ormai per mariti uomini civili e sensibili, che non rifiutano la collaborazione nei lavori domestici e nell’educazione dei figli.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">D’altra parte, le donne sono ancora le più esposte alla disoccupazione nei momenti di crisi, mentre la loro presenza nei posti dirigenziali meglio retribuiti è tuttora sporadica, nonostante le loro competenze siano ormai paragonabili a quelle dei colleghi uomini; per molte risulta particolarmente oneroso conciliare carriera e famiglia, tanto che alla fine esse si trovano di fronte al dilemma se devono sacrificare la possibilità di dimostrare il proprio talento oppure la gioia di amare e di essere amate. Se si guarda al di fuori delle classi privilegiate, si scopre una situazione ancora più drammatica. Troppe donne, nei nostri paesi civilizzati, sono vittime di violenze e di maltrattamenti persino nell’ambito familiare, e troppe sono quelle costrette a vendere, assieme al corpo, la loro dignità. Al di fuori del mondo occidentale, poi, la maggior parte delle donne non ha accesso né all’istruzione, né all’assistenza sanitaria, mentre tradizioni assurde e crudeli impongono la pena di morte per le vittime della violenza sessuale.</span></div> <div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Risulta chiaro pertanto che la rivendicazione dei diritti della donna si identifica sempre più con l’affermazione dei diritti umani, senza i quali non può esistere civiltà. In questo tentativo la Chiesa ha il dovere di schierarsi in prima linea, non soltanto con il lavoro silenzioso ed eroico dei missionari, che si impegnano direttamente nell’evangelizzazione e nello sviluppo dei paesi del Terzo Mondo, ma anche con tutta l’autorità di cui essa gode a livello internazionale. Nelle sedi appropriate i cristiani devono affermare con chiarezza e con coraggio che non si possono giustificare abusi e vessazioni nei confronti delle donne in nome della tolleranza e del pluralismo. Ciò deve essere chiaro anche quando si tenta di instaurare un dialogo con religioni tradizionalmente maschiliste: l’apertura verso altre forme di spiritualità non può infatti avvenire a scapito della dignità umana.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Lo studio attento delle Scritture dimostra che, nonostante alcune differenze legate alla natura, l’uomo e la donna sono ontologicamente uguali. Tale condizione è dichiarata esplicitamente nella prima pagina del Genesi, in quello splendido inno della creazione dell’universo: «Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse» (Gen 1,27-28).</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Quindi l’uomo e la donna sono «immagine di Dio». Basterebbe riflettere su questo punto per comprendere che ogni discriminazione rappresenta una profanazione nei confronti della stessa divinità. Se imparassimo a riconoscere l’immagine di Dio nell’uomo e nella donna che incontriamo ogni giorno, rifiuteremmo automaticamente tutti i comportamenti che offendono tale immagine. Gesù è ancora più esplicito a riguardo: «Qualunque cosa abbiate fatto al più piccolo dei fratelli, lo avete fatto a me» (Mt 25,40).</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Il testo biblico non si limita ad affermare la somiglianza fra l’uomo e Dio, ma aggiunge un particolare importantissimo: «Dio li benedisse». La benedizione di Dio accompagna in pari misura sia l’uomo che la donna in tutta la storia della salvezza. Entrambi sono benedetti da Dio fin dall’inizio della creazione, entrambi sono redenti da Cristo, entrambi nella Pentecoste diventano «tempio dello Spirito Santo». Di fronte allo Spirito «non esiste più, né uomo né donna», ma tutti diventano uno in Cristo.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Per quanto riguarda i rapporti fra uomo e donna, le Scritture affermano chiaramente che essi sono chiamati a diventare «una sola carne». Si tratta di un’unione profonda e radicale, che consente di considerare il marito o la moglie come parte di se stessi; al livello più alto tale unione impone ai coniugi di amarsi secondo il modello di Gesù, che per amore ha sacrificato la sua divinità, ha spezzato il proprio corpo, ha versato il proprio sangue ed ha donato la sua vita.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Creati ad immagine di Dio per essere una sola carne, benedetti e redenti, eletti a dimora dello Spirito, l’uomo e la donna si trovano pertanto ad essere coautori del progetto di Dio, che riguarda la salvezza del genere umano e di tutto il creato. Di fronte a tale progetto, le differenze biologiche sono del tutto irrilevanti e riguardano esclusivamente la continuità della vita. Invocarle per giustificare qualsiasi altra forma di discriminazione è un attentato alla sacralità della vita e della vocazione umana.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Di questo progetto di salvezza i cristiani sono chiamati a dare una testimonianza forte ed inequivocabile. Il femminismo cristiano non è ostilità nei confronti degli uomini, ma piuttosto opposizione verso tutto ciò che impedisce alla donna di realizzare pienamente la propria vocazione, sia dentro che fuori dall’ambito familiare. E’ opposizione a qualunque forma di violenza, oppressione e schiavitù, in quanto violazione dei diritti umani. E’ affermazione di dignità e di sacralità della vita.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">In questo senso anche gli uomini devono sentirsi pienamente partecipi alla lotta per i diritti delle donne. Nessun cristiano degno di questo nome ha il diritto di restare indifferente di fronte alle sofferenze della metà del genere umano — tanto meno ha il diritto di approvarle o di esserne colpevole. Non si tratta semplicemente di essere testimoni di amore e di giustizia di fronte agli uomini: si tratta piuttosto di essere degni della salvezza di Dio.</span></div>A.S.D. Associazione Giovanni Paolo IIhttp://www.blogger.com/profile/17503568704233115927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7360362213517957204.post-63184871947017248152024-03-08T11:00:00.001+01:002024-03-08T18:00:56.573+01:00Il pensiero dei Papi sulla donna, capolavoro della creazione<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Nella giornata dell’8 marzo ripercorriamo alcune riflessioni dei Pontefici, da Pio XII a Francesco, che ha detto in una circostanza recente: "Le ringrazio per l’impegno a costruire una società più umana, mediante la loro capacità di cogliere la realtà con sguardo creativo e cuore tenero"</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://www.vaticannews.va/content/dam/vaticannews/multimedia/2020/03/04/002624_08012020.jpg/_jcr_content/renditions/cq5dam.thumbnail.cropped.750.422.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="422" data-original-width="750" height="360" src="https://www.vaticannews.va/content/dam/vaticannews/multimedia/2020/03/04/002624_08012020.jpg/_jcr_content/renditions/cq5dam.thumbnail.cropped.750.422.jpeg" width="640" /></a></div></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Si celebra oggi in molti Paesi del mondo la festa della donna. Le radici di questa ricorrenza si snodano tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, con i movimenti per il voto femminile e con le proteste socialiste per condizioni di lavoro più umane. La giornata odierna si salda anche con una data: quella dell’8 marzo del 1908, quando diverse operaie perirono in seguito all’incendio di una fabbrica tessile di New York.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">Pio XII: la donna è il coronamento della creazione</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">I Papi hanno più volte parlato delle donne, della loro forza rigeneratrice per l’umanità. Nel radiomessaggio del 14 ottobre 1956 alle partecipanti al <a href="https://www.vatican.va/content/pius-xii/it/speeches/1956/documents/hf_p-xii_spe_19561014_pellegrinaggio-loreto.html">pellegrinaggio al Santuario della Vergine di Loreto</a> Pio XII ricorda “la grande dignità della donna in momenti assai gravi, allorché una torbida parentesi di decadimento, dovuta specialmente alle conseguenze della guerra, aveva scosso la fiducia di molti”. Alle donne, aggiunge Papa Pacelli, è affidato “l’avvenire del mondo”:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>La donna, coronamento della creazione, di cui in un qualche senso rappresenta il capolavoro; la donna, questa dolce creatura, nelle cui delicate mani Dio sembra aver affidato in tanta parte (...) l'avvenire del mondo; la donna, espressione di quanto vi è di più buono, amorevole e gentile quaggiù, è tuttora, nonostante un'apparenza ingannatrice di esaltazione, spesso oggetto di disistima....</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">Giovanni XXIIII: l’esempio delle donne ha cambiato il mondo</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Le donne cristiane, fin dalle origini del cristianesimo, hanno sempre avuto parole da dire al mondo lontano da Dio. Giovanni XXIII lo ricorda ricevendo il <a href="https://www.vatican.va/content/john-xxiii/it/speeches/1962/documents/hf_j-xxiii_spe_19620601_gioventu-femminile.html">primo giugno del 1962</a> alcune delegazioni della gioventù femminile cattolica dell’arcidiocesi di Milano. L'esortazione del Pontefice è quella di rinnovare "il fervore gentile e generoso delle apostole della Chiesa primitiva : di Cecilia, di Agnese, di Caterina, di Agata, di Lucia".</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>All'inizio dei due millenni cristiani, il mondo, fatta qualche eccezione, era sommerso nella tenebra di un paganesimo corrotto e corruttore. La donna sospirava nella ricerca della perduta dignità. E il costume cominciò a cambiare, con la grazia di Dio, mercè la preghiera, l'esempio e il sacrificio di quelle eroine. Anche oggi la convivenza umana sta evolvendo in meglio, perché molti cristiani fanno onore al loro battesimo mediante la fedeltà vissuta e l'esempio trascinatore.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">Paolo VI: si tuteli la dignità della donna</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Nel 1975, in coincidenza con l’Anno internazionale della Donna, le Nazioni Unite celebrano per la prima volta nella storia l’8 marzo come Giornata internazionale dedicata alla donna. Tre anni dopo, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite propone di dichiarare un giorno all'anno "Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale". L'8 marzo, che già veniva festeggiato in numerosi Paesi, viene scelto così come la data ufficiale da molte nazioni. Nel 1975 Papa Paolo VI, indica all’<a href="https://www.vatican.va/content/paul-vi/it/angelus/1975/documents/hf_p-vi_ang_19750817.html">Angelus del 17 agosto 1975</a> una priorità: quella del riconoscimento dei diritti “umani e civili” delle donne:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>Si celebra quest'anno nel mondo l'Anno della donna, al quale anche la Chiesa, come a lei è dovuto, positivamente aderisce, volentieri auspicando un progresso della funzione della donna nella vita professionale e sociale, ed insieme tutelando la dignità e la missione della donna, della donna cristiana specialmente, che il disegno di Dio le ha destinata, come Figlia soave, come Vergine pura e forte, come Sposa amorosa, come Madre soprattutto, sempre sacra e degnissima, e anche come Vedova, pia, dolorosa e operosa. Noi siamo convinti che nella concezione cristiana della donna si debba trovare il riconoscimento dei suoi umani e civili diritti, e la difesa delle sue superlative prerogative naturali, sotto la luce orientatrice e protettrice di Colei, che, irradiante di bellezza e di santità, sovrasta materna con Cristo sopra gli umani destini, Maria.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">Giovanni Paolo I: “Dio è papà, più ancora è madre”</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Le donne sono anche madri che consolano, che curano le ferite. Riferendosi a questo tratto distintivo della dimensione materna, Giovanni Paolo I all’<a href="https://www.vatican.va/content/john-paul-i/it/angelus/documents/hf_jp-i_ang_10091978.html">Angelus del 10 settembre 1978</a> pronuncia parole piene di tenerezza per il mondo, lacerato da inutili stragi. È quello un periodo storico in cui iI presidente degli Stati Uniti Carter, quello egiziano Sadat e il primo ministro israeliano Begin cercano una via di pace in Medio Oriente.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>Il Premier Begin ricorda che il popolo ebreo ha passato un tempo momenti difficili e si è rivolto al Signore lamentandosi dicendo: “Ci hai abbandonati, o Signore, ci hai dimenticati!”. “No! - ha risposto Dio per mezzo di Isaia profeta - Può forse una mamma dimenticare il proprio bambino? Ma anche se succedesse, mai Dio dimenticherà il suo popolo”. Anche noi che siamo qui, abbiamo gli stessi sentimenti; noi siamo oggetto da parte di Dio di un amore intramontabile. Sappiamo: ha sempre gli occhi aperti su di noi, anche quando sembra ci sia notte. E' papà; più ancora è madre.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">Giovanni Paolo II: condizionamenti nel cammino delle donne</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">L’8 marzo 1998 risuonano all’<a href="https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/angelus/1998/documents/hf_jp-ii_ang_08031998.html">Angelus</a> le parole di Papa Giovanni Paolo II: “Siamo purtroppo eredi - afferma il Pontefice - di una storia di enormi condizionamenti, che hanno reso difficile il cammino delle donne, talora misconosciute nella loro dignità, travisate nelle loro prerogative e non di rado emarginate”. Papa Wojtyla pone, in particolare, una domanda ancora attuale:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>Quante donne sono state e sono tuttora valutate più per l'aspetto fisico che per le loro qualità personali, la competenza professionale, le opere dell'intelligenza, la ricchezza della loro sensibilità e, in definitiva, per la dignità stessa del loro essere! E che dire, poi, degli ostacoli che, in tante parti del mondo, ancora impediscono alle donne il pieno inserimento nella vita sociale, politica ed economica?</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">Benedetto XVI: molte donne lavorano per il Regno di Dio</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Le donne "siano sempre più rispettate nella loro dignità e valorizzate nelle loro positive potenzialità". È questa la preghiera elevata da Papa Benedetto XVI all’<a href="https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/angelus/2009/documents/hf_ben-xvi_ang_20090308.html">Angelus dell’8 marzo 2009</a>:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>La data odierna - 8 marzo - ci invita a riflettere sulla condizione della donna e a rinnovare l’impegno, perché sempre e dovunque ogni donna possa vivere e manifestare in pienezza le proprie capacità ottenendo pieno rispetto per la sua dignità. In tal senso si sono espressi il Concilio Vaticano II e il magistero pontificio, in particolare la Lettera apostolica Mulieris dignitatem del servo di Dio Giovanni Paolo II (15 agosto 1988). Più degli stessi documenti, però, valgono le testimonianze dei Santi; e la nostra epoca ha avuto quella di Madre Teresa di Calcutta: umile figlia dell’Albania, diventata, per la grazia di Dio, esempio a tutto il mondo nell’esercizio della carità e nel servizio alla promozione umana. Quante altre donne lavorano ogni giorno, nel nascondimento, per il bene dell’umanità e per il Regno di Dio!</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">Francesco: le donne hanno cuore tenero e sguardo creativo</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">All’udienza <a href="https://www.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2023/documents/20230308-udienza-generale.html">udienza generale dell’8 marzo 2023</a> le parole di Papa Francesco sono piene di gratitudine per il mondo femminile. Il pensiero del Pontefice, dopo la catechesi, è rivolto a tutte le donne e in particolare a quelle presenti in piazza San Pietro.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>Nella Giornata Internazionale della donna, penso a tutte le donne: le ringrazio per l’impegno a costruire una società più umana, mediante la loro capacità di cogliere la realtà con sguardo creativo e cuore tenero. Questo è un privilegio solo delle donne! Una benedizione particolare per tutte le donne presenti in piazza. E un applauso alle donne! Se lo meritano!</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">In questa giornata dell’8 marzo l’auspicio è che lo sguardo creativo e il cuore tenero delle donne rigeneri il mondo afflitto da odi, guerre ed egoismi.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;">Amedeo Lomonaco - Città del Vaticano</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;">FONTE: <a href="http://www.vaticannews.va">VATICAN NEWS</a></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div>A.S.D. Associazione Giovanni Paolo IIhttp://www.blogger.com/profile/17503568704233115927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7360362213517957204.post-35669397601824820032024-03-06T21:35:00.001+01:002024-03-06T21:35:20.843+01:00La religione nella società attuale (appunti da conversazione)<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Se in tutti i libri vive l’esperienza dell’autore, in questo La religione nella società attuale emerge fin dalle prime pagine la preoccupazione del suo, Francesco Mininni: indicare nella religione ciò che può consentire di superare le tante problematicità delle vicende umane.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh3HprWVwJm3OXLRizYG9PME9894aUYOXJ8WswivIs3X-uhXoie_R-nzauGoG7Rl2_NlL7IYzWGJTZfJkcNv4sYh8HY9bRBNpWceGB3sf9XQhqEwCC_WQbN1MNUazkG1ShHzvgUsS7d_pvnuyjZE5Qe9OMGtrsv85L7j4ry6OH2DQZ7taTAw0i5wCi8iqXk/s2048/429735632_2208857932788690_6763416927014152083_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1152" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh3HprWVwJm3OXLRizYG9PME9894aUYOXJ8WswivIs3X-uhXoie_R-nzauGoG7Rl2_NlL7IYzWGJTZfJkcNv4sYh8HY9bRBNpWceGB3sf9XQhqEwCC_WQbN1MNUazkG1ShHzvgUsS7d_pvnuyjZE5Qe9OMGtrsv85L7j4ry6OH2DQZ7taTAw0i5wCi8iqXk/w360-h640/429735632_2208857932788690_6763416927014152083_n.jpg" width="360" /></a></div></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Quello di cui scrive Mininni non è sentimento astratto o di mero affidamento, ma pienamente calato nelle tante realtà della nostra vita, che si svolge in uno stato di confusione perché abbiamo allontanato la fede. Questa la tesi sostenuta nel testo che attribuisce lo stato confusionale delle varie istituzioni, Stato, scuola, famiglia, associazioni, parrocchie, non escludendo i più ampi luoghi della politica e del mondo del lavoro, al loro “…aver perso la bussola…” perché – precisa l’Autore – “… in realtà hanno smarrito la morale…”. Non ha dubbi, Mininni, nell’individuare in quelle derivanti dalla fede religiosa le regole in grado di ristabilire l’ordine perduto.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div> <div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Al fondo, la appassionata convinzione dell’Autore, medico, profondamente credente, che riconosce alla religione – anzi, alle religioni, in pieno riconoscimento della libertà di culto – la capacità di risolvere conflitti facendosi strumento di pace. Certo, presentare questa tesi proprio in questi giorni può apparire particolarmente strano e contraddittorio, interessati come siamo, in vari contesti geopolitici nel mondo, da guerre spesso originate da integralismi e fondamentalismi religiosi, tesi a far prevalere finanche la propria tradizione fideistica rispetto alle altre ed addirittura, qui, in Italia, alle porte di casa, da episodi di satanismo palesemente dettati e condizionati da una sorprendente ignoranza anche tra i più giovani.</span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Eppure, la soluzione c’è, individuata nella lungimiranza di quegli operatori che sanno far prevalere lo strumento del dialogo, in modo che la religione si presenti non già come mera occasione di “credenze” ma “azione operosa” che guardi all’unico grande obiettivo da perseguire: la pace, sopra ogni cosa. “Non importa se musulmano, cattolico o induista, basta che si sia l’unione sotto un unico grande segno, la pace. Non ci potrà mai essere pace senza l’amore per il prossimo…”, regola primaria di vita fatta propria da tantissime persone, uomini e donne, più o meno note, che l’Autore cita nel testo.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div> <div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Parlare di persone significa parlare soprattutto di “laici”, di ognuno di noi, cui l’Autore affida il compito di vivere e testimoniare la cristianità come una esperienza meravigliosa da espandere nel mondo.</span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Nel testo trova spazio un’ampia trattazione sul rapporto classico, di origini antiche e sempre attuale, tra fede e scienza, fede e ragione, trascendenza ed immanenza, con l’invito a saper cercare Dio in ogni ambito e contesto di vita. Insomma, ciò che Mininni raccomanda è di provare a riscoprire la profonda valenza pedagogica sia della Chiesa sia di tutte le istituzioni religiose nel mondo, perché – scrive – “…qualunque religione si professi, non si può prescindere dallo spirito e dall’atteggiamento di fede che porta ad elevarsi e a compiere il bene, a produrre ed espandere positività…l’intenzione rimane sempre quella di affidarsi nella mani di un Ente Superiore che possa proteggerci, salvarci, esaudire i nostri desideri, consci della nostra fragilità e della nostra indiscutibile finitezza. Per questo credere è importante nella formazione di un uomo, altrimenti destinato alla solitudine, al vuoto interiore, all’abbandono che in questa società liquida diventa la regola…”.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div> <div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">A me, cui è stato chiesto di presentare questo Le religione nella società attuale, pur tra qualche dubbio e perplessità contenutistica – non lo nascondo, consapevole che anche questo rappresenti un elemento di crescita nell’esperienza – colpisce la piacevolissima sorpresa di aver ritrovato, nella molteplicità di argomenti contenutistici, il suggerimento dell’Autore di provare a vivere scoprendo la bellezza, la bellezza del mondo e che “salverà il mondo”, con la trascrizione del testo della canzone Meraviglioso di Domenico Modugno, un testo che, scritto dal “laico” Riccardo Pazzaglia, mi pare possa assurgere ad inno alla vita: “…Meraviglioso. Ma come non ti accorgi di quanto il mondo sia meraviglioso. Perfino il tuo dolore potrà apparire poi meraviglioso. Ma guarda intorno a te, che doni ti hanno fatto. Ti hanno inventato il mare! Tu dici ‘non ho niente’, ti sembra niente il sole, la vita, l’amore…la luce di un mattino, l’abbraccio di un amico, il viso di un bambino…Meraviglioso…La notte era finita e ti sentivo ancora, sapore della vita…”.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">È stata una piacevole sorpresa per chi, come me, ancora ragazzo, ha conosciuto questo testo come spiegazione semplice di una cosa che, invece, spesso ci spaventa: pregare. In fondo, credenti o non, saper guardare la bellezza di ciò che ci circonda può essere una preghiera, spontanea e mai banale.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;">Eugenio SCAGLIUSI</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><span style="color: #2b00fe;">FONTE: <a href="http://www.eugenioscagliusi.it/">EUGENIO SCAGLIUSI</a> </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><span style="color: #2b00fe;"><br /></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4gWBI1SrBp82csP-qJnoTv21wgx97wSBUjqvYtPDIswfPtuZsNz_S_wbn3xX2OwKaHqZHsUhKfqdKWsvm6ymO43ADT-PI2Ygz69e2yjtcSXD9tye4eC_p0wyAhm4iXiEB6gqOqOrO5MIdK_NtVlWtGj_13BBscoaEWRFxT3WEqvtHWwhGHrc4skPsgvm1/s2000/426309346_10228083333062996_7006880916874498094_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2000" data-original-width="1414" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4gWBI1SrBp82csP-qJnoTv21wgx97wSBUjqvYtPDIswfPtuZsNz_S_wbn3xX2OwKaHqZHsUhKfqdKWsvm6ymO43ADT-PI2Ygz69e2yjtcSXD9tye4eC_p0wyAhm4iXiEB6gqOqOrO5MIdK_NtVlWtGj_13BBscoaEWRFxT3WEqvtHWwhGHrc4skPsgvm1/w452-h640/426309346_10228083333062996_7006880916874498094_n.jpg" width="452" /></a></div><br /><span style="color: #2b00fe;"><br /></span></span></div>A.S.D. Associazione Giovanni Paolo IIhttp://www.blogger.com/profile/17503568704233115927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7360362213517957204.post-16447640659832447662024-03-06T17:03:00.002+01:002024-03-06T17:03:18.227+01:00Francesco: la superbia, un vizio che avvelena il sentimento di fraternità<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Alla folla tornata in Piazza San Pietro per l'udienza generale l'invito del Papa ad approfittare della Quaresima per lottare contro questo male, dietro il quale "si nasconde il peccato radicale, l'assurda pretesa di essere come Dio". Il "vero rimedio" è l'umiltà</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://www.vatican.va/content/dam/francesco/images/udienze-2024/6marzo2024/1709719688513.JPG/_jcr_content/renditions/cq5dam.web.800.800.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="533" data-original-width="800" height="426" src="https://www.vatican.va/content/dam/francesco/images/udienze-2024/6marzo2024/1709719688513.JPG/_jcr_content/renditions/cq5dam.web.800.800.jpeg" width="640" /></a></div></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">"La superbia è autoesaltazione, presunzione, vanità": a questo vizio, l'ultimo del percorso sui vizi e le virtù cominciato il 27 dicembre scorso, è dedicata <a href="https://www.vatican.va/content/francesco/it/events/event.dir.html/content/vaticanevents/it/2024/3/6/udienza-generale.html">la catechesi all'udienza generale di oggi</a> che torna in Piazza San Pietro. La legge il padre rosminiano Pierluigi Giroli, della Segreteria di Stato, "un aiutante mio", dice il Papa presentandolo "perché ancora sono raffreddato e non posso leggere bene". La lettura che la precede è tratta dal libro del Siracide:</span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;"><i>“Odiosa al Signore e agli uomini è la superbia (…). Perché mai si insuperbisce chi è terra e cenere? (…) Il Signore ha rovesciato i troni dei potenti, al loro posto ha fatto sedere i miti. (Sir 10,7.9.12.14)”</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">Di tutti i vizi, la superbia è "gran regina"</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Nel testo Francesco descrive il superbo: "E' uno che pensa di essere molto più di quanto sia in realtà; uno che freme per essere riconosciuto più grande degli altri", che disprezza ritenendoli inferiori. Nella catechesi di mercoledì scorso, ricorda il Papa, si parlava di un vizio simile, la vanagloria, ma essa "è una malattia infantile" se paragonata alla superbia. E afferma:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>Analizzando le follie dell’uomo, i monaci dell’antichità riconoscevano un certo ordine nella sequenza dei mali: si comincia dai peccati più grossolani, come può essere la gola, per approdare ai mostri più inquietanti. Di tutti i vizi, la superbia è "gran regina". (...) Chi cede a questo vizio è lontano da Dio, e l’emendazione di questo male richiede tempo e fatica, più di ogni altra battaglia a cui è chiamato il cristiano.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">Gesù ci ha insegnato a non giudicare mai</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Dentro il male della superbia, prosegue il Papa, c'è "l’assurda pretesa di essere come Dio", c'è dunque il peccato originale. Essa rovina i rapporti tra le persone, avvelena quel "sentimento di fraternità" che dovrebbe accomunarci tutti. Il superbo si rivela tale anche nel fisico e in particolari atteggiamenti.</span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>È un uomo facile al giudizio sprezzante: per un niente emette sentenze irrevocabili nei confronti degli altri, che gli paiono irrimediabilmente inetti e incapaci. Nella sua supponenza, si dimentica che Gesù nei Vangeli ci ha assegnato pochissimi precetti morali, ma su uno di essi si è dimostrato intransigente: non giudicare mai.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">L'esempio dell'apostolo Pietro</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Alla persona superba è impossibile fare anche solo una piccola critica o osservazione, prosegue il Pontefice, è impossibile correggerla, con lei bisogna soltanto avere pazienza "perché un giorno il suo edificio crollerà". E cita l'esempio dell'apostolo Pietro che sicuro di sè dice a Gesù: “Se anche tutti ti abbandonassero, io no!” per poi scoprirsi pauroso come gli altri di fronte al pericolo della morte.</span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>E così il secondo Pietro, quello che non solleva più il mento ma che piange lacrime salate, verrà medicato da Gesù e sarà finalmente adatto a reggere il peso della Chiesa.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">La salvezza passa per l'umiltà</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">"Vero rimedio ad ogni atto di superbia" è l'umiltà da cui passa la salvezza e Maria ne è un esempio. Nel Magnificat, lei rende testimonianza al Dio che "disperde i superbi nei pensieri malati del loro cuore". Francesco ricorda infine l'apostolo Giacomo che ad una comunità ferita da lotte intestine causate dall'orgoglio scrive: "Dio resiste ai superbi, agli umili invece dà la sua grazia", e conclude con un riferimento al tempo che stiamo vivendo:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>Dunque, cari fratelli e sorelle, approfittiamo di questa Quaresima per lottare contro la nostra superbia.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Nei saluti ai fedeli e ai pellegrini di lingua italiana, al termine dell'udienza generale, il Papa infine raccomanda leggendo lui stesso il testo: "In questi giorni di Quaresima, continuate con coraggio nell'impegno di liberarvi da tutto ciò che maschera la vostra vita per ritornare con tutto il cuore a Dio, che ci ama con un amore eterno".</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;">Adriana Masotti - Città del Vaticano</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;">FONTE: <a href="http://www.vaticannews.va">VATICAN NEWS</a></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div>
<iframe width="748" height="422" src="https://www.youtube.com/embed/GvB-pXtno1g" title="Udienza Generale 06 marzo 2024 Papa Francesco" frameborder="0" allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen></iframe>A.S.D. Associazione Giovanni Paolo IIhttp://www.blogger.com/profile/17503568704233115927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7360362213517957204.post-35639604220032018312024-03-03T19:00:00.002+01:002024-03-04T16:32:37.087+01:00Il Papa: preghiera e fraternità per costruire un mondo che sia "casa" e non un "mercato"<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">All’Angelus in Piazza San Pietro, Francesco esorta a intraprendere in Quaresima un cammino di comunione, misericordia e vicinanza per abbattere le barriere del silenzio e dell’indifferenza</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://www.vatican.va/content/dam/francesco/images/angelus-2024/angelus-3marzo2024/1709463760374.JPG/_jcr_content/renditions/cq5dam.web.800.800.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="533" data-original-width="800" height="426" src="https://www.vatican.va/content/dam/francesco/images/angelus-2024/angelus-3marzo2024/1709463760374.JPG/_jcr_content/renditions/cq5dam.web.800.800.jpeg" width="640" /></a></div><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Il contrasto tra la casa e il mercato è il cuore della riflessione di Papa Francesco all’</span><a href="https://www.vatican.va/content/francesco/it/angelus/2024/documents/20240303-angelus.html" style="font-family: helvetica;">Angelus</a><span style="font-family: helvetica;"> che, contrariamente ai giorni scorsi, legge la catechesi. Davanti a circa 20mila fedeli, partendo dall’episodio evangelico nel quale Gesù caccia i mercanti dal tempio, il Pontefice esorta ad abbracciare un modo nuovo e profondo di considerare il tempio, luogo dell’incontro con Dio e gli altri, e quindi di cambiare la nostra vita e quella delle persone intorno a noi attraverso la preghiera e la fraternità.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>L’invito oggi anche per il nostro cammino, il cammino di Quaresima, è a fare in noi e attorno a noi più casa e meno mercato, pregando, prima di tutto nei confronti di Dio. Pregando tanto, come figli che senza stancarsi bussano fiduciosi alla porta del Padre, non come mercanti avari e diffidenti. E poi, primo pregando, diffondendo fraternità. C’è bisogno di tanta fraternità.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">Tempio e casa</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">“Non fate della casa del Padre mio un mercato”: dice Gesù rovesciando i banchi dei cambiavalute e cacciando i venditori dal tempio, “inteso - dice il Papa - come mercato, per essere a posto con Dio bastava comprare un agnello, pagarlo e consumarlo sulle braci dell’altare”. “Comprare, pagare, consumare, e poi ciascuno a casa sua”: è la dinamica che ben descrive il mercato. Nel tempio come casa, afferma, è il contrario, “si va per incontrare il Signore, per stare uniti a Lui e ai fratelli, per condividere gioie e dolori”. È un cambio di relazione: dalla distanza alla vicinanza, con “i banchi di vendita” che lasciano il posto alla “mensa famigliare”, dove i prezzi diventano abbracci e le monete "carezze".</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>Perché così si crea una barriera tra Dio e l’uomo e tra fratello e fratello, mentre Cristo è venuto a portare comunione, misericordia e vicinanza.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i><span style="color: red;"><br /></span></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: red; font-family: helvetica;">Preghiera e fraternità</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">La strada dunque, rimarca il Papa, è quella della preghiera e poi dei gesti fraterni che spezzano il "silenzio imbarazzante, isolante, talvolta addirittura ostile che si incontra in tanti luoghi".</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><i>Chiediamoci, allora: prima di tutto, com’è la mia preghiera? È un prezzo da pagare o è il momento dell’abbandono fiducioso, dove non guardo all’orologio? E come sono i miei rapporti con gli altri? So dare senza aspettare il contraccambio? So fare il primo passo per rompere i muri del silenzio e i vuoti delle distanze?</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;">Francesco invita ad affidarsi a Maria che è la chiave per “fare casa” con Dio e intorno a noi. Al termine della preghiera mariana l'accorato appello per mettere fine alla violenza delle guerre in Medio Oriente e in Ucraina. "Il disarmo - ha aggiunto - è un dovere morale".</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;">Benedetta Capelli - Città del Vaticano</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #2b00fe; font-family: helvetica;">FONTE: <a href="http://www.vaticannews.va">VATICAN NEWS</a></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div>
<iframe width="748" height="422" src="https://www.youtube.com/embed/aFRJZQ8zdfE" title="Angelus 03 marzo 2024 Papa Francesco" frameborder="0" allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen></iframe>A.S.D. Associazione Giovanni Paolo IIhttp://www.blogger.com/profile/17503568704233115927noreply@blogger.com0